giovedì 29 settembre 2011

Tremonti accerchiato. Mezzo governo al vertice con le parti sociali

Di sicuro non si può dire che Giulio Tremonti agisca nell’ombra. Ieri a via XX settembre, tranne un paio di ministri palesemente estranei ai temi in discussione, c’era praticamente tutto il governo. Dal titolare del Welfare, Maurizio Sacconi, a quello dello Sviluppo, Paolo Romani, dal ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, a quello della Semplificazione, Roberto Calderoli. Il tutto, novità frutto della tregua siglata martedì tra il ministro dell’Economia e il premier Silvio Berlusconi, con la supervisione del gran visir di Palazzo Chigi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. E oggi si replica, con l’aggiunta del Cavaliere, al tavolo sulle dismissioni del patrimonio pubblico, sempre nelle stanze di Via XX settembre.

Difficile dire quali e quanti passi siano stati fatti ieri nell’ennesimo round con banche e imprese per mettere a punto il decreto sviluppo. Stringatissime, come al solito, le informazioni che trapelano dal Tesoro. La riunione, assicurano i collaboratori del ministro dell’Economia, è stata «la base preparatoria per scelte politiche e per gli articolati». L’incontro «tecnico», inutile dirlo, è «stato molto positivo» e la discussione «molto approfondita».
Al di là delle frasi di circostanza, il governo punta ad accelerare e a semplificare le grandi opere e ad incentivare il coinvolgimento dei privati. L’obiettivo, ha spiegato Sacconi, è quello di arrivare, entro la prossima settimana, a due decreti, uno per le infrastrutture e uno per la semplificazione, per ridare slancio allo sviluppo del Paese. Il confronto di ieri con rappresentanti di Abi, Confindustria e Rete imprese è stato abbastanza rapido, circa un’ora e mezza. Bozze di articoli del decreto sviluppo già circolano come materiali di lavoro: tra le ipotesi sul tappeto si va dalla defiscalizzazione Irap e Ires (la Tremonti infrastrutture)  a vantaggio dei concessionari alla devoluzione del 25% di extragettito Iva legato ad una infrastruttura a chi la realizza, dalla approvazione unica da parte del Cipe alla cessione delle partecipazioni Anas al ministero dell’Economia, fino agli incentivi alle assicurazioni che apporteranno capitale privati nella realizzazione di opere pubbliche. Romani ha confermato che si sta studiando anche una norma «per ampliare il credito di imposta» per la ricerca.

Sul versante delle semplificazioni, invece, il ventaglio è ancora molto ampio: nei documenti di lavoro si va dalle infrastrutture petrolifere strategiche alle concessioni demaniali, dalla costituzione di una società per la realizzazione delle infrastrutture di tlc a banda larga fino alla semplificazione dei controlli relativi al divieto di traslazione della cosiddetta Robin Tax. Ma in campo ci sarebbero anche semplificazioni fiscali, misure per il credito (rinegoziazione e portabilità dei mutui) fino al rilancio della Fondazione per il merito, per promuovere «la qualità ed efficienza del Sistema italiano dell’università e della ricerca».
Tutte misure, ha ribadito Matteoli a margine di una burrascosa assemblea dell’Associazione dei costruttori (Ance), che non dovranno costare nulla al Tesoro. «Soldi non ce ne sono», ha detto il ministro lasciando la sala al termine del suo intervento, «il finanziamento avviene attraverso la defiscalizzazione e semplificazione. Le risorse sono indirette ma sono sempre risorse». Denari sonanti sono invece quelli che arriveranno dal taglio di 6 miliardi di euro ai ministeri, capitolo che ieri, dopo le insistenze di Tremonti, ha finalmente visto la firma del Dpcm. Spetterà ora ai vari dicasteri definire il proprio budget entro i nuovi limiti.
E risorse potrebbero arrivare anche dall’alienazione dei beni pubblici. Oggi, secondo quanto annunciato dallo stesso ministero dell’Economia, sul tavolo ci dovrebbero essere ipotesi concrete, soprattutto sul versante immobili che, senza contare le partecipazioni nelle società, ammonta complessivamente a circa 500 miliardi di euro.
Ma i tecnici del governo, malgrado i continui veti incrociati che arrivano dalle varie componenti della maggioranza, sono al lavoro anche su altre misure che potrebbero portare nuove risorse: dall’adeguamento delle rendite catastali, alla tassa patrimoniale, fino alle pensioni di anzianità.
Il mondo imprenditoriale, per ora, resta freddo. Al punto che appena usciti dal ministero i rappresentanti delle categorie si sono subito infilati nella foresteria di Confindustria a Via Veneto per mettere nero su bianco una controporposta. Ci sarà ancora una riunione a livello tecnico oggi per arrivare presto alla firma di una intesa ampia tra industriali, banche, pmi e coop. La base è il manifesto in 5 punti su cui ha lavorato Confindustria: riforma fiscale, infrastrutture, privatizzazioni, liberalizzazioni, pensioni.


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