venerdì 16 marzo 2012

Nuovo record del debito. Nonostante l'austerity la spesa pubblica continua a crescere

Molti, questa estate, pensavano che l’Italia avesse raggiunto il fondo. A luglio, mentre riesplodeva la crisi economico-finanziaria, il totalizzatore del debito pubblico italiano segnava la cifra monstre di 1.911 miliardi, record storico negativo del nostro Paese. Arrivati così in basso, si pensò, non si può che risalire. E in effetti, i mesi successivi andò un po’ meglio con risultati altalenanti intorno alla soglia dei 1.900 miliardi.

Per ingranare di nuovo la marcia serviva il governo tecnico. Mentre Mario Monti è impegnato salvare il mondo ricevendo riconoscimenti e apprezzamenti in tutte le sedi internazionali, ecco che il nostro debito torna a livelli da capelli dritti. A gennaio, secondo il bollettino diffuso ieri da Bankitalia, la quota è balzata a 1.935 miliardi. Da via Nazionale hanno tentato di minimizzare, spiegando che l’incremento del debito riflette principalmente «l’accumulo delle disponibilità del Tesoro presso la Banca d’Italia (32,6 miliardi), che sono aumentate come avviene regolarmente in questo periodo dell’anno». Resta il fatto che da dicembre a gennaio lo stock di indebitamento dello Stato italiano è schizzato di 37,9 miliardi, portando l’asticella ad un nuovo, ennesimo, record storico.
A dare una mano ci ha pensato anche l’incremento della spesa pubblica, il cui trend, evidentemente, non si sta affatto invertendo. Il fabbisogno dell’amministrazione dello Stato del mese di gennaio è infatti salito a 4 miliardi rispetto agli 1,5 registrato nello stesso periodo del 2011. Una dimostrazione, semmai ce ne fosse bisogno, che solo un terzo delle manovre varate nel 2011 riguarda tagli alla spesa.
Anche in questo caso gli uomini di Bankitalia sono pronti ad offrire la giustificazione tecnica. Il deficit del mese di gennaio sarebbe salito soprattutto a causa dell’incremento della spesa per interessi e al pagamento della quota di competenza dell’Italia dei prestiti erogati dal fondo salva Stati Efsf. Insomma, è tutta colpa della Grecia.

A smussare un po’ gli angoli ci pensa anche il Tesoro, che, come solitamente accade, ha diffuso contestualmente i suoi dati calcolati col criterio di competenza (invece di quello per cassa utilizzato da Bankitalia). In questo caso il fabbisogno di gennaio si assottiglia leggermente a 3,29 miliardi.
Sul fronte delle entrate di sicuro non aiuta la recessione in atto e, forse, un’evasione che, malgrado i proclami dell’Agenzia delle Entrate, cresce proprio come conseguenza delle stangate varate dal governo. L’Italia ha chiuso il 2011 con una crescita debole del gettito (+1,2%) rispetto all’Europa. Solo la Francia segna una performance peggiore, con un aumento delle entrate dello 0,5%, mentre la Germania è al top, con +7,9%. L’anno non è iniziato bene. A gennaio, secondo Bankitalia, le entrate tributarie si sono attestate a quota 30,5 miliardi, in calo dello 0,5% rispetto all’anno scorso.

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