Chiusa la campagna elettorale, per i contribuenti inizieranno i guai. Aliquote Tasi, riforma del catasto e superesattore fiscale sono solo alcune delle grane che, tenute prudentemente sottotraccia in vista del voto europeo, riesploderanno con violenza sulla testa dei cittadini.
La prima sorpresa arriverà a stretto giro da Palazzo Chigi, che la prossima settimana dovrebbe sciogliere le riserve sul successore di Attilio Befera e sul ridisegno dell’intera macchina fiscale di Via XX Settembre. La decisione era attesa, come annunciato dallo stesso Matteo Renzi, per giovedì scorso. Ma alla fine, motivazione ufficiale l’assenza del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il Consiglio dei ministri ha deciso di far slittare tutto a dopo il voto.
Al principio fu creato l'universo. Questo fatto ha sconcertato non poche persone ed è stato considerato dai più come una cattiva mossa. (Douglas Adams)
domenica 25 maggio 2014
venerdì 23 maggio 2014
Il governo prende tempo su Tasi ed erede di Befera
L’idea circola da tempo e nelle ultime settimane a Matteo Renzi era venuto lo sghiribizzo di accelerare sulla fusione tra Agenzia delle Entrate ed Equitalia per depotenziare, a poche ore dal voto, una delle vecchie battaglie di Grillo. L’appuntamento era previsto per ieri, in occasione del Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto anche nominare il successore di Attilio Befera. Alla fine, però, né l’una né l’altra cosa sono andate in porto. Le divergenze all’interno del governo, che avrebbero fatto esplodere una bomba prelettorale, hanno spinto il premier a un prudente rinvio.
martedì 20 maggio 2014
La Tasi si paga in 75mila modi
Chi era scontento dell’Imu può mettersi l’anima in pace. La nuova Tasi costerà di più e si dovrà pagare in 75mila modi differenti. Più la scadenza del 16 giugno (che slitterà a settembre per i municipi indisciplinati) si avvicina, più prende forma lo spettro di un’altra apocalisse fiscale.
venerdì 16 maggio 2014
Sulla Tasi i sindaci fanno i furbetti
Meglio il caos che le casse vuote. È questa, in sostanza, la posizione espressa ieri al governo dai sindaci italiani, che da una parte non vogliono fissare le aliquote Tasi in campagna elettorale e dall’altra non vogliono rinunciare ad incassare comunque l’acconto. «Il rinvio a dicembre del pagamento rischia di provocare un buco e di rendere impossibile l’erogazione di quei servizi che oggi erogano i comuni», ha minacciato ieri il presidente dell’Anci, Piero Fassino. Un avvertimento che non ha trovato alcuna opposizione al ministero dell’Economia, dove l’orientamento emerso è quello di procedere al pagamento della prima rata del 16 giugno senza proroghe o slittamenti.
Anche la Bce conferma; lo spread non salì per cause economiche
Se è vero che tre indizi fanno una prova, almeno il dubbio che qualcosa nel 2011 non sia andata come ce l’hanno raccontata sembra ormai più che legittimo. Dopo i fuori onda di Mario Monti, le rivelazioni giornalistiche e i racconti dell’ex ministro del Tesoro Usa Timothy Geithner sulle manovre che hanno destabilizzato l’Italia e portato il Paese sotto la guida del governo tecnico di larghe intese è arrivato anche il parere illuminante e autorevole della Bce.
Alitalia si gioca l'ultima carta
L’accordo tra Alitalia ed Etihad sembra più vicino. La lettera con le proposte della compagnia italiana è finalmente partita alla volta di Abu Dhabi. E nei prossimi giorni si capirà se il vettore emiratino deciderà di procedere con l’ultimo step, quello che scatta con la sottoscrizione della lettera d’intenti e che dovrebbe portare nell’arco di circa un mese alla definizione dell’accordo.
giovedì 15 maggio 2014
La Electrolux si salverà coi soldi di Stato e Regioni
Nessun lavoratore licenziato, nessuno stabilimento chiuso, nessun taglio ai salari. Messa così, la chiusura della vertenza Electrolux sembra quasi un miracolo. E forse lo è, considerato che solo qualche mese fa l’ex ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, sosteneva che non c’erano le condizioni materiali per l’accordo.
