La campagna elettorale è ufficialmente iniziata. E Giorgia Meloni non ci ha pensato due volte a definire la grande fusione tra Fs ed Anas, con annessa nomina del nuovo cda e conferma di Renato Mazzoncini e Gioia Ghezzi al comando, come «gli ultimi colpi di coda assestati dai ladri di poltrone Renzi-Gentiloni prima di essere cacciati dagli italiani». Un giudizio netto. E sicuramente condizionato dall’imminenza del voto. D’altra parte, non è facilissimo scorgere quale necessità abbia spinto il governo a varare una delle operazione più importanti della legislatura, annunciata da quasi un anno e in cantiere da mesi, il giorno dopo lo scioglimento delle Camere e la conseguente fase di ordinaria amministrazione per l’esecutivo.
Al principio fu creato l'universo. Questo fatto ha sconcertato non poche persone ed è stato considerato dai più come una cattiva mossa. (Douglas Adams)
sabato 30 dicembre 2017
Con la scusa della fusione con Anas il governo conferma i suoi nelle Fs
L'ultima stangata del governo. In bolletta gli aiuti alle imprese
Non bastavano gli oltre 13 miliardi di incentivi alle rinnovabili che ogni anno vengono caricati sulle bollette. Il governo ha deciso di far pesare sulle spalle delle famiglie anche il piano per il recupero della competività del made in Italy e per il rilancio della crescita. Progetto nobile, che però ci costerà caro. Per la precisione altri 1,7 miliardi spalmati sugli oneri di sistema, una componente che già incide sulla bolletta elettrica per circa il 20%.
venerdì 29 dicembre 2017
Perché la crisi italiana cominciò nel '96
Se non fossero autorevoli ed esperti economisti di rango internazionale con lunga esperienza ed altissima professionalità si potrebbe dire che i responsabili del bollettino economico della Bce hanno una bella faccia di tolla nel chiedere all’Europa di pretendere che l’Italia e il gruppo dei Paesi più indisciplinati riscrivano le proprie manovre di bilancio sotto dettatura di Bruxelles. Proprio in questi giorni, infatti, le penne di altrettanto stimabili colleghi della Bce hanno prodotto un interessante studio in cui si spiega chiaramente qual è il punto di non ritorno dell’economia italiana, l’inizio del suo declino.
La Bce ci vuol imporre le sue regole
L’Europa va bene. L’Italia molto meno. E la cura suggerita dalla Bce è quella che da tempo aleggia sulla testa dei governi considerati da Bruxelles meno disciplinati nel rispettare la tabella di marcia imposta dai vincoli del Fiscal compact: riscrivere le manovre finanziarie che non si ispirano all’austherity. Difficile capire se il segnale arrivato da Francoforte sia un rimbrotto rivolto alle colombe di Bruxelles o un monito indirizzato ai Paesi che continuano a non fare i compiti a casa. Di sicuro è un assaggio di quello che ci aspetta con la prospettata riforma sul superministro Ue dell’economia e sull’inserimento del fiscal compact nel diritto comunitario.
giovedì 28 dicembre 2017
Rendimenti dei Bot ancora in calo. Acquistare debito fa solo perdere
C’era un tempo, tra gli anni ’70 e gli ’80, in cui investire nei Buoni ordinari del Tesoro era sicuro e redditizio. Era l’epoca dei cosiddetti Bot People, fiumi di risparmiatori che non solo mettevano i propri soldi al riparo dall’inflazione, ma riuscivano anche a spuntare guadagni di tutto rispetto, con picchi del 15% annuo.
lunedì 18 dicembre 2017
Altra bastonata sulle tasse. Paghi tardi? Costi triplicati
Solo qualche giorno fa il presidente della Bce, Mario Draghi, ha ribadito che, malgrado i segnali di ripresa, la dinamica dei prezzi non consente ancora di mettere in cantiere un rialzo dei tassi, che restano dunque ancorati allo 0%. Qualche zero virgola di inflazione in più è invece bastato a Pier Carlo Padoan per triplicare i tassi ufficiali dell’Italia, quelli che si pagano su tutte le pendenze arretrate col fisco e con gli enti previdenziali.
