venerdì 30 marzo 2012

Il gioco delle accise non paga. Con le supertasse sulla benzina lo Stato può perdere 581 milioni

Il fenomeno è ben conosciuto. Anche e soprattutto da chi continua a mettere tasse su tasse nella speranza che, alla fine, qualcosa resterà. L’aumento dell’aliquota, a lungo andare, fa diminuire il gettito. Non si tratta di complicate equazioni matematiche né della tanto discussa, ma mai effettivamente smentita, curva di Laffer. Stiamo parlando, più semplicemente, di beni di consumo che, a forza di balzelli, nessuno consuma più. Accade puntualmente con le sigarette. E accade anche con la benzina, che non sempre è così indispensabile come si crede. Anzi, tra le ennesime accise caricate da Monti e le continue oscillazioni del prezzo del greggio, molti stanno imparando a farne a meno.

Passera riporta la politica dentro Finmeccanica

Dopo i tanti silenzi degli scorsi mesi, ieri Corrado Passera ha deciso di intervenire a tutto campo su crisi, recessione e prospettive di crescita. Tra le numerose affermazioni del superministro dello Sviluppo, dei Trasporti e delle Comunicazioni, non può passare inosservata la frase dedicata al piano di cessioni annunciato da Finmeccanica: «Sono convinto che ovunque ci sono aziende che possono essere messea posto, bisogna cercare di metterle a posto prima di cercare altri tipi di soluzioni».

giovedì 29 marzo 2012

Alitalia ci costa 300 milioni in più

In apparenza, c'è una doccia gelata per Ryanair e una boccata d'ossigeno per la Cai. In realtà, quella arrivata ieri da Lussemburgo è una bella grana anche per il governo Monti. A fare le spese del verdetto della Corte di Giustizia europea, che ha bocciato il ricorso della compagnia irlandese, infatti, saranno non solo i creditori della vecchia Alitalia, ma anche tutti i contribuenti.

Assalto in Parlamento al salasso Imu

La solita storia. La buona volontà c'è, i soldi no. Le commissioni Bilancio e Finanze del Senato, che stanno esaminando il decreto sulle semplificazioni fiscali, sono ancora alla ricerca di soluzioni sull'Imu. Sono molti gli emendamenti che chiedono deroghe alla nuova imposta sugli immobili, ma «il governo non ci dice le risorse disponibili», riferisce a margine dei lavori a Palazzo Madama Giovanni Legnini del Pd, componente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama. «Come gruppo», aggiunge, «abbiamo sollecitato governo e relatori a definire i pareri sugli emendamenti ancora accantonati e a dichiarare la disponibilità a poche significative modifiche, a partire proprio dall'Imu». Le Commissioni stanno dunque procedendo a rilento, accantonando le questioni principali. Secondo quanto riferito, il governo avrebbe rinviato a oggi la risposta su eventuali risorse disponibili per modificare il decreto.

mercoledì 28 marzo 2012

Si rischia un'altra stangata sulla benzina. Ma non è la tassa sulle disgrazie

Nel giorno in cui la verde tocca un nuovo record a 1,98 euro al litro, torna la cosiddetta tassa sulle disgrazie,
ovvero la copertura dei costi sulle calamità naturali attraverso l’aumento delle accise sulla benzina. A prevederlo è un emendamento bipartisan al dl Semplificazioni approvato dalla commissione Affari costituzionali del Senato. L’ennesimo balzello che si va ad aggiungere ad una fiscalità già pesantissima sui carburanti? Il rischio che le tasse sulla benzina aumentino c’è, ma la questione è un po’ più complessa. La norma approvata ieri, infatti, non reintroduce la vecchia tassa sulle disgrazie pensata dall’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, fra l’altro bocciata dalla Consulta. L’emendamento, spiega uno dei firmatari, il senatore del Pdl Filippo Saltamartini, «serve a tamponare un pasticcio normativo che avrebbe permesso di svuotare, con qualunque scusa, il fondo nazionale per le emergenze, oggi di 600 milioni, nella disponibilità della protezione civile». Questa era la situazione uscita dalla Camera. Il Senato, continua Saltamartini, «ha semplicemente riportato il fondo alla sua funzione originaria, prevedendo che il governo possa, non debba, in casi di necessità, utilizzare l’aumento delle accise a livello nazionale per rifinanziare il fondo». Sempre ieri in commissione è stato raggiunto il compromesso sulla contesta norma che liberalizza i servizi di manutenzione della rete tlc. Lunedì un fronte parlamentare bipartisan aveva stoppato il blitz del governo per neutralizzare la norma. Alla fine è sceso in campo lo stesso Monti, che ha dato il via libera ad una soluzione di compromesso votata ieri mattina. Sarà l’authority a decidere, ma dovrà garantire la possibilità per gli operatori alternativi di avvalersi di società terze per i servizi ora affidati in esclusiva a Telecom.

