mercoledì 28 settembre 2011

Tremonti sigla la tregua col premier, ma finisce sotto tutela

La cabina di regia non c’è, ma la sensazione che Giulio Tremonti da oggi sia sotto stretta sorveglianza è difficile da scacciare. Sarà un caso, ma questa mattina, per la prima volta, un pezzo di Palazzo Chigi, nella persona del gran ciambellano Gianni Letta, sbarcherà a Via XX Settembre per presenziare al tavolo tra il ministro e le parti sociali sul decreto sviluppo. Mentre domani sarà lo stesso Silvio Berlusconi a presidiare il seminario convocato da Tremonti sulle dismissioni del patrimonio pubblico.

L’accordo uscito dal lungo vertice di ieri tra il ministro dell’Economia e il premier ricorda un po’ la storiella di Maometto e la montagna. Il quartier generale della politica economica non si trasferisce a Palazzo Chigi, ma Palazzo Chigi trasloca a Via XX Settembre. Dal Tesoro minimizzano, parlando di un «maggiore coordinamento» richiesto dalla difficile congiuntura, ma è chiaro che la ritrovata collegialità è uno dei punti su cui è stata siglata ieri, in presenza di Letta, che ne ha favorito il buon esito, la tregua tra i due litiganti.
Stando alle indiscrezioni, gli attriti nel corso del vertice di due ore a Palazzo Grazioli sarebbero stati ridotti al minimo, malgrado l’irritazione del ministro per l’ennesimo tentativo andato a vuoto, durante l’incontro con Giorgio Napolitano, di riportare in pista per Bankitalia il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. Per quest’ultimo, che molti nella maggioranza considerano il mastino di Giulio e vorrebbero vedere altrove, il premier terrebbe invece una poltrona in caldo all’Antitrust (anche se il mandato di Catricalà scadrà solo a primavera). A Palazzo Grazioli nessuno si è piegato, ha chiesto scusa o fatto passi indietro, ma né Tremonti né Berlusconi hanno intenzione di far saltare il tavolo in una fase così delicata.

Infrastrutture detassate
Di qui lo sforzo di mettere i rancori nel cassetto e proseguire fianco al fianco. «È stato un incontro di lavoro molto positivo», hanno spiegato fonti del Tesoro, minimizzando anche con un «nulla di strano» la presenza di Letta al vertice di oggi. I due si sono trovati d’accordo sulla necessità di sfornare al più presto (probabilmente non prima della prossima settimana) una serie di provvedimenti che rilancino non solo l’economia del Paese, ma anche l’immagine assai appannata del governo.
I capitoli su cui si premerà l’acceleratore sono infrastrutture e semplificazioni. Sul primo punto, in particolare, oggi il ministro dovrebbe illustrare la cosiddetta “Tremonti infrastrutture”, che ha come obiettivo quello di rilanciare le grandi opere sostituendo i contributi pubblici diretti con incentivi fiscali su Irap e Ires per i privati che decidono di investire. Da definire i dettagli, ma una cosa è certa: l’intervento dovrà essere rigorosamente a costo zero per le casse dello Stato.

Meno burocrazia
Sul fronte della semplificazione, capitolo a cui sta lavorando il dicastero di Roberto Calderoli, potrebbe arrivare un’accelerazione su alcune norme già approvate, ma che attendono di poter decollare. Tra queste, lo sportello unico per le imprese, già contenuto in una legge, ma non ancora operativo a causa delle difficoltà legate alla gestione affidata ai comuni. Nel provvedimento dovrebbero anche essere inserite nuove misure a sostegno delle pmi, per ridurre in modo sostanziale gli obblighi burocratici.
Altrettanto caldo il tema della dismissione del patrimonio pubblico per abbattere il debito. La questione sarà affrontata domani nel seminario ad hoc, voluto da Tremonti per portare allo stesso tavolo le principali banche, le compagnie di assicurazione, i fondi immobiliari e quelli di investimento sia italiani sia internazionali. Tutti soggetti che, a vario titolo, dovranno essere coinvolti nell’operazione con cui il Tesoro metterà sul mercato pezzi dell’ingente patrimonio mobiliare e immobiliare dello Stato.


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