giovedì 30 giugno 2011

E sui tagli alla casta scende il silenzio

Intendiamoci, nessuno ha mai pensato seriamente che abbassando un po’ la cilindrata delle auto blu si possa risanare il bilancio dello Stato. Con i tagli alla casta si recupereranno spiccioli in confronto all’enormità dei debiti contratti dal Tesoro con Bot e Cct.

La beffa. Arriva il superbollo. Stangati gli autonomi. Spunta un balzello sulle operazioni di Borsa

Le tasse, per ora, non calano. In compenso costerà più caro circolare sulle auto di grossa cilindrata e investire in Borsa. Sono queste le ultime novità trapelate dagli uffici dei tecnici del Tesoro che ieri hanno continuato a lavorare al testo della manovra che oggi approderà al Consiglio dei ministri. Dopo le polemiche delle ultime settimane e il pressing su Giulio Tremonti tutti si aspettavano una finanziaria light condita anche con una riforma del fisco che avrebbe dovuto alleggerire il peso delle imposte. E invece, puntuale come un orologio svizzero, è arrivata l’ennesima stretta alla cinghia. L’entità della stangata è tutta da definire. Le associazioni dei consumatori si sono presi la briga di fare qualche calcolo approssimativo sulla base dei provvedimenti che sembrano ormai definitivi e parlano già di un impatto sulle famiglie di 500-600 euro nell’ipotesi più ottimista e di  900 euro in quella peggiore.

mercoledì 29 giugno 2011

Cambi di opinione. Tremonti ha fatto girar la testa a Pd, Pdl e Confindustria

«Tremonti dice che i soldi non ci sono, perché non lo fate fuori?». Una battuta, chiaramente, quella pronunciata da Silvio Berlusconi lo scorso 14 marzo. Ma c’è chi, senza scherzare, sul ministro dell’Economia, ha detto tutto e il contrario di tutto. Non serve andare troppo indietro, agli scontri con Fini del 2004 che portarono alle dimissioni del titolare di Via XX Settembre. Basta prendere un po’ di dichiarazioni dell’ultimo anno. E la follia scatenata dal tributarista di Sondrio è servita.

La Corte dei conti promuove il ministro ma spinge sul fisco

Un colpo al cerchio. Uno alla botte. Come si conviene. L’aggiustamento è «gravoso e complesso», per le amministrazioni «ai limiti della sostenibilità», ma in ogni caso occorre procedere sulla strada del «rigore». A parlare della manovra che il governo si appresta a varare giovedì è la Corte dei Conti che ieri in occasione del Giudizio sul Rendiconto Generale dello Stato ha anche toccato la questione fiscale: ha definito «improrogabile» una riforma che alleggerisca il peso su salari e pensioni, chiede di puntare sulla lotta all'evasione, e afferma di condividere il progetto di «disboscamento» delle detrazioni.

Milanese, Adinolfi e la cena vecchia di sette mesi

Come in tutte le inchieste (italiane) che si rispettino, prima o poi, i conti non tornano. Ma è curioso che ad inciampare nell’inconveniente, questa volta sia proprio l’ex braccio destro del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che a tirare le somme è impegnato tutti i giorni.

I Bot alle stelle rafforzano Giulio

Pazzo o no, di sicuro Giulio Tremonti non è un uomo sfortunato. Alla vigilia di un confronto con la maggioranza sulla manovra e sulla riforma del fisco che si preannuncia durissimo, il ministro dell’Economia riceve un aiuto prezioso dai mercati finanziari che ieri hanno registrato il nuovo record storico del premio di rendimento pagato dai Btp decennali italiani rispetto al corrispettivo tedesco.

lunedì 27 giugno 2011

Bpm congelata dai dipendenti-azionisti

I soci di Bpm dicono sì all’aumento, ma no a Bankitalia. Per venire incontro ai rilievi di Palazzo Kock, che aveva sollecitato di far salire da 3 a 5 il numero delle deleghe di voto, serviva un quorum di due terzi. Ma su 3.835 azionisti presenti in assemblea in proprio o per delega, i no sono stati 2.093, un numero di gran lunga superiore ai favorevoli che hanno comunque raggiunto quota 1.731, confermando la spaccatura tra le diverse anime della banca.

