giovedì 22 settembre 2011

Arriva la quarta manovra: tassano la casa

Ci risiamo. A pochi giorni dall’approvazione della manovra bis di ferragosto da 54 miliardi già spunta all’orizzonte un’altra stangata. Il ministero dell’Economia, per ora, smentisce, ma l’ipotesi circola con insistenza. E, visti i balletti che hanno caratterizzato le correzioni del bilancio nelle ultime settimane (con la manovra schizzata senza colpo ferire da 45,5 a 54,2 miliardi), nulla può essere escluso con certezza. La versione ufficiale arrivata in serata da Via XX Settembre è che la «manovra è pienamente sufficiente per il pareggio nel 2013».

Le attenzioni sono concentrate tutte sulla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza che sarà portata questa mattina sul tavolo del Consiglio dei ministri convocato per le 9. È lì che sono contenute le revisioni al ribasso della crescita, con un taglio robusto delle stime sul Pil nel 2011 dall’1,1% allo 0,7% che non promette nulla di buono per i conti pubblici. Rispetto ai precedenti calcoli, infatti, mancherebbero tra i 7 e gli 8 miliardi (ma secondo alcuni la forbice esatta è 10-15 miliardi, se si considerano anche le risorse necessario al decreto sviluppo).
Alcune fonti del Tesoro, malgrado le rassicurazioni del ministro, hanno rivelato ieri che i tecnici sono comunque al lavoro su un ventaglio di possibili ulteriori interventi da inserire nella Legge di stabilità, che dovrebbe vedere la luce entro il 15 ottobre.
Sul tavolo ci sono tutti i grandi capitoli accantonati durante l’elaborazione della manovra bis. Ipotesi su cui già si è discusso molto all’interno della maggioranza, come la stretta sulle pensioni di anzianità e la patrimoniale per i super ricchi. Non si escludono anche accelerazioni sulla riforma fiscale e sulle dismissioni, due provvedimenti già messi ufficialmente in cantiere. Ma alle proposte già note si aggiungono anche idee nuove che, inutile dirlo, puntano dritte dritte alle tasche dei contribuenti. Tra queste, gli esperti di Via XX Settembre stanno valutando anche l’ipotesi di tartassare i proprietari di casa attraverso un adeguamento delle rendite catastali.

Le cifre complessive che ruotano intorno alla tassazione se di dovessero allineare drasticamente i valori a quelli di mercato rappresentano un bottino di oltre 60 miliardi. Allo studio, però, ci sarebbero misure più soft, si fa per dire, che permetterebbero alle Finanze di raggranellare, principalmente attraverso un maggiore prelievo Irpef, fino a 20 miliardi. Un salasso che andrebbe a colpire una fascia di contribuenti già pesantemente penalizzati dal fisco (senza contare che un’eventuale patrimoniale colpirebbe principalmente i proprietari di immobili). Secondo i dati diffusi ieri da Confedilizia - che tra l’altro sottolinea di non aver mai partecipato, nell’ambito del gruppo di lavoro sulla riforma delle imposte guidato da Vieri Ceriani, alla stesura della tabella che include le rendite catastali tra le agevolazioni fiscali - l’Italia è già adesso il Paese con il più alto rapporto tra tasse sugli immobili e prodotto interno lordo. Nel 2009, gli ultimi dati disponibili, i proprietari di case hanno subito un prelievo tributario del 2,7% del Pil, mentre la medie di tutti i Paesi Ocse è ferma all’1,8% e quella dell’Unione europea all’1,6%, con un picco verso il basso della locomotiva tedesca dello 0,8%.
Stando a quanto sostiene il Tesoro, comunque, gli italiani non correrebbero rischi di ulteriori stangate. L’aggiornamento al Def, si legge in una nota del ministero dell’Economia, «incorpora stime di crescita aggiornate ad oggi e, pur a fronte di una minore crescita cumulata sull’orizzonte previsto, prevede sul 2013 il raggiungimento del doppio obiettivo del pareggio di bilancio e di un ampio avanzo primario idoneo a porre il debito su uno stabile sentiero discendente». A coprire eventuali buchi, secondo fonti del Tesoro, sarà sufficiente «il gettito derivante dall’incremento dell’Iva», prima non contabilizzato.


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