mercoledì 31 gennaio 2018

La trovata del Pd per salvare le banche: sarà lo Stato a smaltire i crediti marci

C’è un po’ di Nazareno, molto fumo preelettorale e nessun tentativo di fare un po’ di chiarezza sui crac bancari che hanno bruciato decine di miliardi nella relazione approvata ieri dalla commissione d’inchiesta. Tutto, in fondo, si è chiuso com’era iniziato. Con un voto a maggioranza è stato nominato il presidente Pier Ferdinando Casini e con un voto a maggioranza è arrivato ieri il via libera del documento finale. Daniele Capezzone e Andrea Augello, entrambi non ricandidati nel centrodestra, hanno puntato il dito su Forza Italia, sostenendo che se non ci fossero state alcune assenze strategiche (quattro) ad abbassare il quorum i 19 voti favorevoli (dem e centristi) non sarebbero bastati a far passare il testo.

Truffati all'assalto degli istituti sani

«Noi non abbiamo acquistato le Banche Venete ma solo alcuni asset, come avviene nel caso di un fallimento o liquidazione. Siamo assolutamente fiduciosi che nelle sedi adeguate i tentativi di coinvolgerci verranno respinti». Gian Maria Gros-Pietro, interplellato sui rischi di un possibile coinvolgimento dell’istituto come responsabile civile nei procedimenti giudiziari a carico di Veneto Banca, ha ribadito con forza che Banca Intesa non ha alcuna intenzione di farsi carico dei danni subiti dai risparmiatori in seguito ai dissesti. «È comprensibile che chi ha perso i propri soldi cerchi di riaverli», ha proseguito il presidente dell’istituto, «ma non è comprensibile che gli azionisti delle Banche Venete chiedano di essere risarciti da quelli di Intesa Sanpaolo».

sabato 27 gennaio 2018

La Madia si ricorda delle forze dell'ordine solo in vista del voto

La corsa a tappe forzate del governo per tentare di far arrivare l’aumento in tasca agli oltre 3 milioni di statali prima del voto prosegue. Ieri, dopo i 270mila ministeriali, all’elenco si sono aggiunti anche i 450mila lavoratori del comparto sicurezza e difesa. Un settore che raramente, negli anni scorsi, ha ricevuto le attenzioni di Palazzo Chigi. «Sono nove anni che non si faceva un contratto. Questo è un risultato importante», ha festeggiato la ministra della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, tralasciando di ricordare che è stata la Corte costituzionale, con una sentenza che ha ormai più di due anni, a costringere il governo a rimettersi al tavolo della trattativa. Gli aumenti saranno di 125 euro circa per le forze armate, 136 per la guardia di finanza, 134 per i carabinieri, 132 per la polizia, 126 polizia penitenziaria. Questo si aggiungerà agli arretrati annuali, circa 556 euro per i corpi di polizia, 516 per le forze armate. Siccome il contratto è stato firmato nel 2016, sono due gli anni da recuperare con l’una tantum che arriverà non appena partiranno gli scatti.

L'Inps regala case ai poveri con i soldi dei pensionati

Il centro vacanze a Lido Alberoni (Venezia), la colonia Italia a Riccione, la casa di soggiorno climatica a Giulianova (Teramo), il comprensorio di Via Carlo Spinola a Roma, l’ex Convitto Femminile di Spoleto, Villa Marina a Pesaro. Sono alcuni degli immobili che l’Inps intende destinare al progetto senior house, un vecchio pallino di Tito Boeri, ieri rilanciato in occasione della celebrazione dei 120 anni della previdenza sociale.

venerdì 26 gennaio 2018

Un terzo degli incidenti dovuto a scarsa manutenzione

Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, assicura che «gli investimenti, in sicurezza, messi a disposizione da Rfi e dal governo, sono aumentati del 340% in questi 3 anni». Ammesso che sia vero, cosa difficile da dimostrare perché i dati disaggregati sulle spese in sicurezza non sono disponibili, resta anche da capire quanti di questi quattrini siano stati destinati alla rete ferroviaria regionale e quanti sulla moderna e redditizia rete ad alta velocità.

