Un cedolino per l’Europa. Guai a parlare di mancia elettorale, però al maxi spot Matteo Renzi non ha saputo rinunciare. Con tanto di comunicato ufficiale del Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’immancabile tweet del premier ieri il governo ha annunciato che il bonus è già bell’e pronto, da intascare e spendere. Per i più scettici Renzi ha addirittura allegato al messaggio su twitter una foto della busta paga preparata dal ministro: «Oggi Padoan mi ha portato a vedere i primi cedolini degli 80 euro. Le coperture dunque ci sono. Gli 80 euro pure». Al di là dell’incomprensibile collegamento tra cedolino e coperture, considerato che il bilancio si chiude a fine anno (e lì si faranno i conti), la mossa del premier è ad alto effetto.
Che l’obiettivo fosse quello di far votare gli italiani con il bonus in tasca lo si era capito da tempo. A dividere il premier dall’impresa circense c’erano però i numeri: il 25 (unica data) le elezioni, il 27 o anche oltre la maggior parte delle buste paga. Un problema apparentemente insormontabile.
Se non fosse che i dipendenti statali lo stipendio lo prendono il 23. E la busta paga la consultano online attraverso il sistema telematico del Dipartimento dell’Aministrazione generale «NoiPa». Un sito web (https://noipa.mef.gov.it) da dove gli statali possono controllare la propria posizione, dialogare con l’amministrazione e, non ultimo, visualizzare la busta paga.
Di meglio non si poteva davvero fare. Altro che contratto con gli italiani o lettere sulla restituzione dell’Imu, qui c’è il «cedolino per tutti», comodamente scaricabile da casa in versione pdf due giorni prima della consultazione elettorale. Roba da far impallidire anche i più navigati maestri della propaganda politica.
Il cedolino, a dire il vero, non lo avranno proprio tutti. Ma l’effetto show è assicurato lo stesso. Basta che ce l’abbia l’amico, il nonno, il vicino di casa. La platea comunque, non è così limitata.
Come ha dettagliatamente spiegato il ministero dell’Economia nella nota diffusa ieri pomeriggio, il Dag (Dipartimento dell’Amministrazione Generale, che si occupa delle buste paga dei dipendenti delle Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, ministeri, presidenza del Consiglio, agenzie, e di 74 altre amministrazioni pubbliche) « gestisce l’erogazione degli stipendi per più di 1,5 milioni di dipendenti di numerose amministrazioni pubbliche». Tra questi, 785.979 lavoratori a fine mese percepiranno l’incremento della retribuzione netta, per un ammontare complessivo nel mese di circa 56 milioni di euro. Il numero di chi prenderà il bonus intero di 80 euro è di 618.523 dipendenti. Per gli altri ci sarà qualcosa in meno.
La novità, ammesso che ci sia ancora qualcuno che oggi non la sappia dopo i fuochi d’artificio sparati da Renzi, non potrà passare innosservata. L’importo del bonus per ciascun dipendente, spiegano da Via XX Settembre, «è evidenziato nel cedolino mensile nella sezione “Altri assegni” in cui è stata inserita la voce “Credito art. 1 DL 66/14”».
Inutile dirlo, ma il comunicato precisa che «i cedolini saranno consultabili con le normali tempistiche, e comunque per tutti entro il 23 maggio».
La motivazione ufficiale dell’iniziativa governativa è quella di voler dare il buon esempio, mostrare che la misura è tranquillamente attuabile. «Il Mef», si legge nel comunicato, «è tra i soggetti che elaborano singolarmente il maggior numero di cedolini e la predisposizione di quasi 800mila buste paga con il beneficio fiscale testimonia la fattibilità e l’efficacia del provvedimento, che potrà essere implementato tempestivamente tanto nel settore pubblico quanto nel settore privato». Ma è chiaro che l’obiettivo politico è quello di rendere visibile e concreta, prima del voto, una misura cui Renzi ha appeso gran parte della sua credibilità politica.
All’operazione bonus, plateale e scoppiettante, dovrebbe seguire nei prossimi giorni anche una fase più tecnica. Per rispondere ai rilievi operati dai tecnici del Senato sulle coperture Renzi avrebbe infatti incaricato gli uomini del ministro dell’Economia, Padoan, di preparargli un corposo dossier in cui vengono elencati voce per voce le coperture dei 6,6 miliardi necessari per gli sgravi Irpef nel 2014 e quelle per rendere la misura strutturale nei prossimi anni
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