martedì 6 maggio 2014

De Benedetti insulta il Vaticano: una fogna

Il filo logico è sottile al punto da diventare in alcuni passaggi impalpabile, ma le parole sono pesanti come macigni. Dalla politica alla religione, fino alla giustizia. Parlando con Giovanni Minoli al Festival della tv e dei nuovi media la scorsa settimana e ieri a Radio 24 Carlo De Benedetti non ha davvero risparmiato le bordate. Colpi assestati in ogni direzione, senza uno schema apparentemente preordinato. L’affondo più clamoroso è quello verso la Santa Sede.

A diversi mesi dall’intervista rilasciata lo scorso autunno da Papa Bergoglio ad Eugenio Scalfari, e successivamente rinnegata dallo stesso Pontefice, il patron di Repubblica è tornato sul luogo del delitto. «C’è assolutamente qualcosa di vero in quello che dice il Papa», ha esordito De Benedetti, definendo Francesco I «uno dei più grandi politici che esistono oggi sulla terra». L’imprenditore è poi andato oltre, spiegando che Bergoglio è «il Papa dei nostri tempi». «Mi piace molto», ha proseguito testualmente, «perché parla il linguaggio della verità, perché vuole cercare di scardinare quella fogna che il Vaticano».
Dopo aver definito la Santa sede una «fogna» De Benedetti si è poi dilungato sul nuovo premier, in una contorsione di pensiero difficilmente tracciabile. Prima dice di aver cambiato idea su Matteo Renzi: «Non è furbo, ma intelligente. Ho scoperto che è una spugna, ha una quantità di energia mai vista». Subito dopo, però, il presidente del gruppo L’Espresso ha aggiunto che «gli 80 euro in tasca agli italiani sono uno spot lettorale» e che la riforma del Senato non si farà «perché si andrà al voto prima». Pollice verso, infine, sulla  riforma del lavoro, che insieme agli 80 euro rappresenta finora l’unica azione di governo.

Anche sull’eterno rivale Silvio Berlusconi De Benedetti spariglia, ammettendo clamorosamente che i giudici non sono stati teneri con il Cavaliere. «C’è stato un accanimento di Berlusconi contro la giustizia», ha detto, «e come tutte le azioni creano anche delle reazioni. Per cui che ci possa essere stato nei confronti di Berlusconi un qualche modo anche eccessivo di rispondere da parte della magistratura è assolutamente nelle cose». Però, ha aggiunto, «bisogna andare a vedere la causa» e «la causa è l'impresario Berlusconi».
De Benedetti ne ha anche per Grillo, definito, «un fascistello populista», e Ferruccio De Bortoli, «un ottimo direttore, ma a volte ha delle debolezze come avere dato la terza pagina a Marina Berlusconi. Io mi sarei fatto pagare».
Critiche a pioggia anche sui colleghi.  Dieci a Sergio Marchionne, che ha salvato la Fiat, «per immaginazione e coraggio», ma «quattro in comunicazione e sincerità perché Fabbrica Italia non era credibile». Durissimo il giudizio su Marco Tronchetti Provera, «bravo in comunicazione, ma ancora più nella rapina».

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