giovedì 25 gennaio 2018

I dazi di Trump ci servirebbero tanto

Da una parte i balzelli, dall’altra la crescita. Da una parte il presidente del Fondo monetario, Christine Lagarde, che, tra gli applausi del Forum di Davos, suggerisce all’Europa di aumentare ulteriormente le tasse sui redditi più alti e sui patrimoni (leggi case) per aiutare i giovani. Dall’altra il segretario al Tesoro Usa, Stephen Mnuchin, che, guardato malissimo dai papaveri continentali del summit, parla dei «trilioni di dollari» che porterà agli Stati Uniti la riforma fiscale di Donald Trump e dei benefici che questo produrrà nel resto del mondo.
Tra le due visioni a confronto, Angela Merkel non ha alcuna dubbio su dove schierarsi. Il problema, per il Vecchio continente, sono i dazi del presidente Usa. «Oggi, 100 anni dopo la Grande Guerra», ha detto la Cancelliera rivolta a Trump, pur senza mai citarlo, «dobbiamo chiederci se abbiamo davvero imparato la lezione della storia, e a me pare di no. L’unica risposta è la cooperazione e il multilateralismo».

mercoledì 24 gennaio 2018

Le manovre del Pd per fermare l'aliquota unica

A Bruxelles si discute della futura governance del Vecchio continente, del superministro economico, del nuovo Fondo monetario europeo, della blindatura del fiscal compact nel diritto comunitario. Riforme che, manco a dirlo, finiranno per inguaiare un altro po’ l’Italia e su cui Francia e Germania si stanno già muovendo da tempo con drappelli di economisti ed esperti che sfornano proposte congiunte. C’è addirittura chi sostiene che, malgrado la scadenza del mandato sia fissata per ottobre 2019, nei corridoi dell’euroburocrazia sia già nel vivo la partita per la successione di Mario Draghi alla Bce, sui cui Berlino avrebbe pronta la candidatura forte del presidente della Bundesbank, Hans Weidmann.

sabato 20 gennaio 2018

Via libera al rinnovo per 270mila statali

La corsa contro il tempo ora è per far arrivare materialmente i soldi in tasca ai deipendenti entro febbraio. Qualche giorno prima del voto. Ma vista l’importanza della posta in gioco c’è da scommettere che il governo riuscirà nell’intento.

I banchieri dei crac iniziano a pagare. Ma a Zonin tolgono solo le briciole

La Consob, nel maggio dello scorso anno, ha multato gli ex vertici della Popolare di Vicenza per complessivi 9,1 milioni di euro. Un mese dopo, nel luglio 2017, anche Bankitalia ha disposto sanzioni amministrative ai manager in carica all’epoca del dissesto: 3,6 milioni di euro. Cifre tutto sommato irrisorie, se si pensa che i destinatari dei provvedimenti punitivi sono banchieri che hanno bruciato circa 6 miliardi di euro in mano a 120mila risparmiatori e sono usciti di scena con le tasche zeppe di soldi.

venerdì 19 gennaio 2018

Coi premier pd bruciati 160 miliardi

«Non è il momento di scardinare i pilastri del nostro sistema, dalle pensioni al fisco. Non è il tempo delle cicale, ma dell’investimento sul futuro». Il ragionamento di Paolo Gentiloni è chiaro. Non è il momento di sperperare, ma di mettere fieno in cascina. Anche perché la ripresina in atto potrebbe permettere un po’ di margini di manovra anche senza intaccare troppo i saldi di finanza pubblica. Giusto o meno che sia il suggerimento, c’è da chiedersi se lo stesso premier uscente, e i suoi predecessori del Pd, abbiano seguito la stessa strada.

