venerdì 23 maggio 2014

Il governo prende tempo su Tasi ed erede di Befera

L’idea circola da tempo e nelle ultime settimane a Matteo Renzi era venuto lo sghiribizzo di accelerare sulla fusione tra Agenzia delle Entrate ed Equitalia per depotenziare, a poche ore dal voto, una delle vecchie battaglie di Grillo. L’appuntamento era previsto per ieri, in occasione del Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto anche nominare il successore di Attilio Befera. Alla fine, però, né l’una né l’altra cosa sono andate in porto. Le divergenze all’interno del governo, che avrebbero fatto esplodere una bomba prelettorale, hanno spinto il premier a un prudente rinvio.

A far capire i rischi di un colpo di mano  ci ha pensato solo qualche ora prima della riunione di Palazzo Chigi Enrico Zanetti. L’ex direttore dell’Ufficio studi dei commercialisti, superesperto di fisco ed ora sottosegretario all’Economia in quota Scelta civica, aveva già spiegato a Libero qualche settimana fa l’inopportunità di un’incorporazione di Equitalia nell’Agenzia delle Entrate. Ieri mattina, però, annusata la puzza di bruciato, Zanetti ha impugnato l’artiglieria e ha diffuso un comunicato al vetriolo spiegando che realizzare l’accorpamento significa «creare i presupposti per controlli asserviti ancora di più di prima agli obiettivi di incasso, dimostrando un totale odio nei confronti di imprese e cittadini oppure una totale imbecillità rispetto agli obiettivi che in teoria si vorrebbe perseguire». Secondo il sottosegretario all’Economia la degenerazionedel sistema fiscale italiano negli ultimi anni è dovuta proprio ad un collegamento troppo stretto (addirittura con un uomo solo al comando) tra i due organismi, che andrebbero invece rigorosamente separati. La lotta all’illegalità, ha detto Zanetti, «è stata stravolta nella più bieca caccia al gettito, contribuendo in maniera determinante a mettere in difficoltà quelle imprese e famiglie che, non nascondendosi dietro prestanome e complessi castelli societari, sono divenute paradossalmente le prede preferite». Questo stravolgimento, ha proseguito, «si è determinato a causa del fatto che l’ente preposto alla riscossione è stato posto sotto il controllo dell’ente preposto all’accertamento, attribuendo obiettivi e incentivi parametrati al gettito, invece che di controllo».

Vista l’aria rovente, il Consiglio dei ministri ha preferito rinviare anche la scelta del nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate, che pure era stata annunciata da Renzi per ieri. Resta dunque sul tavolo l’ipotesi circolata alla vigilia di un ballottaggio tra lo storico vice di Befera, Marco Di Capua, e il sostituto procuratore di Milano, simbolo di Mani pulite, Francesco Greco. Quest’ultimo, che piace molto ai sostenitori della lotta dura all’evasione, sarebbe il preferito di Renzi. La macchina del ministero dell’Economia tiferebbe, invece, per Di Capua, che garantirebbe continuità gestionale. Sembrerebbero uscite di scena, invece, le due donne Silvia Giannini, docente di Scienza delle finanze e vicesindaco di Bologna, e Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia in Piemonte. La mancata nomina lascia gli uffici senza capo. Befera passerà oggi per un saluto e da lunedì l’incarico resterà vacante. (sarà un caso, ma ieri pomeriggio è anche andato in tilt il portale web).
L’indecisione del governo sulla materia fiscale si è ripercossa anche sulla Tasi, dove si resta ancora in attesa del decreto che dovrebbe rinviare il pagamento della prima rata. La decisione potrebbe forse arrivare oggi, che è l’ultimo giorno a disposizione dei Comuni per deliberare le nuove aliquote. Sugli oltre 8mila municipi, secondo quanto si apprende da fonti di Via XX Settembre, sarebbero 1.685 i sindaci che hanno rispettato i termini di legge. Considerando altre 175 delibere in lavorazione si potrebbe arrivare alla soglia dei 2mila Comuni. In tutti gli altri la Tasi si pagherà dopo l’estate. C’è ancora, però, molta incertezza, sia sulla data (settembre od ottobre) sia sull’opportunità di rinviare il versamento solo per alcuni fasce di contribuenti.
Anche sulle modalità di pagamento si andrà, probabilmente, in ordine sparso. Solo pochissimi Comuni rispetteranno infatti l’obbligo dei bollettini prestampati previsto dalla legge di stabilità. Su questo tema è intervenuta ieri Confedilizia, chiedendo al governo che lo slittamento venga utilizzato proprio per garantire l’invio ai contribuenti dei bolettini, «come si richiede ad un fisco civile».

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