giovedì 14 ottobre 2010

La riforma Gelmini cerca soldi. Braccio di ferro nella maggioranza

I conti non tornano. E il voto sfuma, ad un passo dal traguardo. Doveva arrivare oggi nell’aula della Camera, la riforma dell’università messa a punto da Maria Stella Gelmini. Ma all’ultimo momento un attacco congiunto di Ragioneria generale dello Stato e ministero del Tesoro ha sollevato dubbi che rischiano di aprire l’ennesimo braccio di ferro nella maggioranza e con l’opposizione. Il nodo è quello dello coperture del provvedimento, bocciate in vari punti dalla relazione della Ragioneria e da quella di Via XX Settembre. In particolare, l’emendamento che potrebbe determinare «effetti finanziari negativi tali da pregiudicare la stabilità dei conti di finanza pubblica» riguarda il piano di sei anni di concorsi per 9mila ricercatori universitari. Una norma  che Fli considera, però, «dirimente». «Il governo», ha spiegato Chiara Moroni, «deve trovare la copertura, semmai rinviando l’esame del provvedimento».

L’emendamento (proposto dalla relatrice Paola Frassinetti, del Pdl) che prevede la chiamata di 1.500 professori di seconda fascia l’anno dal 2011 al 2016 doveva essere coperto con il Fondo per gli interventi strutturali di politica economica. La spesa necessaria è di oltre due miliardi. Peccato, scrivono i tecnici del Tesoro in una nota del coordinamento legislativo, che le risorse iscritte su tale fondo siano «interamente destinate all’attuazione della manovra di bilancio relativa all’anno 2011». Insomma, i soldi sono già stati spesi.
Risultato: la conferenza dei capigruppo ha deciso di far slittare il dibattito a domani in attesa del parere della commissione Bilancio. L’esame sarà però congelato dall’avvio della sessione di bilancio nel momento in cui la legge di stabilità inizierà l’iter a Montecitorio. Il che significa che il voto è rinviato a data da destinarsi. Dal ministero di Viale Trastevere si fa notare che malgrado lo slittamento l’approvazione della riforma potrebbe arrivare entro la fine di dicembre, in ogni caso in tempo, visto che la legge entrerà in vigore il prossimo anno accademico, il 2011-2012.

Lo stesso Giulio Tremonti, in serata, nel corso di una riunione alla Camera, avrebbe rassicurato il ministro Gelmini. «C’è la determinazione», ha garantito la presidente della commssione Cultura, Valentina Aprea, «da parte del governo a reperire i fondi per ottenere tutto ciò che è stato concordato». Non ci interessa, ha proseguito, «una eventuale bocciatura della commissione Bilancio, aspetteremo la sessione di bilancio o il milleproroghe». Parole che hanno tranquillizzato anche Futuro e Libertà. «Abbiamo deciso», ha detto il finiano Fabio Granata, presente alla riunione, «di non forzare i tempi». Ci scherza su Umberto Bossi: «Qualsiasi cosa quando arriva a Tremonti, se non ci sono i soldi finisce lì. O diamo i soldi all’università o alle bombe per gli aerei in Afghanistan». Io, ha proseguito il Senatur, «preferisco la ricerca».

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