sabato 25 giugno 2011

Bruxelles bacchetta Telecom e la banda ultralarga in Trentino

Una raffica di domande che potrebbero mettere al tappeto il cosiddetto modello Trentino per la banda ultralarga e ripercuotersi a livello nazionale. È una specie di bomba quella arrivata ieri dall’Antitrust della Commissione Ue all'Italia. Una lettera, che Libero ha potuto visionare, in cui Bruxelles chiede chiarimenti formali sulla natura del progetto siglato dalla Provincia di Trento e Telecom per la creazione di una società mista pubblico-privata con l'obiettivo di portare la fibra nel 60% delle case. Il caso ha voluto che il documento sia arrivato lo stesso giorno in cui l'ad, Franco Bernabé, proprio da Trento ha dichiarato che nell'ultimo incontro del tavolo Romani sulla Ngn «sono stati fatti dei passi in avanti rispetto alle posizioni precedenti». Le aperture del governo rischiano ora di essere rimesse in discussione. La Commissione si chiede anche per quale motivo Trento abbia deciso di prendere decisioni diverse da quelle del governo. Molte questioni sollevate dalla Ue sono proprio quelle su cui lo Sviluppo economico sta ancora cercando l'accordo con Telecom. «In cosa consistono», si chiede Bruxelles, i «diritti speciali» di Telecom menzionati nel memorandum? Se nel documento non ci fosse scritto Trentino Ngn, si potrebbe pensare che nel mirino ci sia FiberCo, la newco che dovrebbe nascere dal tavolo del governo.

© Libero

L’urlo dei commercianti: «Chi evade va capito»

Proprio mentre la Guardia di Finanza sbandiera i risultati mastodontici della lotta al sommerso (23 miliardi di redditi non dichiarati solo nei primi 5 mesi del 2011 e 5,5 milioni di Iva non pagata) dall’assemblea di Confcommercio arriva una sorta di denuncia-confessione. «Chi evade sbaglia e mina le fondamenta del patto di stabilità», dice Carlo Sangalli nella relazione annuale, «ma va ascoltato e capito». Perché, prosegue, «c’è davvero chi non ce la fa più a pagare le tasse».

giovedì 23 giugno 2011

Trenitalia mette le ali: Milano-Roma in 2 ore e 20

Roma-Milano in due ore e venti minuti, 27 miliardi di investimenti e ricapitalizzazione di Trenitalia senza bussare alla porta dell’azionista. Non ha davvero rinunciato agli effetti speciali, Mauro Moretti. Il piano industriale 2011-2015 delle Fs è zeppo di novità, a partire dal nome del gruppo, che da oggi è Ferrovie dello Stato Italiane. Un modo per strizzare l’occhio ai centocinquant’anni dell'Unità, ma anche per prepararsi ad aggredire i mercati esteri con il marchio vincente del made in Italy. Tra i punti principali del nuovo piano infatti l’espansione internazionale del gruppo ricopre sicuramente un ruolo strategico.

La strategia sul fisco: più bastone che carota

Silvio Berlusconi ha assicurato che entro l’estate le aliquote Irpef si ridurranno a tre e diventeranno più basse. Per ora, però, le uniche novità concrete sul terreno fiscale sono quelle che scatteranno il primo luglio. E malgrado la robusta manciata di ossigeno contenuta nel decreto sviluppo approvato ieri alla Camera, c’è poco da stare allegri.

martedì 21 giugno 2011

Il (giusto) ricatto di Bruxelles ad Atene

Alla fine ha vinto la linea della fermezza. Quella già adottata dall’Fmi e caldeggiata dai falchi di Bruxelles. Senza garanzie, niente aiuti. È questa la sostanza del messaggio arrivato durante la notte di domenica dall’Eurogruppo, che ha deciso di congelare il via libera alla quinta tranche da 12 miliardi di euro del prestito di emergenza alla Grecia. Atene dovrà dunque aspettare fino a metà luglio e varare le misure di austerità per ricevere i soldi.

lunedì 20 giugno 2011

Romani fa pace con Telecom sul web super-veloce

Tra Franco Bernabé e Paolo Romani sarebbe tornato il sereno. Così almeno assicura lo stesso ministro dello Sviluppo, che, stando a quanto risulta a Libero, dopo il duro botta e risposta sulle pagine del Corsera avrebbe avuto un colloquio chiarificatore con il presidente esecutivo di Telecom.

