sabato 17 settembre 2011

Il giorno dell’Iva. Parte la stangatina sulle imposte indirette


Carburante, treni, elettrodomestici, abbigliamento, automobili. Occhio ai prezzi. Ieri la versione definitiva della manovra di ferragosto è stata pubblicata in Gazzetta. E da oggi le chiacchiere, gli annunci e gli inutili veti della Lega, che non voleva intervenire sulle imposte indirette, si trasformano in tasse, a partire proprio dall’aumento dell’Iva dal 20 al 21%. Sugli acquisti minori ma frequenti come la benzina, i detersivi o il caffè, la stangata sarà quasi impercettibile, un piccolo stillicidio quotidiano che, spicciolo dopo spicciolo, ci svuoterà progressivamente le tasche. Per chi dovrà comprare prodotti più costosi l’aumento sarà più robusto e visibile. Ma la sostanza cambia poco.

Alla fine dell’anno, come ha scritto il governo nella relazione tecnica alla manovra bis, il gettito aggiuntivo sarà di 700 milioni. Dal 2012 la misura dovrebbe “fruttare” al Tesoro 4,2 miliardi l’anno.
Tutto da verificare l’impatto sulle famiglie e sulle vendite. Anche perché su molti prodotti di largo consumo l’Iva non viene indicata e c’è il rischio più che concreto che l’aumento di un punto percentuale si traduca in incrementi ben più pesanti per l’utente finale. Vigilare sulla correttezza dei commercianti è praticamente impossibile. Anche perché la mappa dei prodotti che subiranno l’aumento e di quelli che invece manterranno l’aliquota agevolata del 4 o del 10% è troppo articolata per orientarsi. Sulla carta nessun rincaro dovrebbe esserci per i beni alimentari di prima necessità (pane, latte, pomodori, ecc.) e per i giornali. Ma non è così semplice. Il cioccolato comune, ad esempio, costerà uguale, ma quello di pregio aumenterà. Così pure il caffé: al supermercato aumenterà, ma al bancone del bar, invece, dovrebbe restare inchiodato allo stesso prezzo, visto che è soggetto all’Iva del 10%. In ogni caso, gli incrementi sui prezzi lordi (quelli finali che vediamo nell’ultima riga dello scontrino per intendersi) non dovranno superare lo 0,83%. Il che significa che su 100 euro di spesa la stangatina potrà essere solo di 83 centesimi e non di un euro come qualcuno sicuramente tenterà di farci credere.

A fare due conti sull’impatto per le famiglie ci hanno provato gli esperti della Cgia di Mestre. Secondo l’ufficio studi dell’associazione degli artigiani l’aumento dell’Iva peserà mediamente 92 euro in più a famiglia, cifra che per un terzo riguarda i trasporti. Più pessimista il Codacons, che parla di «una stangata, a regime, su base annua, di 290 euro per una famiglia di 3 persone e di 385 per una di 4». Ai costi per i consumatori si aggiungeranno quelli per i rivenditori. Bisognerà ristampare i cataloghi, rifare le etichette, aggiustare le confezioni. Con inevitabili confusioni e pasticci che riguarderanno le fatture. Ad esempio, quelle relative alle consegne di beni effettuate nel mese di settembre 2011, emesse entro il 15 ottobre, indicheranno due aliquote Iva ordinarie differenti: il 20% per le consegne effettuate fino al 16 settembre, e il 21% per quelle successive. Se l’Iva aumenta subito, presto lo farà anche l’accise sulle sigarette. La manovra prevede di ricavarne (insieme ai giochi) 1,5 miliardi di gettito. Entusiasta la Lega, che in un ordine del giorno votato alla Camera ha incoraggiato il governo ad accalerare perché la tassa fa bene all’erario e alla salute. In realtà, come si legge in un recente studio realizzato dalla Luiss, la progressione dei prezzi delle sigarette non fa diminuire i fumatori, ma solo aumentare il contrabbando. In altre parole, danni sia all’erario sia alla salute.


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