Crescono i mantenuti a spese nostre

Niente lavoro, niente contributi, 453 al mese per 13 mensilità. La cuccagna dell’Inps finanziata dalla collettività continua a raccogliere adesioni. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto guidato da Tito Boeri i nuovi assegni sociali erogati nel 2017 sono aumentati del 17,7%, passando da 36.740 a 43.249.

giovedì 18 gennaio 2018

Gli avvoltoi del 2011 tornano a minacciarci e dirci chi votare

«Gli investitori sono più fiduciosi di un Paese che presenta una situazione di continuità». Ci risiamo. Standard & Poor’s torna a ficcare il naso nella politica italiana. Nel 2011 l’agenzia internazionale che giudica il rischio di fallimento di società e Stati sovrani è stata addirittura accusata dalla procura di Trani (inchiesta poi finita con l’assoluzione) di aver brigato con il rating per disarcionare Silvio Berlusconi dalla tolda di Palazzo Chigi. L’ipotesi dello zampino dell’agenzia di rating nelle vicende che portarono all’arrivo del governo di salute nazionale guidato da Mario Monti non sono state confermate.

Il nuovo capo della Consob seppellisce l'era Vegas: tutto da rifare

«La Consob che voglio presiedere dovrebbe passare sempre più da una azione ex post a una ex ante, perché nei mercati finanziari intervenire in ritardo serve a poco». Mario Nava ha premesso di non voler parlare, per delicatezza, della precedente gestione. Pur senza mai nominarlo, le stoccate a Giuseppe Vegas non sono, però, mancate. Anzi, tutta l’aduzione del neopresidente della Consob davanti alle commissioni Finanza di Camera e Senato è stata sostanzialmente una raffica di rasoiate al suo predecessore. Come quando ha spiegato che l’autorità ha funzionato «molto bene in passato», ma quando era guidata da Tommaso Padoa Schioppa e Luigi Spaventa. Ed è lì, ha detto, «che bisogna tornare, con una profonda azione di ristrutturazione». Quanto ai rapporti con le altre authority, la cui inefficienza è uscita platealmente allo scoperto nel corso dell’indagine della commissione banche, Nava ha detto che «è fondamentale una sinergia strettissima con Bankitalia», perché «indipendenza non vuol dire isolamento».

Patuelli resta presidente dell'Abi per aver difeso le banche dalla Ue

Non sarà stato tutto merito suo. Ma di certo il contributo di Antonio Patuelli nella battaglia che ha spinto la Vigilanza Bce a fare marcia indietro sul famoso addendum sugli Npl che avrebbe messo in ginocchio le banche italiane, è stato tutt’altro che irrilevante. Basti pensare al serrato lavoro diplomatico con cui il presidente dell’Abi è riuscito a portare al fianco del nostro Paese non solo la potente associazione bancaria francese, ma anche la federazione europea del credito, che in passato non si era mai mostrata troppo sensibile ai problemi degli istituti nostrani.

mercoledì 10 gennaio 2018

Padoan si fa raccomandare dall'Europa

Che qualcosa si stesse muovendo intorno a Pier Carlo Padoan lo si era capito già da un paio di giorni. L’ampia e dettagliata intervista al Corriere della Sera era eloquente. Più che a tracciare un bilancio del  lavoro fatto, ogni risposta era buona per gettare lo sguardo oltre la legislatura. Strade da proseguire, riforme da completare. E a domanda precisa il titolare di Via XX Settembre replica: «Candidarmi? Nessuno me lo ha chiesto e io non chiedo nulla, ma se me lo chiedessero, non lo escludo».

Persi 3 anni, ma il posto fisso non c'è

La sinistra e i sindacati hanno passato gli ultimi anni a riempirci la testa di discussioni sulle tutele crescenti, sull’articolo 18, sugli sgravi contributivi. Ad un certo punto è sembrato che il contratto a tempo determinato fosse rimasto l’unico modo possibile con cui un’azienda potesse assumere personale. Per un po’, l’inganno ha retto: disincentivi da una parte, incentivi dall’altra e una pioggia di sconti fiscali hanno prodotto una crescita robusta dei posti fissi. Dal dicembre 2014 al dicembre 2016 l’incremento è stato del 7%, pari a ben 700mila unità.