© Libero

Per Finmeccanica l'eredità Guarguaglini pesa 3,2 miliardi

Una bomba da 3,2 miliardi. È questo il costo della massiccia operazione di ristrutturazioni e svalutazioni (646 milioni solo per la statunitense Drs) messa in piedi da Giuseppe Orsi per tagliare i ponti col passato. Difficile capire quanto del macigno, che ha pesato sul bilancio 2011 provocando un rosso di 2,3 miliardi, sia attribuibile a passi falsi della vecchia gestione Guarguaglini e quanto alla bufera economica-finanziaria internazionale. 

martedì 27 marzo 2012

Asili, scuole e ospizi. L'Imu stanga i più deboli


Non bastavano gli aumenti fino al tremila per cento. La stangata sulla stragrande maggioranza degli italiani che ha tirato la cinghia e si è indebitata a vita con le banche per acquistare una casa e abitarci. La nuova Imu scaturita dalla penna dei prof al governo che sostituisce e aumenta la vecchia Ici colpirà asili, scuole elementari e medie, centri ricreativi, piscine comunali e persino gli anziani nelle case di riposo.

Finmeccanica si mette a dieta

Una Finmeccanica piccola, ma pulita. La definizione è di Mediobanca, ma piace molto anche alla City di Londra. A prendere in prestito il suggerimento rivolto dalla banca d'affari italiana agli investitori è stato ieri il Financial Times, che alla vigilia della presentazione dei conti ha dedicato un lungo articolo al colosso della difesa e dell'aerospazio. Le previsioni non sono rosee. Giuseppe Orsi ha già terrorizzato il mercato a inizio mese annunciando lo slittamento di due settimane del cda sul bilancio. Oggi, che è venuto il momento della verità (i dati saranno diffusi questo pomeriggio) il rischio è che lo shock sia ancora più forte. Il quotidiano londinese ritiene che il gruppo (che ieri ha perso in Borsa l'1,53%) si presenterà all'appuntamento con una quota di perdite che potrebbe aggirarsi sui 2,3 miliardi di euro, a fronte dei 560 milioni di utile con cui è stato chiuso l'esercizio 2010.

lunedì 26 marzo 2012

Il governo confessa: sappiamo solo aumentare le tasse

Doveva essere un paracadute d'emergenza, è diventata la strada maestra. I mesi passano e la possibilità che l'aumento dell'Iva di due punti percentuali previsto per ottobre riesca ad essere neutralizzato si fa sempre più sottile. Praticamente inesistente. «Dobbiamo vedere, ad oggi l'incremento è previsto. È chiaro che se abbiamo risultanze molto positive, possiamo evitarlo», ha ribadito ieri il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli. «L'impegno per evitare che succeda riguarda tutti», ha aggiunto il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, «anche se è quasi automatico se non troviamo altre fonti». Di sicuro non potremo contare sulla tanto sbandierata spending review, il progetto intorno a cui ruota l'unica speranza di vedere qualche sforbiciata alla spesa dopo le valanghe di balzelli. «Non penso che possa dare decine di miliardi», ha tagliato corto Grilli.

