giovedì 2 giugno 2011

Pace fatta tra Enel e Terna, ma il mercato è nel caos

Terna potrà realizzare e gestire sistemi di accumulo mediante batteria, ma probabilmente dovrà stare alla larga dai pompaggi, che vengono definiti impianti per la produzione idroelettrica. Sul fotovoltaico, invece, il divieto riguarda la generazione e la vendita di energia, ma non la realizzazione dell’impianto.

È un compromesso delicato, quello messo sul piatto ieri da Paolo Romani con il terzo pacchetto energia. Una soluzione che probabilmente smorzerà un po’ le tensioni, ma che non scioglie affatto tutti i nodi. Dalla società guidata da Flavio Cattaneo (che ieri è stato nominato cavaliere del lavoro) lanciano segnali di pace e si dicono disponibili a valutare insieme al ministro e agli altri soggetti coinvolti tutte le questioni tecniche sollevate dal decreto approvato ieri dal Cdm. Per questa mattina, però, è già stato convocato un tavolo con tutti gli esperti della società per passare al setaccio il provvedimento e analizzare nel dettaglio le implicazioni concrete.
Una delle conseguenze certe del decreto è che il governo dovrà rimangiarsi alcuni atti normativi emanati solo pochi mesi fa e sulla base dei quali Terna, che tra l’altro è quotata a Piazza Affari, ha messo a punto e approvato il piano industriale.

Al comma 1-bis dell’articolo 36 si legge infatti che «il gestore del sistema di trasmissione nazionale non può, né direttamente né indirettamente, esercitare attività di produzione e di fornitura di energia elettrica, né gestire, neppure temporaneamente, infrastrutture o impianti di produzione di energia elettrica».
Questo significa che è da riscrivere la concessione pubblica modificata con decreto dello Sviluppo economico lo scorso 15 dicembre in cui si stabilisce che «è consentito alla Concessionaria realizzare e gestire, solo temporaneamente, infrastrutture e impianti di produzione di energia elettrica anche destinati alla vendita, attraverso autonome strutture societarie».

La norma sembra destinata ad impattare solo sul fotovoltaico e sulle biomasse. In realtà, il comma 1-bis diventa centrale anche nella questione dei pompaggi. Il decreto non vieta, infatti, a Terna di partecipare alle gare per la realizzazione e la gestione degli impianti, ma definisce i pompaggi impianti di produzione idroelettrica. Questo vuol dire che a Terna, sebbene non esplicitamente indicato nel testo, dovrebbe essere precluso, sulla base del comma 1-bis, qualsiasi tipo di intervento. Il nodo, che da un punto generale sembra già definito a sfavore del gestore della rete, potrebbe però essere sciolto all’interno del decreto che il ministero dovrà adottare entro 90 giorni, sentito il parere dell’Autorità per l’energia, per definire le modalità delle procedure di affidamento e di utilizzo dell’energia elettrica prodotta da tali impianti. Decreto su cui è facile immaginare si riaprirà un confronto con i produttori di elettricità, guidati dall’Enel, che temono ripercussioni sui prezzi (con relativi mancati guadagni) se Terna dovesse immettere energia nella rete. Nessun dubbio, invece, sulle batterie. In questo caso il decreto autorizza esplicitamente Terna ad utilizzare i sistemi di accumulo, come già previsto sia nella concessione sia nella decreto legislativo del 3 marzo per garantire la sicurezza del sistema e l’approvvigionamento delle risorse.  Il decreto, che recepisce la direttiva Ue sulla separazione delle reti, prevede anche che nessun rappresentante dell’Enel possa entrare nel cda di Terna, così com’era fino a pochi mesi fa prima del rinnovo del consiglio.


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