giovedì 2 giugno 2011

Condannati i furbetti. La pena più leggera è per Fiorani

L’unico ad uscire indenne dalla brutta avventura dei “furbetti” è l’ex capo della vigilanza di Bankitalia, Francesco Frasca, assolto perché il fatto non sussiste. Per tutti gli altri, la battaglia del 2005 per sottrarre l’Antonveneta all’assalto degli olandesi dell’Abn Amro lascia segni profondi (per quanto non indelebili, vista la probabile prescrizione nei successivi gradi di giudizio), a colpi di condanne a volte più severe di quelle chieste dai pm. In cima alla lista c’è l’ex numero uno di Bankitalia, Antonio Fazio, il primo governatore con la fedina penale sporca. Per lui (che replica: «ho operato per il bene») i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano hanno ritenuto congrua una pena a 4 anni di reclusione, affiancata da un milione e mezzo di multa e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. L’accusa aveva chiesto 3 anni di carcere e 100mila euro di sanzione.

Mano pesante anche per gli ex vertici di Unipol, Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, condannati a 3 anni di reclusione e un milione di multa. L’imprenditore, oggi tornato in attività con la banca d’affari Intermedia, che tra le altre cose sta partecipando al salvataggio del Bologna Calcio, si è detto «sconcertato e amareggiato» dalla sentenza. «Lo dico con franchezza», ha dichiarato a caldo, «mi aspettavo di essere assolto».
«Sorprendente» è invece il giudizio che arriva da Unipol per la decisione del tribunale di condannare anche la società, in base alla legge sulla responsabilità amministrativa, ad una multa di 900mila euro con relativa confisca di 39,6 milioni. Provvedimenti che non saranno   esecutivi fino al terzo grado.
Condanne esemplari anche per il senatore del Pdl Luigi Grillo e l’immobiliarista Luigi Zunino, entrambi due anni e 8 mesi, così come per quasi tutti i 17 imputati. Una delle pene più basse, paradossalmente, è proprio quella riservata a Giampiero Fiorani, ex presidente della Popolare di Lodi (poi Bpi). Fu proprio dalle sue intercettazioni che scaturì l’inchiesta (la famosa telefonata del «bacio in fronte» a Fazio quando il governatore gli anticipò il via libera di Bankitalia all’Opa su Antonveneta) ed e sulle sue dichiarazioni che sono state attribuite molte delle responsabilità nel corso del dibattimento. Eppure, per colui che è stato considerato se non il regista quantomeno il perno intorno a cui è ruotata tutta l’operazione il tribunale si è limitato ad un anno e 8 mesi di reclusione. La pena, va però detto, è in continuazione con i 3 anni e 3 mesi già patteggiati nell’ambito della stessa vicenda per il reato di appropriazione indebita.


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