I furbetti c’erano e i loro extra guadagni hanno pesato sulle bollette degli italiani. A dimostrarlo ci sono i nuovi prezzi dell’energia per i clienti «in tutela» fissati ieri dall’Authority, che per l’elettricità prevedono un calo dell’1,1%. La riduzione, spiegano i tecnici dell’organismo di controllo, è dovuta in parte alla revisione verso il basso dei costi di acquisto del kWh all’ingrosso e «in maniera importante alla riduzione dei costi di dispacciamento».
Al principio fu creato l'universo. Questo fatto ha sconcertato non poche persone ed è stato considerato dai più come una cattiva mossa. (Douglas Adams)
venerdì 30 settembre 2016
giovedì 29 settembre 2016
Fs porta le Frecce in Borsa e punta su autobus e strade
I binari vanno stretti a Renato Mazzoncini, che vuole trasformare le Fs in un operatore integrato della mobilità in grado di competere non solo sul business dei trasporti tradizionali su gomma, ma anche sul terreno delle realtà più innovative come Uber, il car sharing o i servizi on line proposti da Google. Un progetto «molto bello che guarda al futuro», lo ha definito il premier Matteo Renzi, che è pronto ad offrire il sostegno del governo ad un piano industriale decennale che prevede 94 miliardi di investimenti (73 per le infrastrutture, 14 per il materiale rotabile e 7 per le tecnologie), di cui 58 già disponibili, e un fatturato complessivo destinato a raddoppiare, puntando a ricavi per 17,6 miliardi, con una crescita del 70% fuori dal perimetro dell’attuale business.
venerdì 23 settembre 2016
Anche Juncker getta la spugna: "Quest'Europa va molto male"
Qualche sintomo si era intravisto già la scorsa settimana, in occasione del Discorso sullo stato dell’Unione. Ma il quadro clinico è precipitato nel giro di pochi giorni. «L’Unione va molto male. Un anno fa dicevo che non c’era abbastanza Unione e dopo un anno non posso che ripeterlo. Le rotture e le fessure sono numerose e sono pericolose». Queste le parole di Jean-Claude Juncker, che si è presentato davanti alla plenaria del Cese (Comitato economico e sociale europeo) zoppicando, per la sciatica. «Oggi sto come l’Europa», ha ironizzato.
La Bce ci detta le riforme per fare un favore ai falchi
La versione ufficiale trapelata da Francoforte è quella di una task force incaricata di studiare e monitorare le riforme strutturali realizzate dai Paesi membri dell’Eurozona. Il gruppo di lavoro, assicurano dalla Bce, non ha alcuna volontà prescrittiva né avrà alcuna funzione operativa.
C’è, però, chi è pronto a scommettere che l’iniziativa diventerà una sorta di braccio armato degli eurofalchi rigoristi. Il quotidiano francese La Tribune, ad esempio, non può fare a meno di notare un’inquietante somiglianza con la troika, che ha messo in ginocchio i Paesi più deboli dell’eurozona. Già il termine task force, sottolinea il giornale economico, «ricorda immancabilmente il gruppo di funzionari europei guidati dal tedesco Horst Reichenbach inviati ad Atene nel 2011 per riformare il Paese».
C’è, però, chi è pronto a scommettere che l’iniziativa diventerà una sorta di braccio armato degli eurofalchi rigoristi. Il quotidiano francese La Tribune, ad esempio, non può fare a meno di notare un’inquietante somiglianza con la troika, che ha messo in ginocchio i Paesi più deboli dell’eurozona. Già il termine task force, sottolinea il giornale economico, «ricorda immancabilmente il gruppo di funzionari europei guidati dal tedesco Horst Reichenbach inviati ad Atene nel 2011 per riformare il Paese».
giovedì 22 settembre 2016
La Boldrini tarocca i sondaggi per trasformarci in euroentusiasti
Viva l’Europa, abbasso i muri. Archiviate le complicate e rigorose procedure statistiche di sondaggisti e studiosi, a fornire la verità definitiva sul rapporto tra gli italiani e la Ue ci ha pensato la Camera dei deputati, con un bel sondaggio on line in perfetto stile grillino. La consultazione, partita in pompa magna lo scorso febbraio, si è conclusa a fine agosto, con la partecipazione telematica di circa 10.500 persone.