Certo, i lavoratori faranno la loro parte, con la riduzione del 60% dei permessi sindacali, la contrazione da 10 a 5 minuti della pausa di lavoro a Porcia e lo scaglionamento delle ferie. Ma come si è arrivati alla «produttività polacca» che l’azienda chiedeva per evitare la delocalizzazione degli stabilimenti?
Certo, i lavoratori faranno la loro parte, con la riduzione del 60% dei permessi sindacali, la contrazione da 10 a 5 minuti della pausa di lavoro a Porcia e lo scaglionamento delle ferie. Ma come si è arrivati alla «produttività polacca» che l’azienda chiedeva per evitare la delocalizzazione degli stabilimenti?
Il rischio di un nuovo pasticcio sulla Tasi è dietro l’angolo. Ad un mese dalla scadenza del 16 giugno la maggioranza dei Comuni non ha ancora deliberato l’aliquota per il pagamento della prima rata e nemmeno la ripartizione dell’imposta delle prime case tra proprietari e inquilini. Un disastro annunciato che sta finalmente iniziando a spaventare anche il governo.
Nuovo record per il debito. In 3 anni 200 miliardi in più
La cura europea per rimettere in ordine i conti pubblici non è stata esattamente salutare. Dal novembre 2011, quando si insediò Mario Monti, a marzo, con l’arrivo di Matteo Renzi, il nostro debito pubblico è salito di circa 207 miliardi. A certificare ieri l’ennesimo record negativo ci ha pensato Bankitalia, che ha registrato il nuovo tetto di 2.120 miliardi, in aumento di 12,8 miliardi dalla rilevazione precedente. Il rosso, in realtà, doveva essere anche peggiore. Come spiegano da Via Nazionale, infatti, «l’incremento del debito è stato inferiore al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (17,8 miliardi)». Ma il decremento delle disponibilità liquide del Tesoro e l’andamento dei titoli di Stato ha permesso di assottigliare le perdite.
Etichette:
Bankitalia,
Bruxelles,
conti pubblici,
debito pubblico,
Padoan
mercoledì 14 maggio 2014
Così il fisco punisce chi aiuta i contribuenti
La scorsa estate, parafrasando una definizione di Italo Calvino del “bravo scrittore”, Attilio Befera inviò una lettera ai dipendenti spiegando che «il bravo funzionario pubblico è colui che si sdoppia sempre nel cittadino che ha di fronte».
Il principio, invocato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate insieme a quello del «buon padre di famiglia», sembra essere lo stesso a cui si è ispirata l’azione di un funzionario della Direzione provinciale di Ferrara il quale, accorgendosi di incongruenze o errori materiali nel versamento di tributi relativi ad atti notarili ed utilizzando prassi consolidate negli uffici del fisco, tentava di risolvere la pratica in via informale attraverso “avvisi bonari” inviati telematicamente o manualmente. L’Agenzia guadagna tempo, evitando di avviare un procedimento formale per l’errata liquidazione dell’imposta, il contribuente risparmia soldi, evitando di pagare le spese di notifica e tutti i costi accessori. Messa così, il buon senso è la prima cosa che viene in mente. Soprattutto alla luce dei continui riferimenti dell’amministrazione e della politica alla necessità di un «fisco amico».
Il principio, invocato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate insieme a quello del «buon padre di famiglia», sembra essere lo stesso a cui si è ispirata l’azione di un funzionario della Direzione provinciale di Ferrara il quale, accorgendosi di incongruenze o errori materiali nel versamento di tributi relativi ad atti notarili ed utilizzando prassi consolidate negli uffici del fisco, tentava di risolvere la pratica in via informale attraverso “avvisi bonari” inviati telematicamente o manualmente. L’Agenzia guadagna tempo, evitando di avviare un procedimento formale per l’errata liquidazione dell’imposta, il contribuente risparmia soldi, evitando di pagare le spese di notifica e tutti i costi accessori. Messa così, il buon senso è la prima cosa che viene in mente. Soprattutto alla luce dei continui riferimenti dell’amministrazione e della politica alla necessità di un «fisco amico».