domenica 25 marzo 2012

Spunta l'ombra del Colle dietro l'emendamento salva-Telecom

Si sarebbe scomodato addirittura il Colle per risolvere il pasticcio del governo sull’emendamento al decreto semplificazioni che liberalizza i servizi di manutenzione sulla rete fissa di Telecom (oggi gestiti in esclusiva dal gruppo). Di ufficiale, ovviamente, non c’è nulla. Non è compito del capo dello Stato mettere il naso nei provvedimenti dell’esecutivo né, tantomeno, nelle modifiche parlamentari.

sabato 24 marzo 2012

Dubbi tra i ministri. La stangata fiscale viene rimandata

Non c'è stato tempo. Questa la versione ufficiale del rinvio a sorpresa della delega fiscale da parte di Palazzo Chigi. «In ragione dei numerosi punti all'ordine del giorno», si legge nella nota ufficiale diffusa al termine della riunione, «il Consiglio dei ministri ha ritenuto opportuno rinviare ad una seduta successiva l'approvazione del testo finale». Lo scopo, continua il comunicato, «è quello di ponderare e analizzare con maggiore attenzione i dettagli tecnici della riforma». In effetti, malgrado la delega fiscale fosse al primo punto dell'ordine del giorno, la seduta è stata monopolizzata da due patate bollenti sul tavolo dell'esecutivo, riforma del lavoro e norma salva-banche, la cui soluzione è stata ritenuta più urgente. E, vista l'aria di stangata che tira, a partire dal nuovo catasto fino alla nuova carbon tax, non è detto che sia un male.

Marchionne studia la fuga e se la prende con le bisarche

Il precedente più clamoroso è quello del maggio 2005, quando un durissimo sciopero delle bisarche provocò il crollo delle vendite Fiat del 27,1% in Italia e del 26,7% in Europa. Anche allora, come è accaduto in questi giorni, il Lingotto sfruttò la protesta per archiviare con ottimismo quello che in realtà era il quarto mese consecutivo in flessione delle vendite. In quel caso, però, le immatricolazioni passarono da una media negativa del 5-6% alla temperatura polare di -26. I dati registrati dall’azienda a febbraio, invece, non discostano così tanto dal trend negativo dell’ultimo anno. Il pesante -20,1% registrato in Italia (-16,5% in Europa) dal gruppo Fiat nel secondo mese dell’anno, infatti, va confrontato con il -16,9% di gennaio (-15,9% in Europa), il -19,7% di dicembre e con un complessivo -13% relativo all’intero 2011.

mercoledì 21 marzo 2012

Telecom grida all'esproprio. Governo pronto alla marcia indietro sulla liberalizzazione della rete

«Un esproprio inutile, impraticabile e incostituzionale». Dopo settimane di polemiche roventi, anche Telecom scende finalmente in campo contro l’ipotesi di liberalizzare i servizi di manutenzione della rete fissa (ora affidati in esclusiva al gruppo). L’ex monopolista aveva finora lasciato che a contestare la norma inserita (lo ricordiamo all’unanimità e col parere favorevole del governo) nel pacchetto semplificazioni fossero altri. Ieri, però, Franco Bernabé ha deciso di uscire allo scoperto, definendo la legge «un vero e proprio strappo allo Stato di diritto» e invitando i politici ad «astenersi dal discutere problemi tecnici che non si conoscono». Un attacco diretto e durissimo (poi ammorbidito in serata), che poco è piaciuto ai parlamentari. In particolare al capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, che ha denunciato «gli ukase di un signore preso da delirio di onnipotenza».

martedì 20 marzo 2012

Così aumenta la rendita catastale

Un’altra bella sorpresa si affaccia all’orizzonte per i proprietari di casa. Nella legge delega fiscale che il governo si appresta a varare all’articolo 2 compare anche una bella riforma complessiva del catasto. La novità era annunciata da mesi, questo non cambia molto, però la sostanza delle cose. Queste le intenzioni dichiarate: stop alle case di lusso nel centro delle città con rendite catastali simili a quelle di un fabbricato agricolo. Fine della disparità di valore tra una casa nuova costruita in periferia che per l’erario vale più di un fabbricato costruito prima della guerra in zone semicentrali.