domenica 17 dicembre 2017
Con le audizioni alla Camera Renzi voleva accontentare i risparmiatori, ma è andata male
La settimana in commissione banche si preannuncia rovente. Ma chi sarà sui carboni ardenti, più che Maria Elena Boschi, sarà Matteo Renzi. Il premier ha ormai chiaro lo scenario che si è creato nelle stanze di Palazzo San Macuto, dove nel tritacarne invece dei potenziali responsabili dei crac bancari, manager e vigilanti, alla fine è scivolato proprio lui, con il suo Giglio Magico. «Chiedo al gruppo dirigente di smetterla di costruire trappole dove poi sistematicamente cadiamo dentro», ha detto ieri il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Non occorre essere un fine politologo per capire il senso della frase.
Far causa alle banche conviene. Due volte su tre vince il cliente
Le banche lo tengono ben nascosto. Nulla compare nei bilanci e nei rendiconti periodici. Ma ogni mese ci sono migliaia di cittadini che chiedono, e spesso ottengono, giustizia per torti, dimenticanze o scorrettezze subiti allo sportello. Già, perché malgrado quello che comunemente si pensi, l’istituto di credito è un’attività commerciale come le altre, contro cui si può tranquillamente presentare reclamo, anche per questioni di piccolo conto. E se il reclamo non va a buon fine ci si può rivolgere all’arbitro. Ne esistono due. Uno in Bankitalia (dal 2009) e uno in Consob (dal 2017).
sabato 16 dicembre 2017
In campo pure Mattarella: rafforzato il sistema bancario
Persino Sergio Mattarella ha sentito il bisogno di scendere in campo, spiegando che «il lavoro del governo nell’ambito del settore bancario, contribuendo al rafforzamento di un settore strategico per lo sviluppo, è stato di sostegno all’apparato produttivo». Nessun riferimento diretto al caso Boschi-Etruria, ovviamente. Ma il messaggio del Capo dello Stato, all’indomani del nuovo polverone scatenato dalle rivelazioni di Giuseppe Vegas, è chiaro: il Quirinale vuole che la fine della legislatura sia tenuta al riparo da scossoni e turbolenze.
venerdì 15 dicembre 2017
La Boschi conferma: "Ma dissi no all'ms col quale mi invitava a casa sua"
Precisazioni, repliche e colpi bassi. Maria Elena Boschi ha iniziato a difendersi dalle accuse di aver usato il proprio ruolo per aiutare la banca dove il padre faceva il vicepresidente (e di aver mentito su questo al Parlamento) in tempo reale, utilizzando i social network. «Ho incontrato più volte il presidente della Consob in varie sedi come ho incontrato altri rappresentanti istituzionali: mai e poi mai ho fatto pressioni. Mai», scrive la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio su Facebook. Poi, di fronte al crescendo di polemiche, con Lega, Mdp e M5S che chiedono le dimissioni, arriva anche la risposta sulle presunte menzogne in aula: «Confermo per filo e per segno tutto ciò che ho detto in Parlamento due anni fa. Tutto. Chi mi chiede le dimissioni perché avrei mentito in Parlamento deve dirmi in quale punto del resoconto stenografico avrei mentito».
Vegas riapre la bufera sul caso Boschi-Etruria
Si pensava che il terreno minato fosse l’audizione dell’ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, prevista per la settimana prossima. È lui, del resto, secondo l’ex direttore del Corriere, Ferruccio De Bortoli, il supertestimone del conflitto di interessi di Maria Elena Boschi, che avrebbe chiesto al manager di valutare il salvataggio di Banca Etruria, allora vicepresieduta dal papà Pierluigi. A sorpresa, invece, è arrivato il colpo di teatro di Giuseppe Vegas. Anche lui aveva qualche ricordo «scottante» nella memoria. E ieri, durante l’audizione, ha deciso di gettarlo in pasto ai parlamentari seduti nell’aula di Palazzo San Macuto. A domanda diretta il presidente della Consob ha risposto: «Sì, ho parlato con l’allora ministro Boschi, mi venne prospettato un quadro di preoccupazione perchè Etruria poteva essere incorporata da Bpvi e questo sarebbe stato di nocumento per la principale industria di Arezzo che è l’oro».