sabato 10 maggio 2014
Arrestati i fratelli Magnoni: "Truffe a professionisti"
Non solo le responsabilità per «il dissesto» di una holding, attraverso «episodi distrattivi e dissipatori», ma anche l’utilizzo della società in un «più ampio e consolidato quadro criminale» per arricchirsi attraverso frodi fiscali e soprattutto truffe per un totale di 79 milioni ai danni delle casse previdenziali di giornalisti, medici e ragionieri. Nei giorni in cui le manette sono tornate a tintinnare, ieri mattina in carcere sono finiti pure i tre fratelli Ruggero, Aldo e Giorgio Magnoni, e il figlio di quest'ultimo, Luca. Tutti eredi di una famiglia che ha avuto un ruolo da protagonista in numerose vicende finanziarie degli ultimi cinquant’anni, dalla Banca Privata Italiana di Michele Sindona alla Bpi di Gianpiero Fiorani, dalla scalata a Telecom di Gnutti e Colaninno fino al crac della Lehman Brothers e le disavventure di Mps.
Vogliono fare cassa con le pensioni integrative
Mentre 10 milioni di lavoratori italiani intascheranno il bonus di Matteo Renzi, ce ne sono altri 6, i titolari di pensioni integrative, che rischiano l’ennesima stangata a sorpresa. L’ipotesi, non troppo peregrina, sta prendendo corpo nelle ultime ore per tentare di mettere una pezza alla bomba lanciata sul settore previdenziale con l’aumento della tassazione sulle rendite al 26%.
L’incremento deciso dal governo per coprire il taglio dell’Irap alle imprese, infatti, si abbatterà in maniera indiscriminata su quasi tutte le forme di capital gain: dagli interessi sui risparmi dei conti correnti fino ai guadagni legati alla compravendita dei titoli di Borsa. Le uniche eccezioni riguardano gli investimenti in titoli di Stato e i rendimenti della previdenza integrativa, che continueranno ad essere tassati con imposta sostitutiva dell’11%.
L’incremento deciso dal governo per coprire il taglio dell’Irap alle imprese, infatti, si abbatterà in maniera indiscriminata su quasi tutte le forme di capital gain: dagli interessi sui risparmi dei conti correnti fino ai guadagni legati alla compravendita dei titoli di Borsa. Le uniche eccezioni riguardano gli investimenti in titoli di Stato e i rendimenti della previdenza integrativa, che continueranno ad essere tassati con imposta sostitutiva dell’11%.
Un cedolino per l’Europa. Guai a parlare di mancia elettorale, però al maxi spot Matteo Renzi non ha saputo rinunciare. Con tanto di comunicato ufficiale del Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’immancabile tweet del premier ieri il governo ha annunciato che il bonus è già bell’e pronto, da intascare e spendere. Per i più scettici Renzi ha addirittura allegato al messaggio su twitter una foto della busta paga preparata dal ministro: «Oggi Padoan mi ha portato a vedere i primi cedolini degli 80 euro. Le coperture dunque ci sono. Gli 80 euro pure». Al di là dell’incomprensibile collegamento tra cedolino e coperture, considerato che il bilancio si chiude a fine anno (e lì si faranno i conti), la mossa del premier è ad alto effetto.
martedì 6 maggio 2014
De Benedetti insulta il Vaticano: una fogna
Il filo logico è sottile al punto da diventare in alcuni passaggi impalpabile, ma le parole sono pesanti come macigni. Dalla politica alla religione, fino alla giustizia. Parlando con Giovanni Minoli al Festival della tv e dei nuovi media la scorsa settimana e ieri a Radio 24 Carlo De Benedetti non ha davvero risparmiato le bordate. Colpi assestati in ogni direzione, senza uno schema apparentemente preordinato. L’affondo più clamoroso è quello verso la Santa Sede.