Ecco le nuove tasse sulla casa. Per le famiglie stangata da 600 euro l'anno

Tasse dirette, rincari indiretti, addizionali comunali, balzelli statali. La nuova tassazione sulla casa che scatterà a giugno, così come deciso dal governo Monti nel cosiddetto decreto Salva Italia si preannuncia un vero e proprio bagno di sangue. Difficile anche stilare un elenco delle imposte aggiuntive che gli italiani si troveranno a dover pagare quando le disposizioni diventeranno operative.

sabato 17 marzo 2012

Il Financial Times scarica Monti: "Doveva tagliare la spesa, ha aumentato le tasse""

«Gli investitori hanno ritrovato l’entusiasmo per i titoli di Stato italiani ma restano i timori sul futuro economico dell’Italia». La luna di miele tra Mario Monti e la City sembra già finita. A gennaio il Financial Times sembrava avere occhi solo per il nostro presidente del Consiglio. Dopo un decennio di «governo da cabaret», scriveva il prestigioso quotidiano della comunità finanziaria di Londra verso la metà del mese, l’Italia ora è governata da «gente seria». Monti, si leggeva nel famoso spazio della Lex Column, «ha avuto un buon inizio» e sta cominciando ad affrontare «le radicate rigidità dell’economia».

L'accordo sul lavoro è già sparito

A tre giorni dal vertice con Mario Monti le parti sociali tentano di mostrare i muscoli nel tentativo, evidentemente, di portare a casa qualche risultato in più. Come se non bastassero le concessioni già fatte dal governo, che, scaricando i costi della riforma sulle piccole imprese, ha accolto alcune richieste di Confindustria sull’allungamento dei tempi e, soprattutto, ha limitato ad un ritocchino di maquillage gli interventi sull’articolo 18.


venerdì 16 marzo 2012

Nuovo record del debito. Nonostante l'austerity la spesa pubblica continua a crescere

Molti, questa estate, pensavano che l’Italia avesse raggiunto il fondo. A luglio, mentre riesplodeva la crisi economico-finanziaria, il totalizzatore del debito pubblico italiano segnava la cifra monstre di 1.911 miliardi, record storico negativo del nostro Paese. Arrivati così in basso, si pensò, non si può che risalire. E in effetti, i mesi successivi andò un po’ meglio con risultati altalenanti intorno alla soglia dei 1.900 miliardi.

La Fornero se ne frega delle piccole imprese

Schiacciate tra sindacati e Confindustria, le pmi alzano il tiro. Se la riforma provocherà un aumento del costo del lavoro per le piccole e medie imprese, così come previsto dalla bozza di riforma del mercato del lavoro, le associazioni di categoria potrebbero decidere di disdettare i contratti collettivi di lavoro. «È una eventualità, la stiamo valutando», dicono da Rete imprese Italia. Commercianti e artigiani non ci stanno ad accettare l’aumento degli oneri legati ai contratti a tempo determinato e alla nuova indennità di disoccupazione che porterebbe un aggravio quantificato in circa 2,7 miliardi in più l’anno.

Il governo studia l'insabbiamento sulla liberalizzazione delle tlc

L’Agcom, per ora, si chiama fuori, ma il duello sulla liberalizzazione delle reti tlc resta serrato e i tecnici del governo stanno lavorando ad una soluzione per disinnescare la norma contenuta nel decreto semplificazioni.
Ieri il consiglio dell’authority per le tlc si è riunito per la seconda volta (la prima è stata l’8 marzo) dal giorno del parere informale inviato al dipartimento delle Comunicazioni del ministero dello Sviluppo dalla segreteria generale dell’Agcom. Un parere, non passato per il consiglio e chiesto dal ministero di Corrado Passera solo dopo l’approvazione del provvedimento con parere favorevole del governo, che ha fatto storcere il naso a più di un commissario.

giovedì 15 marzo 2012

Disobbedienza civile degli agenti assicuratori contro le finte liberalizzazioni

«Una farsa assurda». Il presidente dello Sna, Claudio Demozzi, si riferisce alla finta liberalizzazione delle polizze auto, ma anche il teatrino di partiti e governo non è da meno. Dopo aver scritto e approvato al Senato una norma inapplicabile, ora che il tempo è scaduto (alla Camera il decreto liberalizzazioni è blindato) tutti si dicono intenzionati a riscrivere il testo.

