domenica 31 ottobre 2010

La Marcegaglia scarica Silvio. E Fini si fa avanti

Siamo indignati e arrabbiati». Lo ripete due volte Emma Marcegaglia, scatenando l'applauso della platea, per far capire che questa volta la misura è colma dawero e la pazienza è finita. Non era mai stata così dura la presidente di Confindustria. Di fronte ai giovani imprenditori riuniti a Capri parla di "un'azione di governo che non c'è" più, di "paralisi" e "smarrimento" istituzionale, di "credibilità internazionale" che vacilla, di "senso della dignità" e "dello Stato" che si è "perso" e che va ritrovato al più presto. Con o senza questo governo.

Ed è qui la vera novità dello strappo che si è consumato ieri tra le imprese e la politica. La Marcegaglia dice chiaramente che non spetta a Confindustria dire se Silvio Berlusconi sia in grado o meno di far ripartire l'iniziativa dell'esecutivo. Ma qualcuno, è il messaggio, deve farlo. Perché non si può più aspettare, "non si può più andare avanti così". E la strada da seguire non può essere quella del voto. "Le elezioni in questo momento", spiega il numero uno di Viale dell'Astronomia, "non sono la scelta giusta". Sarebbe veramente complicato, dice, "anche perché ad aprile dovremo presentare all'Europa il piano della crescita e della competitività". Insomma, perla prima volta la Marcegaglia sembra prendere in considerazione anche l'ipotesi di un diverso esecutivo all'interno della legislatura. Un esecutivo che, pare di capire, avrebbe l'appoggio degli industriali se prendesse un impegno concreto sull'agenda delle riforme.

LA SVOLTA Il punto della svolta è chiaramente il caso Ruby e la vicenda del "bunga bunga". La presidente non lo dice esplicitamente, ma parla di due settimane fa, del convegno di Prato sulla piccola industria, dove, spiega, "sembrava che la situazione fosse migliorata, c'era finalmente stata la nomina del ministro dello Sviluppo economico, il varo della legge di stabilità, le tensioni nella maggioranza si erano allentate". E invece, tuona la Marcegaglia, «ci risiamo, una nuova ondata di fango lambisce la credibilità delle istituzioni e del governo». Il problema, continua amareggiata, è che ormai «ogni giorno il dibattito politico viene travolto da questioni che nulla hanno a che fare con un'agenda seria». E «molti deputati pensano al loro futuro, ad andare di qua e di là, piuttosto che all'oggi del Paese, al bene del Paese». Le priorità elencate da Confindustria non sono nuove. Ma questa volta l'agenda "è condivisa con tutte le parti sociali, con cui abbiamo aperto dei tavoli di confronto che stanno lavorando da un paio di settimane". La sintesi è contenuta in una lettera inviata al governo da sindacati e industriali. Quattro i punti principali: pubblica amministrazione e infrastrutture, innovazione e ricerca, ammortizzatori sociali, fisco.

IL FISCO Su quest'ultimo, in particolare, la Marcegaglia insiste. «La riforma fiscale bisogna assolutamente farla», spiega, «bisogna tagliare la spesa pubblica, fare la lotta all'evasione e trovare risorse per ridurre le tasse al lavoro e alle imprese». Su queste sfide Confindustria è pronta a fare la sua parte. Un lavoro che può essere fatto «anche con questo governo, ma cambiando molto l'atteggiamento che c'è stato finora». Difficile dire se la Marcegaglia stia già pensando al dopo. Di sicuro, però, gli applausi più fragorosi della platea non sono arrivati sulle riforme, ma proprio sulle bacchettate al governo. E non sono pochi quelli che, passeggiando tra i giardini dell'Hotel Quisisana di Capri, hanno letto quell'apprezzamento rivolto dalla presidente «ad alcuni ministri che fanno il loro mestiere» come un suggerimento non troppo velato per un esecutivo di responsabilità nazionale formato anche da attuali esponenti di governo. Ipotesi ben diversa da quella di una soluzione tecnica che, come ha detto la stessa Marcegaglia, con la scusa di riscrivere la legge elettorale non farebbe altro che gonfiare di nuovo le voci di spesa.
 
Il pensiero corre facilmente a quel Giulio Tremonti di cui tutti riconoscono il lavoro sulla stabilità dei conti pubblici e, ultimamente, la buona volontà sulla riforma del fisco. Ma l'idea piace molto pure agli uomini di Gianfranco Fini, che vedono nel presidente della Camera un ottimo candidato per guidare un esecutivo del fare. Le parole di Italo Bocchino non lasciano molto spazio alle interpretazioni. «Futuro e libertà", ha spiegato il capogruppo, "è pronto nel Parlamento e nel Paese a lavorare per ridare dignità alla politica e a varare quelle riforme indicate dagli industriali come necessarie per superare la paralisi e che anche per noi sono prioritarie rispetto ai provvedimenti sottoposti all'esame del Parlamento». Per essere ancora più chiari, ha proseguito Bocchino, «il nostro movimento è disponibile a collaborare con tutte le forze sane del Paese, politiche e non, per favorire quel cambiamento di passo auspicato dalla Marcegaglia, che certo non può ridursi all'ennesimo e inutile ricorso alle urne».
 
© Libero