mercoledì 14 marzo 2012

Italiani più tartassati del mondo. In barba allo Stato di diritto

Un fisco occhiuto, invadente e straripante, che viola lo Stato di diritto e pesa sui cittadini italiani più che in ogni altro Paese al mondo. È un “uno due” terrificante quello arrivato ieri in contemporanea dalla Corte dei Conti e dal garante della privacy, che senza giri di parole hanno fatto a pezzi le politiche fiscali messe in campo negli ultimi mesi per far quadrare il bilancio. Dopo settimane di retorica sulla lotta all’evasione e sull’opera benemerita del direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera nella scovare e punire quelli che, con una pubblicità di dubbio gusto ideata da Giulio Tremonti e confermata da Mario Monti, vengono definiti “parassiti”, il numero uno della magistratura contabile, Luigi Gianpaolino, e il presidente dell’authority, Francesco Pizzetti, riportano giustamente l’attenzione sui contribuenti che le tasse le pagano. E ne pagano troppe.

Secondo Gianpaolino il peso delle imposte sui «cittadini fedeli» punta a superare il 45%, «un livello che ha pochi confronti nel mondo». In realtà, i calcoli effettuati dalla Cgia di Mestre sulla pressione reale del fisco, che si ottiene tenendo conto che ci sono tra i 255 e i 275 miliardi di economia sommersa che non produce gettito, ci dicono che il livello previsto per il 2012 toccherà il picco del 54,5%. Ancora peggio va alle imprese italiane, il cui peso dei balzelli arriva al 68,5% degli utili a fronte di una media europea del 43,4% e mondiale del 44,8%. Secondo il Paying Taxes 2012, studio compilato ogni anno dalla Banca Mondiale e dalla PricewaterhouseCoopers, il livello della tassazione complessiva delle imprese (Total Tax Rate) non solo è il più alto d’Europa, ma anche uno dei peggiori del pianeta: l’Italia è 170esima su 183 Paesi presi in esame. A questo si aggiunge, ha tuonato il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliano, parlando di «espropriazione surrettizia», il fatto che i tre quarti della manovra Monti sono basati sulla tassazione degli immobili, mentre in tutta Europa vige il principio che i patrimoni non possono essere colpiti oltre il reddito che producono.

Il fardello aggiuntivo che grava sulle spalle degli italiani rispetto alla media europea, secondo il presidente della Corte dei Conti, ammonterebbe 50 miliardi. Sarebbe questa la cifra «da manovrare» per alleggerire i redditi da lavoro di 32 miliardi di balzelli e quelli di impresa degli altri 18.
Ancora più duro il giudizio arrivato da Pizzetti, che nel discorso conclusivo del suo settennato ha bocciato senza mezzi termini non solo le misure anti evasione e il rafforzamento del grande fratello fiscale voluti da Monti, ma anche le iniziative estemporanee di Befera per rilanciare l’azione degli ispettori. Le nuove norme sulla trasparenza amministrativa nei controlli fiscali, ha spiegato chiaramente il Garante, rappresentano «strappi forti allo Stato di diritto». Quanto ai crescenti poteri dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia, per Pizzetti «è proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili violatori delle leggi». C’è una spinta, ha proseguito riferendosi ovviamente alle nuove armi del fisco per ficcare il naso impunemente nei nostri conti correnti, «al controllo e all’acquisizione di informazioni sui comportamenti dei cittadini che cresce di giorno in giorno». Il Garante della Privacy ha poi auspicato che dalla fase di emergenza «si esca al più presto» e ha invitato, puntando il dito direttamente su Befera, a fare «attenzione alle liste dei buoni e dei cattivi e ai bollini di qualunque colore siano», perché «le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni». Le critiche alla recente attività normativa non sono finite qui. Pizzetti ha contestato la scelta di ridurre l’applicabilità del codice per la privacy allo scopo di limitare gli oneri per le aziende. «Finora, noi potevamo assicurare alle imprese un alto livello di protezione. Oggi tutto questo non è più possibile», ha spiegato. Il Garante ha, infine, affrontato il tema delle intercettazioni, chiedendo «soluzioni legislative equilibrate e compatibili con tutti i diversi valori in gioco».

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