Sul lavoro aria di retromarcia. Resta l'articolo 18 e riforma dal 2017

Cambi di rotta più che mediazioni. La trattativa sulla riforma del lavoro sembra aver preso una piega strana, che potrebbe lasciare molto deluso chi sperava in un governo con la schiena dritta nel confronto con sindacati e Confindustria. La sensazione, infatti, è che Elsa Fornero più che con le ”paccate” di soldi abbia ammorbidito i contendenti con abbondanti marce indietro sull’articolo 18 e con un allungamento dei tempi di transizione della riforma. A bocca asciutta resterebbero le piccole e medie imprese, che anzi vedrebbero crescere i costi dei contributi sociali.

mercoledì 14 marzo 2012

Le paccate della Fornero non convincono i sindacati

Si mette male sulla riforma del Lavoro. Elsa Fornero traballa sull’articolo 18 e promette «una paccata di miliardi» per indorare la pillola ai sindacati. Ma il muro delle sigle non si incrina. Anzi, ad ingrossare il fronte del no arrivano anche le piccole imprese.


Italiani più tartassati del mondo. In barba allo Stato di diritto

Un fisco occhiuto, invadente e straripante, che viola lo Stato di diritto e pesa sui cittadini italiani più che in ogni altro Paese al mondo. È un “uno due” terrificante quello arrivato ieri in contemporanea dalla Corte dei Conti e dal garante della privacy, che senza giri di parole hanno fatto a pezzi le politiche fiscali messe in campo negli ultimi mesi per far quadrare il bilancio. Dopo settimane di retorica sulla lotta all’evasione e sull’opera benemerita del direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera nella scovare e punire quelli che, con una pubblicità di dubbio gusto ideata da Giulio Tremonti e confermata da Mario Monti, vengono definiti “parassiti”, il numero uno della magistratura contabile, Luigi Gianpaolino, e il presidente dell’authority, Francesco Pizzetti, riportano giustamente l’attenzione sui contribuenti che le tasse le pagano. E ne pagano troppe.

martedì 13 marzo 2012

Effetto Monti: l'Italia torna al 1980

Un balzo indietro di 30 anni. L’idea può sembrare divertente, pensando alla discomusic, ai mondiali di Spagna, ai primi home computer, alla nascita dei videogiochi. In realtà, è l’incubo in cui sta precipitando l’Italia sotto il peso combinato di pressione fiscale, inflazione e recessione.

lunedì 12 marzo 2012

Anche Maradona vuole il bollino blu di Befera

«Non è un provvedimento da Paese civile. È un’esagerazione fuori logica». Le reazioni, com’era prevedibile, non si sono fatte attendere. Per Confesercenti la bizzarra proposta di Attilio Befera di premiare con un bollino blu i negozianti in regola col fisco è da impacchettare e rimandare al mittente. Senza ringraziamenti.

sabato 10 marzo 2012

Saglia: "La liberalizzazione delle reti tlc è in linea con l'Europa"

Sale la tensione sull’emendamento al decreto semplificazioni che liberalizza i servizi di manutenzione della rete (oggi gestiti in esclusiva dal proprietario dell’infrastruttura Telecom). Ieri lo scontro si è trasferito a Bruxelles. Secondo il Berec, l’authority europea delle tlc, «la norma viola il principio di indipendenza dell’Agcom e le leggi comunitarie». Diverso il parere dell’Ecta, associazione che rappresenta oltre 100 operatori non incumbent con sede proprio a Bruxelles, che considera invece la disposizione un passo avanti «verso una maggiore concorrenza» che non «minaccia il ruolo delle autorità nazionali».

