lunedì 27 giugno 2011

Bpm congelata dai dipendenti-azionisti

I soci di Bpm dicono sì all’aumento, ma no a Bankitalia. Per venire incontro ai rilievi di Palazzo Kock, che aveva sollecitato di far salire da 3 a 5 il numero delle deleghe di voto, serviva un quorum di due terzi. Ma su 3.835 azionisti presenti in assemblea in proprio o per delega, i no sono stati 2.093, un numero di gran lunga superiore ai favorevoli che hanno comunque raggiunto quota 1.731, confermando la spaccatura tra le diverse anime della banca.

La battaglia all’ultimo voto che si ipotizzava alla vigilia, però, non c’è stata. L’associazione Amici di Bpm, che raccoglie sindacati e soci dipendenti della banca, si è mossa compatta. E la bocciatura per la delibera portata in assemblea dal cda è stata netta. «Il nostro no», ha spiegato Alessandro dell’Asta, presidente dell’associazione, «non è di chiusura, ma esprime la voglia di rinnovare insieme». Qualcuno, però, oltre allo schiaffo a Bankitalia fa notare anche quello sonoro ricevuto dal consiglio di amministrazione. Massimo Ponzellini, che aveva detto che non si sarebbe dimesso anche in caso di voto contrario pur confidando in una risposta positiva dei soci, minimizza: «Abbiamo presentato 10 delibere e su 9 di queste c’è stata la pressoché unanimità dell’assemblea. Non mi sento sfiduciato da quest’assemblea che ha ritenuto che questo non fosse il momento idoneo per passare da 3 a 5 deleghe». Una questione che secondo il presidente di Bpm ha catalizzato su se stessa «molta attenzione» soprattutto per colpa di un «giornalismo assetato di scoop che in un mondo piatto fa delle deleghe un mito».

Il no sulle deleghe, secondo Ponzellini, ha soltanto «un valore simbolico» sull’immediato futuro della banca. E, soprattutto, non avrà alcuna ripercussione sulla razionalizzazione della governance auspicata da Via Nazionale. «Uno dei punti che Bankitalia aveva evidenziato», dice il presidente, «era relativo alla necessità di revisione della governance della banca. E le deleghe sono solo uno dei passaggi. Il progetto sulla governance va avanti con ben altri obiettivi». A «brevissimo» i vertici di Bpm incontreranno i rappresentanti della Banca d’Italia per discutere l’esito dell’assemblea, assicura Ponzellini. Mentre il dg Enzo Chiesa spiega che «con la vigilanza c’è un rapporto che continua». Il cantiere della riforma, secondo i vertici dell’istituto di credito, potrebbe essere chiuso entro la fine dell’anno, in modo da avere una nuova governance da applicare in tempo con il rinnovo del cda, previsto a primavera 2012.

Resta da capire cosa farà Franco Debenedetti. A differenza di Ponzellini, l’economista che siede nel cda in rappresentanza di Assogestioni aveva annunciato le dimissioni in caso di un no sulle deleghe, ritenendo i rilievi formulati da Bankitalia non più rinviabili.
È invece andato tutto liscio sul fronte dell’aumento di capitale da 1,2 miliardi. Oltre al via libera dell’assemblea, si è anche chiuso il consorzio di garanzia con una decina banche estere che si divideranno il compito con Mediobanca e il Credit Mutuel. Per il resto, l’unica certezza è che l’operazione sarà lanciata a settembre. Allo stato attuale, spiega Chiesa, «è prematuro affrontare il tema del prezzo dell’offerta e dello sconto».

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