martedì 6 maggio 2014

Dal pil di quest'anno "spariscono" 3 miliardi

I consumi ripartono, ma di poco, mentre la crescita si conferma debole e lenta. A prima vista il quadro tracciato ieri dall’Istat non si presenta drammatico, anzi. Dopo tre anni di caduta, secondo l’Istituto nazionale di statistica, il 2014 vedrebbe di nuovo crescere la spesa delle famiglie. Segnando, quindi, un fondamentale giro di boa che si attendeva da tempo. La realtà, però, è che gli esperti dell’Istat hanno fotografato una situazione ancora profondamente segnata dai colpi della crisi e dal cattivo andamento dell’economia. Uno scenario che appare per nulla modificato dall’azione, seppur spumeggiante, del nuovo governo guidato da Matteo Renzi.

La ripartenza dei consumi, tanto per cominciare, è assai blanda. Nel 2014 la crescita sarà appena dello 0,2%. Percentuale che salirà allo 0,5% nel 2015. Numeri che erano già incorporati nelle precedenti previsioni e, come rileva la Coldiretti, devono essere confrontati con un crollo della domanda interna che dal 2006 ha registrato una flessione cumulata del 7%. Quanto all’impatto degli 80 euro in busta paga i tecnici dell’Istat spiegano che «l’effetto positivo sarà minimale».
Che poco o niente si muove, del resto, lo confermano gli altri dati macroeconomici snocciolati ieri. La disoccupazione, ad esempio, salirà quest’anno al 12,7% (cinque decimi in più rispetto al 2013). Un lieve miglioramento dell’indicatore è atteso solo per la seconda metà del 2014, con il tasso che nel 2015 dovrebbe scendere leggermente al 12,4%. La crescita vedrà sicuramente un’inversione di tendenza rispetto al -1,9% del 2013. Merito soprattutto degli investimenti, che quest’anno saliranno dell’1,9% delineando un trend che si consoliderà nel 2015 (+3,5%) e nel 2016 (3,8%). Ma il Pil, secondo le previsioni dell’Istat, crescerà solo dello 0,6% nel 2014 e dell’1% nel 2015.

Si tratta di un livello non solo ampiamente atteso sin dagli anni precedenti, ma anche decisamente inferiore rispetto alle stime del governo, che nel Def indicano a +0,8% la crescita di quest’anno e a +1,3% quella del prossimo. Non sono, purtroppo, dettagli, ma oltre 3 miliardi di euro che alla fine dell’anno potranno pesare moltissimo sul bilancio finale e far saltare tutti i conti del governo, che sta facendo i salti mortali per trovare le coperture necessarie a finanziare il taglio di Irpef e Irap mantenendo il deficit al 2,6%.
Non è casuale, a questo proposito, l’insistenza con cui sia Renzi sia il ministro dell’Economia continuano a dire che le stime di crescita inserite nel Def sono estremamente prudenziali e che il Pil salirà molto più di quanto stimato. Anche domenica seraPier Carlo Padoan, alla vigilia dei dati ufficiali di Istat e Commissione Ue, che fissano entrambi il pil a +0,6%, ha detto che sulla «ripresa del Paese ci saranno sorprese positive nella seconda parte dell’anno».
Ironico il commento di Daniele Capezzone. «Il presidente del Consiglio iscriverà anche l’Istat nella categoria dei gufi, dopo le deludenti e preoccupanti stime diffuse?", si è chiesto il presidente della Commissione Finanze della Camera. «Vorremmo solo», ha aggiunto l’esponente di Forza Italia, «che il premier guardasse con maggiore realismo alla situazione di crescita anemica, se non di vera e propria stagnazione in cui ci troviamo, e si rendesse conto che l’Italia ha bisogno non di mance e stimolini, tra l’altro pagati a suon di tasse su casa e risparmio, ma di un vero e proprio choc fiscale".

© Libero