venerdì 9 marzo 2012

Il governo pasticcia sulle tlc. Telecom in rivolta

Telecom ha subito tirato fuori l’artiglieria pesante. Le minacce sull’impatto occupazionale della norma, inserita nel decreto semplificazioni (su cui ieri è arrivata la fiducia), che potrebbe togliere al gruppo i guadagni derivanti dalla manutenzione della rete ha costretto persino il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, e la Cgil a scendere in campo a fianco del “padrone” Franco Bernabé. Il Pdl non sembra intenzionato a fare passi indietro su quella che per certi aspetti appare la norma più “liberalizzatrice” di tutti i pacchetti del governo. Così come la Lega e il Pd, che hanno presentato gli emendamenti “incriminati”, e l’Idv. La grana però c’è. L’Agcom, su richiesta della direzione Comunicazioni del ministero dello Sviluppo, ha espresso parere negativo, spiegando che la materia non è competenza del Parlamento e che lasciare gli operatori alternativi liberi di risparmiare sui costi di affitto della rete togliendo a Telecom il monopolio della manutenzione violerebbe addirittura le norme comunitarie. Contatti informali già intercorsi tra Bruxelles e il ministero, secondo quanto risulta a Libero, avrebbero confermato il problema. L’Aiip (l’associazione degli internet provider) sostiene invece che c’è un precedente in Francia e che Telecom già appalta a terzi i servizi. Il governo sta studiando una soluzione, anche se resta da capire perché sull’emendamento sia arrivato il parere favorevole dell’esecutivo (che aveva già pasticciato sui precari della scuola). Chi sta tifando per il mantenimento della norma è l’Istituto Bruno Leoni, secondo cui «è corretto e auspicabile garantire agli operatori alternativi la possibilità di pagare a Telecom solo l’affitto della risorsa, acquistando i servizi accessori sul mercato».

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La Robin Tax taglia i dividendi dell'Enel. E i risparmiatori pagano

I nodi della Robin Hood Tax iniziano a venire al pettine. L’aumento (dal 6,5 al 10,5%)  della tassa sull’energia voluto da Giulio Tremonti la scorsa estate per sostenere i conti pubblici si è aggiunto agli effetti della crisi economica ed è piombato dritto dritto sulla testa dell’Enel. Il gruppo, malgrado l’inevitabile calo dei consumi, è riuscito a chiudere l’esercizio 2011 con ricavi in crescita dell’8% (a 79,5 miliardi) e un margine operativo salito dell’1,4% (a 17,7 miliardi). Questo non è bastato, però, a tenere in piedi l’utile, che è scivolato del 5,5% a 4,1 miliardi.

mercoledì 7 marzo 2012

Ryanair sorpassa Alitalia. La compagnia di bandiera adesso è irlandese

La compagnia di bandiera italiana adesso è irlandese. Il sorpasso era previsto e annunciato, ma ieri è arrivata la certificazione dei numeri. Con 28,1 milioni di passeggeri trasportati nel 2011 da e per il nostro Paese la Ryanair è diventata la prima società aerea in Italia. Alla faccia della crisi.

Monti si ubriaca con la birra. Caos sulla tassa salva-statali

Dopo la valanga di imposte arrivata con la manovra correttiva e le mini tasse inserite di soppiatto nel decreto liberalizzazioni, anche le semplificazioni potrebbero avere la loro bella stangatina. Il governo in serata si è accorto del pasticcio e con una capriola ha stoppato la norma che aveva lasciato passare nel pomeriggio. Ma la partita non è ancora chiusa. E non è detto che alla fine il balzello non arrivi lo stesso.

martedì 6 marzo 2012

La Grecia fa la fine dell'Argentina

Il governo di Atene continua, ovviamente, a mostrare ottimismo. Ma l’epilogo argentino della crisi greca è dietro l’angolo. Se le adesioni dei creditori privati alla sforbiciata di oltre il 70% del valore netto del debito non raggiungerà i livelli attesi, scatterà il taglio unilaterale con conseguente default della Grecia.
Le agenzie di rating hanno già previsto l’eventualità portando il giudizio di merito delle obbligazioni di Atene al gradino più basso della scala. E in qualche modo anche il governo ha ammesso che l’opzione non è così peregrina. «Questa è la nostra migliore offerta», ha detto fuori dai denti il ministro delle Finanze, Evangelos Venizelos, «perché è l’unica offerta esistente». Ma in assenza di un’adesione volontaria, Atene è pronta ad usare le maniere forti, ovvero l’imposizione automatica delle perdite ai creditori con le clausole di azione collettiva. «Con un’adesione quasi universale non sarà necessario» , ha spiegato Venizelos, «Ma queste clausole esistono nel nostro ordinamento, e siamo pronti a mettere in atto i provvedimenti legislativi se necessario».

