venerdì 16 maggio 2014

Alitalia si gioca l'ultima carta

L’accordo tra Alitalia ed Etihad sembra più vicino. La lettera con le proposte della compagnia italiana è finalmente partita alla volta di Abu Dhabi. E nei prossimi giorni si capirà se il vettore emiratino deciderà di procedere con l’ultimo step, quello che scatta con la sottoscrizione della lettera d’intenti e che dovrebbe portare nell’arco di circa un mese alla definizione dell’accordo.

Il governo, per ora, resta col fiato sospeso. Chiudere la prima fase della trattativa in tempo utile per le elezioni europee è un obiettivo a cui il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, sta lavorando a testa bassa da diverse settimane. Se lo stallo dovesse protrarsi ancora, infatti, sia Ncd sia il Pd dovrebbero presentarsi alle urne con lo spettro dell’ennesima odissea della compagnia di bandiera che aleggia nell’aria. Uno scenario che nessuno vuole. Anche per questo ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, di fronte alla notizia di una mole di esuberi ben più grande del previsto, si è affrettato ad assicurare il proprio impegno sul fronte occupazionale, ovviamente a spese dei contribuenti.

La missiva inviata nella mattinata di ieri dall’ad Gabriele Del Torchio contiene la proposta messa a punto negli giorni nel corso delle trattative serrate tra banche, azionisti e governo. La risposta di Alitalia, secondo quanto si apprende, tiene conto in maniera abbastanza ampia delle richieste ribadite in più occasioni dal vettore degli Emirati Arabi. Sul debito, sembra che ci sia la disponibilità bilità degli istituti a rinegoziare i 565 milioni, di cui 400 milioni con scadenza a breve termine. Parte del debito (circa un terzo) verrebbe cancellato, il resto verrebbe convertito in equity con un’obbligazione a 2-3 anni. Di fronte ai timori di Etihad di doversi accollare le pendenze pregresse della compagnia  è stata poi confermata la soluzione della newco, che verrebbe dotata di attività e business, e dove Etihad entrerebbe con il 49% (con un’iniezione di 400 milioni; cui si aggiungerebbero 160 milioni destinati a finanziare altre attività di Alitalia). Nella old Alitalia, che il governo vuole a tutti i costi evitare di chiamare bad company, resterebbero invece debito e contenziosi pregressi, oltre agli eventuali esuberi.

Proprio sul tema degli esuberi, invece, tema caldo dal punto di vista sociale e politico, la proposta di Alitalia non dovrebbe contenere numeri, ma indicherebbe solo la disponibilità e l'impegno dei sindacati a trattare per arrivare ad un accordo. Etihad si sarebbe spinta a chiedere fino a 3.000 esuberi, ma la cifra potrebbe essere contenuta entro i 2.000, che andrebbero ad interessare quasi esclusivamente il personale di terra. In ogni caso il ministro Poletti ha fatto capire che il governo è pronto a predisporre una rete di salvataggio a colpi di ammortizzatori sociali.
Il piano articolato su cinque anni arrivato sul tavolo dei soci italiani, secondo quanto anticipa Il Messaggero, prevede sei linee guida per lo sviluppo di Alitalia: le sinergie con Etihad e le compagnie collegate per consentire «guadagni tangibili»; l'integrazione in un network con oltre 95 milioni di passeggeri; la riduzione del corto raggio e il contestuale sviluppo del lungo raggio con il lancio da Fiumicino di 7 nuove rotte in meno di 3 anni; l’ottimizzazione degli slot da Linate; l’incremento del lungo raggio da Malpensa; il rilancio del cargo con Malpensa come hub. Etihad stima un ritorno all’utile nel 2017 a 108 milioni e ricavi a 3,7 miliardi tra tre anni. Per il mol è previsto un balzo dai 237 milioni del 2015 ai 694 del 2023.

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