Dal pil di quest'anno "spariscono" 3 miliardi
I consumi ripartono, ma di poco, mentre la crescita si conferma debole e lenta. A prima vista il quadro tracciato ieri dall’Istat non si presenta drammatico, anzi. Dopo tre anni di caduta, secondo l’Istituto nazionale di statistica, il 2014 vedrebbe di nuovo crescere la spesa delle famiglie. Segnando, quindi, un fondamentale giro di boa che si attendeva da tempo. La realtà, però, è che gli esperti dell’Istat hanno fotografato una situazione ancora profondamente segnata dai colpi della crisi e dal cattivo andamento dell’economia. Uno scenario che appare per nulla modificato dall’azione, seppur spumeggiante, del nuovo governo guidato da Matteo Renzi.
domenica 4 maggio 2014
Ben Affleck cacciato dal casinò: il cervello non si può spegnere
Come dice Tom Cruise a Charlie in Rain Man «i casinò hanno una regola: non amano perdere». A farne le spese, questa volta, è stato Ben Affleck, cacciato in malo modo dall’Hard Rock di Los Angeles. La stragrande maggioranza dei mezzi di informazione riporta la notizia spiegando che il noto attore di Hollywood è stato «beccato a barare» al tavolo del blackjack. Cosa avrà mai fatto il buon Affleck per farsi sbattere fuori ? Il pensiero corre subito ai classici trucchi da prestigiatore: assi nella manica, carte segnate, manipolazione delle fiches.
Esuberi Alitalia e tasse di Marino, due trappole elettorali per il Pd
A poche settimane dalle elezioni europee a smorzare la carica propulsiva degli 80 euro di bonus distribuiti da Matteo Renzi con tempismo perfetto ci pensano, con altrettanto, se non migliore tempismo, gli amici dello stesso premier. Il colpo da maestro è senz’altro quello del sindaco di Roma, renziano della prima ora, che già ha abituato i cittadini della Capitale a performance di altissimo livello (basti pensare che ci sono ancora strade cantierizzate per i danni dell’alluvione di tre mesi fa). Non contento dei continui disagi che i romani devono subire sul fronte del trasporto pubblico e di quello privato, Ignazio Marino ha pensato bene di aggiungere sul piatto una stangata di quelle che non si vedevano da tempo.
giovedì 1 maggio 2014
Senza l'ok della Triplice non puoi guidare il camion
Senza il consenso di Cgil, Cisl e Uil non si possono avere rappresentanti nell’albo di categoria. È questo il clamoroso esito del carteggio tra Transfrigoroute Italia Assotir e il ministero dei Trasporti. L’associazione, che rappresenta un migliaio di imprese, dopo aver siglato un contratto collettivo con il sindacato autonomo Fast/Confsal, come previsto dalla legge, nelle scorse settimane ha chiesto di poter entrare nel direttivo dell’Albo dell’autotrasporto. Normale amministrazione? Tutt’altra l’opinione del ministero, secondo cui Assotir non solo avrebbe firmato il contratto fuori tempo (in realtà entro i termini previsti per la domanda), ma soprattutto avrebbe firmato quello sbagliato, perdendo così il diritto a far parte dell’organismo. Il Ccln giusto, secondo i tecnici governativi, era quello del 2005, guarda caso siglato solo dalle tre confederazioni. «La decisione di considerare come unica fonte di legittimazione il contratto del 2005», si legge in un’interrogazione parlamentare di Deborah Bergamini (FI), «determina un veto assoluto» di Cgil, Cisl e Uil, «nel decidere quali associazioni lo Stato debba riconoscere come rappresentanti delle imprese».
© Libero
© Libero
Come sopravvivere alle imboscate del fisco
Sfuggire al fisco, come abbiamo visto nei giorni scorsi, è assai difficile. Soprattutto per chi le tasse cerca di pagarle, facendo i dovuti conti con i morsi della crisi e la giungla di adempimenti a cui la legislazione italiana sottopone tutti i contribuenti. L’inchiesta di Libero partita con le confessioni del finanziere delle Fiamme Gialle sulle direttive imposte a funzionari e pubblici ufficiali incaricati degli accertamenti ha dimostrato che lo stato di polizia fiscale in vigore nel nostro Paese prescinde spesso dalla volontà di combattere l’evasione, ma risponde più all’obiettivo di raggiungere soglie di incasso predefinite a tavolino. Detto questo, però, conoscere le norme può aiutare a cavarsela. E, in alcuni casi, anche a risparmiare qualcosa. Nei prossimi mesi il lavoro dei contribuenti per ottemperare alle disposizioni di legge sarà duro e intenso. Da qui alla metà di giugno imprese e famiglie dovranno versare nelle casse di Stato e comuni qualcosa come 33 miliardi di euro.
Iscriviti a:
Post (Atom)