giovedì 14 dicembre 2017
Zonin ai risparmiatori: "Ho perso anch'io"
Un povero signore che per 19 anni ha mantenuto la presidenza di una banca di cui non sapeva nulla e in cui non esercitava alcun potere. Nessuno, probabilmente, si aspettava qualcosa di molto diverso da Gianni Zonin, l’ex patron della Popolare di Vicenza che i parlamentari hanno voluto trascinare a tutti i costi davanti alla commissione banche, malgrado il parere contrario di Pierferdinando Casini. L’imprenditore è attualmente sotto prcesso per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza. Ed era inevitabile che l’audizione si sarebbe trasformata in una anticipazione del dibattimento. Eppure, nonostante la prevedibilità della linea difensiva, Zonin è riuscito comunque a lasciare tutti di stucco. Ancora prima di entrare a Palazzo San Macuto qualche giornalista gli chiede di dire qualcosa ai 120mila risparmiatori che nel giro di pochi mesi hanno perso circa 6 miliardi di euro, vedendo diventare carta straccia le proprie azioni. «Sono tranquillo, Ho perso anch’io», risponde senza battere ciglio Zonin.
Senza lo sgambetto della Ue le banche si salvavano da sole
Incapacità di reagire con tempismo ai diktat dell’Europa e imperizia nel firmare contratti con le grandi banche d’affari. Il governo esce con le ossa rotta dalla nuova giornata di audizioni davanti alla commissione d’inchiesta sulle banche. L’uno due sferrato in rapida successione dal presidente del Fondo interbancario, Salvatore Maccarone, e dal sostituto procuratore presso la procura regionale del Lazio della Corte dei Conti, Massimiliano Minerva, ha sostanzialmente svelato che scelte differenti nella gestione del debito e della crisi del credito avrebbero consentito di risparmiare diversi miliardi di euro dei contribuenti.
sabato 9 dicembre 2017
Londra si stacca dall'Europa. Gentiloni invece ci si attacca
L’Europa è morta. Viva l’Europa. Paolo Gentiloni ha voluto scegliere il giorno in cui l’accordo sulla Brexit ha preso ufficialmente il volo per celebrare le magnifiche sorti e progressive dell’Unione. La stessa Unione da cui Londra non vede l’ora di fuggire a gambe levate, anche a costo di pagare 40-45 miliardi di euro al Vecchio Continente e di lasciare i suoi tribunali sotto la giurisdizione della Corte di Giustizia Ue per altri otto anni. Un piccolo prezzo per la libertà economica, commerciale e politica, a cui tra l’altro la Gran Bretagna non ha mai rinunciato completamente.
venerdì 8 dicembre 2017
Il verdetto su Mussari conferma che i controlli non funzionano
Bankitalia ha fatto sapere ufficiosamente che «in base alla formula utilizzata possiamo presumere che la corte considera esistenti i fatti, ma ritiene al tempo stesso che non costituiscano illecito penale». Una precisazione tautologica, quasi banale. Dietro la quale, però, c’è tutta la preoccupazione di Via Nazionale di finire nuovamente trascinata nel polverone delle polemiche.
Assolto il banchiere che ha messo ko Mps
Miliardi di euro andati in fumo, risparmiatori spennati, contribuenti costretti ad aprire il portafoglio. I crac bancari ci sono stati. E sono costati pure cari. Ma di individuare una responsabilità non se ne parla. Foss’anche quella di aver messo un po’ di polvere sotto il tappeto o nascosto qualche documento agli organismi di vigilanza. Niente. Anche gli ex vertici di Mps Fabrizio Mussari (presidente), Antonio Vigni (dg) e Gianluca Baldassarri (capo della finanza), a quanto pare, non hanno mai sbagliato un colpo.
