venerdì 5 gennaio 2018

L'allarme dell'Ivass. Polizze "dimenticate" per 200 miliardi

Oltre 200 miliardi di euro che rischiano di sparire nel nulla. O, meglio, di finire nel Fondo rapporti dormienti istituito presso la Consap se nessuno li reclamerà per tempo. Siano essi i sottoscrittori del contratto o i legittimi beneficiari.

Secondo le ultime rilevazioni dell’Ivass, che da tempo invita le società a prendere provvedimenti per arginare il fenomeno, effettuate sulla base dei dati comunicati da 52 imprese italiane ci sono circa 4 milioni di polizze vita scadute negli ultimi 5 anni potenzialmente esposte al rischio dormienza, in quanto le compagnie non sanno se l’assicurato è deceduto o no prima della scadenza delle polizze.
La «dormienza» altro non è che il momento in cui la polizza non sarà più riscattabile né rivendicabile in alcun modo essendo scattati i dieci anni di prescrizione.
In questa situazione, secondo l’authority guidata dal vice dg di Bankitalia, Salvatore Rossi, ci sono 3,9 milioni di polizze temporanee caso morte e 199mila contratti relativi a forme miste, capitali differiti, rendite differite e capitalizzazioni. Le prime hanno somme assicurate per 145 miliardi, le seconde per 45 miliardi. In tutto 190 miliardi. Alla somma vanno poi aggiunte le polizze vita intera, che non hanno una scadenza predefinita, ma 117mila (per un controvalore di 12 miliardi) hanno un’eta dell’assicurato di 90 anni e 2.636 (per un controvalore di 518 milioni) sarebbero intestate ad ultracentenari. Ci sono, infine, 540mila polizze (per altri 24 miliardi di valore) stipulate da almeno 10 anni e su cui le imprese non hanno avuta alcuna notizia dell’assicurato negli ultimi 3 anni.
I valori, si legge in un recente rapporto dell’Ivass, potrebbero addirittura essere «significativamente» superiori alle effettive dormienti, dal momento che sono inclusi i casi di chi giunge in vita alla scadenza del contratto.

Ma il fenomeno è comunque imponente. E a lanciare nuovamente l’allarme è stata, un paio di giorni fa, la stessa authority di controllo, che ha chiesto alle imprese di intervenire subito per migliorare la verifica dei decessi e identificare i beneficiari delle polizze vita, con un piano da azione da presentare entro il primo aprile e attuare entro il 30 settembre.
Il pressing dell’Ivass è dovuto al fatto che le compagnie si sono finora praticamente disinteressate di onorare i contratti sottoscritti. Delle 52 imprese analizzate dall’authority solo 3 presentano «procedure strutturate» per l’accertamento degli assicurati e la ricerca dei beneficiari.  Altre 14 hanno invece dichiarato «di non aver implementato processi o procedure» per verificare, prima della ricezione della denuncia di sinistro, se l’assicurato è ancora in vita. Per altre 35 imprese sono risultate «procedure inadeguate».
Ma quello che ha lasciato veramente di stucco gli ispettori delle polizze è che mentre molte compagnie hanno colto l’occasione dell’Indagine Ivass per mettere in campo nuove strategie o procedure più efficaci, ce ne sono state 28 che, «nonostante l’invito dell’istituto a procedere a verifichee ad hoc, sono rimaste completamente passive».
Indolenza, più che furbizia, visto che le somme finiranno poi nel fondo pubblico destinato ai rapporti dormienti. Fondo a cui, ultima beffa, chi ha sottoscritto polizze vita non potrà chiedere rimborsi.

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