Anche la Merkel è stufa delle bufale dei signori del rating

Alla fine anche Angela Merkel è arrivata a capire che il tiro al bersaglio delle agenzie di rating contro l’Europa, pur non toccando mai direttamente la Germania, non conviene a nessuno. Anche perché le bordate dei “giudici” statunitensi arrivano sempre nei momenti meno opportuni, che non sempre, si vedano gli sfondoni del passato, coincidono con quelli più tempestivi per avvertire il mercato.

venerdì 17 giugno 2011

Le aziende italiane in Tunisia pronte a nuovi investimenti

Tra gli scaffali degli uffici del ministero del Piano e della Cooperazione internazionale, situato in una delle zone più eleganti di Tunisi, a pochi passi dalla residenza dell’ambasciatore italiano Pietro Benassi, c’è rimasto ancora qualche vecchio depliant pubblicitario su cui campeggia la foto dell’ex dittatore Ben Ali. Una dimenticanza di qualche funzionario distratto. L’epoca del vecchio regime, infatti, è lontana anni luce.

Calabrò invoca l’intervento della Cdp per sbloccare la fibra ottica. I privati si ribellano, ma non investono

Il dato che forse nessuno pubblicherà oggi tra i moltissimi snocciolati ieri dal presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, è che gli abbonamenti alla fibra ottica sono attualmente solo 400mila a fronte, però, di 2,3 milioni di case raggiunte dai cavi. Sarà forse per questo che nessuno vuole investire nella rete di nuova generazione. Come abbiamo riferito sabato scorso, in base ai dati del ministero dello Sviluppo, le risorse complessivamente stanziate da tutti gli operatori da qui al 2014 permetterebbero di collegare solo il 4% della popolazione.

martedì 14 giugno 2011

L’industria italiana va, gli altri volano

Non sarà un missile (e del resto non lo era neanche prima della crisi), ma l’Italia, alla faccia dei catastrofisti, ha ripreso a camminare con un po’ di energia. La produzione industriale ad aprile, secondo quanto riferisce l’Istat, ha messo a segno un balzo dell’1% (dato destagionalizzato) rispetto a marzo e una crescita del 3,7% (dato corretto per gli effetti di calendario) su base annua. Si tratta, soprattutto rispetto a marzo, di un aumento ben superiore alle previsioni. La media delle stime dava il dato mensile appena positivo, tra lo 0,1 e lo 0,2%.

Il flop della banda ultra larga. Coperto solo il 4% dell’Italia

L’agenda digitale di Bruxelles prevede che entro il 2020 almeno il 50% delle famiglie italiane sia “abbonato” alla banda ultra larga. Il che significa che le stesse famiglie debbano essere collegate alla rete almeno un paio di anni prima. Volete sapere quali sono gli obiettivi italiani per il 2014? Il 4%.

venerdì 10 giugno 2011

Parisi difenderà pure gli interessi di Bernabé

Nel giorno in cui il presidente di Telecom, Franco Bernabé, spara a zero dalle pagine del Corriere sugli ostacoli che il governo starebbe frapponendo allo sviluppo della rete di nuova generazione per favorire l’ingresso degli operatori alternativi, capita che il manager di uno di quegli operatori, Stefano Parisi di Fastweb, salga alla guida del nuovo ramo confindustriale che rappresenterà anche la stessa Telecom.
Ieri, infatti, Parisi, che è anche numero uno di Asstel è stato nominato primo presidente della nonata federazione Confindustria digitale. Un’associazione che ha proprio l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dell’economia digitale a beneficio della concorrenza e dell’innovazione del Paese. Proclami a parte, la nuova Confindustria digitale mette sotto lo stesso tetto Assotelecomunicazioni-Asstel, Assinform in rappresentanza dell’Information Technology, Anitec, che riunisce i produttori di tecnologie e servizi di Ict e Consumer Electronics, Aiip, associazione degli Internet provider. La sostanza è che all’interno del colosso associativo cui fanno capo imprese con oltre 250mila addetti e un fatturato annuo di 70 miliardi di euro, il peso delle società piccole e medie che non condividono le strategie dell’ex monopolista diventa consistente. In altre parole, Bernabé dovrà fare i conti con gli interessi anche dei suoi principali concorrenti nella definizione delle nuove infrastrutture per le tlc. «Nostro compito», ha annunciato Parisi, «sarà quello di contribuire alla creazione delle condizioni migliori per favorire gli investimenti e realizzare anche in Italia gli obiettivi dell’Agenda digitale, promovendo l’uso di Internet e lo sviluppo dei servizi digitali». Gli stessi obiettivi, guarda caso, cui sta lavorando il tavolo del ministero dello Sviluppo sulla Ngn che ieri, mentre Bernabé ne criticava i risultati, ha rinviato la prevista riunione.