mercoledì 6 dicembre 2017
La mossa del Pd che aiuta la Boschi. "Tutti gli indagati in commissione"
«O tutti o nessuno». Questa, in estrema sintesi, la proposta avanzata dal Pd in commissione per tentare di disinnescare la mina Ghizzoni. I Cinque stelle hanno anche organizzato in fretta e furia un sit-in sotto Palazzo San Macuto, sede dell’organismo bicamerale presieduto da Pier Ferdinando Casini, per aumentare l’intensità del pressing. Ma alla fine non c’è stato nulla da fare. L’ipotesi di far sfilare in parlamento l’ex ad di Unicredit a cui, secondo Ferruccio De Bortoli, l’allora ministro delle riforme avrebbe chiesto di salvare Banca Etruria, vicepresieduta dal papà Pierluigi (oggi indagato per falso in prospetto) è troppo carica di conseguenze politiche per lasciarla passare senza combattere. Così, di fronte alle pressanti richieste di gran parte delle opposizioni, il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha messo sul tavolo un’altra bomba, sapendo benissimo che Casini è tutt’altro che favorevole a farla esplodere.
I grillini fanno scappare i soldi dall'Italia
Questa volta, niente streaming. Per incontrare i signori delle banche e della finanza in vista delle elezioni politiche i grillini hanno deciso di lasciare le telecamere spente. E, visto come è andata, non è detto sia stata una cattiva idea. Anzi. All’incontro del 13 novembre a Roma, secondo quanto ricostruito da Bloomberg e confermato da alcuni partecipanti, si sono presentati uno dietro l’altro i rappresentanti dei più grandi gruppi mondiali del credito e del risparmio. C’erano, tra gli altri, gli analisti degli hedge fund Brevan Howard Asset Management LLP e Moore Capital Management LP, i rappresentanti di Bank of America (l’unica che ha ammesso pubblicamente di aver presenziato alla riunione) e di Wellington Management Group LLP, gli emissari della francese Amundi. Si tratta, tanto per avere un’idea, di aziende che gestiscono, scrive Bloomberg, «più di 5mila miliardi di dollari».
martedì 5 dicembre 2017
Omissioni su papà Boschi indagato. La Boschi sbrocca: querelo tutti
«Vi terro informati, passo dopo passo. Buona serata». Si conclude così, con augurio a denti stretti, il lungo posto su Facebook a cui la sottosegretaria Maria Elena Boschi ha affidato tutta la rabbia tenuta compressa negli ultimi due anni di accuse, polemiche e insinuazioni sulla presenza del papà Pierluigi ai vertici di Banca Etruria. Presenza diventata da qualche giorno ancora più scomoda con la notizia di una nuova indagine a carico dell’ex vicepresidente dell’istituto finito poi in bancarotta.
venerdì 1 dicembre 2017
Gli immigrati ci rubano anche l'Inps
I numeri di Tito Boeri non fanno una grinza. «Gli immigrati regolari», ha spiegato il presidente dell’Inps qualche tempo fa, «versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi». La proiezione sul futuro, sempre secondo l’economista della Bocconi, ci dicono inoltre che senza i lavoratori dall’estero in 22 anni si avrebbero 35 miliardi in meno di uscite e 73 in meno di entrate. In altro parole, ci sarebbe un saldo negativo di 38 miliardi. La conclusione, scontata, è che senza il puntello degli immigrati il nostro sistema pensionistico andrebbe in pezzi.
Lo Stato perde 8 miliardi coi derivati spericolati, ma Padoan non dice perché
O si pone il segreto di Stato o i documenti si lasciano consultare in maniera integrale e trasparente. La questione posta da Renato Brunetta non è bizzarra. Semplicemente non considera la terza via. Quella scelta da Pier Carlo Padoan, che si è presentato alla Commissione d’inchiesta sulle banche con un carteggio sulla gestione dei contratti derivati a copertura del rischio tassi sul debito pubblico da parte del Tesoro definito «di natura riservata». Un aggettivo utilizzato probabilmente per gettare fumo negli occhi. Già, perché il carteggio, stando quanto riferito dal capogruppo di Forza Italia, che di economia un pochino ne capisce avendo insegnato la materia per anni a Venezia e Roma, contiene informazioni non solo non riservate, ma del tutto inutili. «Il Mef», ha denunciato Brunetta, «ha inviato 153 pagine in totale di cui 148 di un documento pubblico Mef alla Corte dei conti e 3 pagine incomprensibili senza spiegazione o didascalia. Si tratta di un’offesa alla commissione».
Iscriviti a:
Post (Atom)