Guerra di cifre tra autorità delle tlc e operatori alternativi. Alla vigilia del verdetto di Bruxelles sull’aumento dell’unbundling (il canone di affitto della rete Telecom), atteso oggi, il clima si surriscalda. Riconvocato dal Senato, ieri Corrado Calabrò ha ribadito che l’impatto dei rincari sui conti di Fastweb, Wind e Vodafone sarà solo di 70 milioni di euro. E non di 1,1 miliardi, come sostenuto dagli interessati. Il presidente dell’Autorità non ha smentito le cifre certificate dallo studio internazionale Copenhagen Economics, ma ha spiegato alla Commissione Lavoro che quei calcoli si riferiscono a un periodo che va dal 2009 al 2015 e tengono conto di una ipotizzata espansione della rete. A parità di rete e prendendo in considerazione solo gli anni 2010-2012, i conti tornano, secondo Calabrò, scettico anche sulla temuta ripercussione degli aumenti sui consumatori. Resta il fatto, come spiegato ieri un report dell’Istituto Bruno Leoni, che l’Italia figura tra i soli quattro paesi dell’Europa a 14 per cui le tariffe dell’unbundling sono aumentate nel periodo 2005-2010. E il confronto internazionale sarebbe svantaggioso per l’Italia anche prendendo in considerazione la Ue a 27, dove la media delle tariffe è più bassa di circa un euro rispetto alle nostre.
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