lunedì 5 marzo 2012

Cerchiai: "Autostrade non scappa dall'Italia"

Brasile, Cile, India, Turchia. L’intenzione è quella di investire e crescere ancora all’estero. Ma Fabio Cerchiai di ”fughe” non vuole sentir parlare. «La sostanza dei nostri risultati economici e della nostra attività», spiega il presidente di Atlantia e della sua controllata Autostrade per l’Italia, «resta quella di un campione nazionale. Nel 2011 abbiamo investito 1,6 miliardi nel nostro Paese, nell’ammodernamento della rete, negli impianti tecnologici, nella costruzione di nuove strade. Rappresentiamo il principale investitore italiano. E intendiamo continuare ad esserlo».

venerdì 2 marzo 2012

La Germania contro Draghi: "Sta gonfiando la prossima bolla finanziaria"

Angela Merkel, stando a quanto riferiscono fonti italiane presenti al vertice bilaterale di Bruxelles in occasione del Consiglio europeo, si sarebbe complimentata con Mario Monti per l'ottimo andamento dello spread tra Btp e Bund. Ma la versione che circola in Germania è ben diversa. Sulle pagine dell'autorevole Sueddeutsche Zeitung si punta il dito direttamente su Mario Draghi , che con i suoi «mille miliardi a buon mercato» ha salvato i Paesi in difficoltà sul debito sovrano, tra cui ovviamente il nostro, rischiando, però, di «causare la prossima bolla finanziaria». Nell'articolo si sottolinea esplicitamente che il calo degli spread di Italia e Spagna è dipeso non solo dai pacchetti di risparmio intrapresi dai governi, ma anche dal fatto che «le banche italiane e spagnole hanno ottenuto molto denaro da Draghi e con questo hanno comprato i bond di casa». In questo modo, continua il quotidiano tedesco, si «copia» il modello della Fed del «mago Alan Greenspan», che «pompò enormi dosi di denaro nel sistema americano», con la conseguenza successiva del «collasso del sistema». L'insofferenza verso le mosse dell'ex governatore di Bankitalia arriverebbe direttamente dalla Bundesbank, dove il presidente Jens Weidmann, secondo quanto riporta il Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha scritto a Draghi per chiedere «un ritorno alle regole di sicurezza, che valevano prima dell'inizio della crisi finanziaria». Intendiamoci, le critiche tedesche non sono una novità. A Berlino, che peraltro si rifiuta di rafforzare altri meccanismi come il fondo salva stati, l'attivismo della Bce non è mai piaciuto. Questa volta, però, è difficile dargli torto. Come scrive il Financial Times, la liquidità di Draghi «fornisce un anestetico di tre anni» che «rimanda un potenziale mal di testa».

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giovedì 1 marzo 2012

Monti forza i tempi delle liberalizzazioni con l'ottava fiducia

Mario Monti ha promesso che seguirà il dibattito parlamentare sulle liberalizzazioni con grande attenzione. Ma solo per essere certo che che «il testo finale, che diventerà legge, contenga i risultati desiderati in termini di   sviluppo, di occupazione e di minore costo per le imprese e i cittadini». Da dibattere, in effetti, c’è poco assai. Dopo aver costretto i relatori a falciare la maggior parte dei circa 2mila emendamenti presentati in commissione (ne sono passati alla fine 141 che non hanno, come era stato annunciato, modificato più di tanto l’impianto del provvedimento), con l’ottava fiducia in poco più di tre mesi (alla faccia della larghissima maggioranza) il governo ha anche spazzato via in un colpo solo i 1.700 presentati in aula. Quanto al passaggio alla Camera, i deputati avranno appena il tempo di vedersi passare il testo sotto il naso e di votare una prevedibile ulteriore fiducia. Il disegno di legge di conversione arriva a Montecitorio il 19 marzo, il decreto scade il 24, cinque giorni dopo.