martedì 9 gennaio 2018

Tangenti Finmeccanica, innocenti tutti i capi

Una commessa da 556 milioni andata in fumo, la Lega trascinata nel fango per una mazzetta mai presa, lo Stato maggiore dell’aeronautica indiana coinvolto in una storia di corruzione internazionale con ripercussioni sulla vicenda dei marò, la reputazione di Finmeccanica (che non a caso oggi si chiama Leonardo) gettata in pasto ai giornali di mezzo mondo, Giuseppe Orsi defenestrato dall’azienda e tenuto in carcere per 84 giorni. L’elenco dei danni diretti e collaterali provocati dall’inchiesta nata da una «soffiata» dell’ex dirigente del gruppo Lorenzo Borgogni nella primavera del 2011 negli uffici napoletani dei pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli è incredibilmente lungo per una vicenda di cui «non vi è prova sufficiente che i fatti sussistano».

venerdì 5 gennaio 2018

L'allarme dell'Ivass. Polizze "dimenticate" per 200 miliardi

Oltre 200 miliardi di euro che rischiano di sparire nel nulla. O, meglio, di finire nel Fondo rapporti dormienti istituito presso la Consap se nessuno li reclamerà per tempo. Siano essi i sottoscrittori del contratto o i legittimi beneficiari.

giovedì 4 gennaio 2018

Cala il prezzo dell'energia, aumentano le bollette

È possibile pagare di più un prodotto quando il suo prezzo scende? Per quanto bizzarro possa sembrare, è esattamente quello che accade con la bolletta elettrica. Solo qualche giorno fa l’Autorità per l’energia ha diffuso le nuove tariffe per l’erogazione del servizio ai clienti in maggior tutela, quelli che non hanno scelto il mercato libero. Chiarissimo il verdetto: i costi per il prossimo trimestre saliranno del 5,3%. Neanche il tempo di ingoiare a fatica l’ennesima stangata, che il Gestore del mercato elettrico ha diffuso le periodiche rilevazioni sul prezzo dell’elettricità nell’ultima settimana del 2017, dal 25 al 31 dicembre. Ebbene, il prezzo medio di acquisto dell’energia nella borsa elettrica è sceso di 15,71 euro/MWh, in percentuale si tratta di un calo del 24,8%.

Caos sui sacchetti a pagamento. Ma è folle infuriarsi per un cent

Truffa, bufala, fake news? Sono bastati due giorni di applicazione e l’obbligo del sacchetto ecologico al banco dell’ortofrutta ha scatenato il primo polverone del 2018. In realtà, la beffa della sporta a pagamento nei supermercati risale al 2011. Da allora, grazie ad una solerte applicazione di una direttiva Ue, gli italiani hanno dovuto dire addio alle vecchie, gratuite e resistenti buste di plastica. Al loro posto sono arrivati i sacchetti biodegradabili, rigorosamente a pagamento e di carta velina. Buoni forse per l’ambiente, ma di sicuro non per contenere cibi più pesanti di una confezione di tovaglioli. Così, chi non vuole rincorrere per la strada barattoli di pelati o scatolette di tonno è costretto ad acquistare i borsoni messi generosamente a disposizione dai commercianti, più costosi e griffati, tanto per fare un po’ di pubblicità ai negozi a spese nostre.

mercoledì 3 gennaio 2018

Il Sud si pappa i sussidi di povertà. Richieste triple rispetto al Nord

È bastato poco più di un mese per avere un’idea abbastanza precisa delle strade che prenderanno gli 1,8 miliardi stanziati dal governo per il reddito di inclusione. Dei circa 1,8 milioni di persone che, secondo le stime del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, potranno accedere al nuovo sussidio di povertà, oltre 75mila hanno già fatto pervenire all’Inps, che eroga materialmente gli assegni, i moduli di richiesta. La mappa delle domande, com’era prevedibile, è disomogenea. Del resto, le statistiche sul rischio di povertà o di esclusione sociale periodicamente elaborate dall’Istat disegnano un Paese profondamente spaccato, con forbici percentuali che si differenziano di diversi punti tra le regioni più ricche del Nord e quelle meno abbienti del Sud.

Per pagare tasse e balzelli servono 238 ore all'anno

Quattordici pagamenti l’anno che portano via almeno 238 ore di tempo. Il tutto per pagare una mole di tasse, balzelli e contributi che si portano via il 48% dei profitti commerciali dell’impresa. È questa la drammatica fotografia del fisco italiano scattata dal consueto rapportone annuale Paying Taxes, stilato congiuntamente dalla Banca Mondiale da Pwc.