© Libero

L’India ci supera, Emma chiede più Iva

Se vogliamo riacciuffare India e Corea (e tenere a distanza il Brasile), dobbiamo aumentare l’Iva. Messa così, può sembrare una follia. Ma è questo, brutalizzando un po’ i termini del ragionamento, il messaggio lanciato ieri da Confindustria.

mercoledì 8 giugno 2011

Le famiglie tornano a spendere

Saranno pure segnali da prendere con le molle, ancora isolati e discontinui, ma che qualcosa inizi a muoversi è fuori discussione. Dopo la netta contrazione di marzo, l’indicatore dei consumi calcolato da Confcommercio, Icc, segnala ad aprile un aumento dell’1,1% in termini tendenziali e dello 0,4% rispetto al mese precedente. I dati grezzi degli ultimi due mesi, avvertono dall’ufficio studi dell’associazione, in parte influenzati dalla diversa collocazione delle festività pasquali e dal venir meno dell’effetto statistico sugli acquisti di autovetture, vanno interpretati con una certa prudenza. Ma si tratta della prima volta da dodici mesi a questa parte che l’indice anno su anno sale. E al netto delle autovetture il valore del dato congiunturale è il più elevato degli ultimi due anni.


martedì 7 giugno 2011

Nucleare: il sì al referendum costerebbe 30 miliardi

Circa 80 miliardi di euro. È questo il valore che nei prossimi anni, complici le oscillazioni delle materie prime, potrebbe raggiungere la nostra fattura energetica (oggi a 51 miliardi), ovvero ciò che importiamo dall’estero, se il petrolio continuerà a viaggiare sui 100 dollari al barile. Si tratta, tanto per avere un’idea, dello stesso costo che ogni anno l’Italia paga per gli interessi sul debito pubblico del 120% del pil.

L’Fmi benedice Giulio: il “braccino corto” è il modello da seguire

Talmente encomiabile da farne un modello. Ad offrire una sponda a Giulio Tremonti per uscire dall’angolo in cui è finito dopo gli attacchi di Confindustria, i moniti di Bankitalia e la batosta elettorale è nientemeno che il Fondo monetario internazionale. L’organismo è così affascinato dalla linea del rigore del ministro dell’Economia da pensare che l’argomento meriti delle giornate di studio.

venerdì 3 giugno 2011

Oltre l’80 per cento degli affitti nascosto al fisco

Meno di 44 anni, uomo, lavoratore autonomo. È questo l’identikit dell’evasore tipo uscito da uno degli studi che in questi giorni si accumulano sulla scrivania di Enrico Giovannini, che oltre a presiedere l’Istat guida uno dei quattro gruppi di lavoro istituiti da Giulio Tremonti per fotografare il fisco italiano.

giovedì 2 giugno 2011

Le mani nella borsa di Tremonti

La madre di tutte le battaglie, la bandiera della rivoluzione liberale, il tormentone di tante campagne elettorali: meno tasse. «Tremonti propone, non decide». Questa volta non ci sono numeri o tabelle che tengano. Sul fisco bisogna intervenire. Subito. E il ministro dell’Economia dovrà trovare i soldi.

Pace fatta tra Enel e Terna, ma il mercato è nel caos

Terna potrà realizzare e gestire sistemi di accumulo mediante batteria, ma probabilmente dovrà stare alla larga dai pompaggi, che vengono definiti impianti per la produzione idroelettrica. Sul fotovoltaico, invece, il divieto riguarda la generazione e la vendita di energia, ma non la realizzazione dell’impianto.

Condannati i furbetti. La pena più leggera è per Fiorani

L’unico ad uscire indenne dalla brutta avventura dei “furbetti” è l’ex capo della vigilanza di Bankitalia, Francesco Frasca, assolto perché il fatto non sussiste. Per tutti gli altri, la battaglia del 2005 per sottrarre l’Antonveneta all’assalto degli olandesi dell’Abn Amro lascia segni profondi (per quanto non indelebili, vista la probabile prescrizione nei successivi gradi di giudizio), a colpi di condanne a volte più severe di quelle chieste dai pm. In cima alla lista c’è l’ex numero uno di Bankitalia, Antonio Fazio, il primo governatore con la fedina penale sporca. Per lui (che replica: «ho operato per il bene») i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano hanno ritenuto congrua una pena a 4 anni di reclusione, affiancata da un milione e mezzo di multa e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. L’accusa aveva chiesto 3 anni di carcere e 100mila euro di sanzione.