mercoledì 21 settembre 2016
La minaccia dell'Unione:tagliamo fondi a chi sgarra
Non solo paghiamo da anni molto più di quello che riceviamo, ma se l’Italia non rispetterà i diktat di Bruxelles sui vincoli di bilancio, l’Unione europea potrebbe anche decidere di tagliare quel poco che ci viene restituito attraverso i fondi strutturali. Il conto complessivo del dare e avere tra Italia e Ue parla chiaro. Dal 2000 ad oggi il nostro Paese ha versato nelle casse dell’Europa circa 203 miliardi. Dal bilancio di Bruxelles ne sono, però, tornati indietro sotto forma di finanziamenti per i vari programmi di intervento solo 141, con un saldo negativo netto di 62 miliardi. Cifra a cui bisognerebbe anche aggiungere i circa 60 miliardi distribuiti ai vari Paesi in difficoltà attraverso il fondo salva Stati.
venerdì 16 settembre 2016
Buttati via quindici anni di pil
Una vera e propria trappola, che ha sgretolato la fragile economia italiana e pregiudicato la possibilità di tornare in pista. Tra il 2000 e il 2015, praticamente da quando è stato introdotto l’euro, il pil è aumentato in Spagna del 23,5%, in Francia del 18,5% e in Germania del 18,2%. Nello stesso periodo da noi si è registrato un calo dello 0,5%.
Ai pensionati già tolti 8mila euro
Altro che bonus. Oltre ad essere state lasciate a secco da Matteo Renzi, le pensioni degli italiani sono pure diminuite. La perdita del potere d’acquisto dal 2009 al 2016 è stata in media tra il 3 e il 4%, che in termini assoluti significa circa 70 euro al mese, poco meno degli 80 euro regalati dal premier ai lavoratori dipendenti.
giovedì 15 settembre 2016
Senza aiutini pensioni a rischio
Sarà un caso, ma alla fine il passaggio del testo in cui si insisteva sulla flessibilità, sottolineando «che bisogna guardare alle ragioni del debito» senza «punire gli sforzi di riforma in corso», Jean-Claude Juncker non l' ha letto. Tutto il capoverso è stato sostituito dall' affermazione fatta in apertura che il patto di stabilità «funziona» e «non deve diventare un patto di flessibilità, ma un patto applicato con flessibilità intelligente, nel rispetto delle regole esistenti».
mercoledì 14 settembre 2016
La crescita sarà rivista allo 0,9%. Meno soldi per la manovra
Alla fine, dopo la sfilza di risultati negativi snocciolata dall’Istat nelle ultime settimane, la verità ha iniziato a fare capolino. L’addio allo zero virgola, con tutta probabilità, è rimandato. Anche per quest’anno il Pil si preannuncia sotto l’1%, in barba alle previsioni e agli annunci. Ad ammettere la flessione è stato ieri lo stesso ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che a pochi giorni dalla presentazione della nota di aggiornamento del Def (il prossimo 27 settembre) non ha più potuto nascondere la situazione. «L’economia italiana», ha detto, «sta crescendo non così velocemente come vorremmo vedere. Le previsioni di crescita saranno riviste al ribasso anche nei dati che il governo sta per rilasciare». Concetto ribadito dal premier Matteo Renzi durante la visita alla Siemens di Milano: «Noi diciamo la verità, non barzellette. I dati su Pil sono tornati positivi, ma non è abbastanza, non vanno con la velocità che vorremmo».
domenica 11 settembre 2016
I nein della Merkel ci costeranno 10 miliardi
Al di là degli insulti volati venerdì all’indirizzo del premier Matteo Renzi e del presidente francese Francois Hollande, accusati di «irresponsabilità» per aver partecipato al vertice anti-austerity di Atene organizzato dal leader greco Alexis Tsipras, la posizione assunta dal capogruppo del Ppe, il tedesco Manfred Weber, traccia chiaramente la linea che sarà seguita dalla Germania nella trattativa sulla flessibilità italiana. «Il gruppo dei socialisti europei», ha spiegato in un’intervista ad Avvenire, «sta mettendo in discussione le regole esistenti, e sta facendo forte pressione per modificarle. Ecco, noi non ci staremo, la nostra opposizione sarà decisa. Perché le attuali regole sono anche il frutto delle lezioni che abbiamo appreso dalla crisi finanziaria degli anni passati, guai a dimenticarle». E a chi pensa di riscriverle Weber fa sapere che, chiaramente, «bisogna discuterne». Ma sarebbe poco più di un esercizio accademico. «Noi», ha sentenziato, «bloccheremo qualsiasi proposta legislativa che punti a modificare il patto di stabilità».
sabato 10 settembre 2016
Asse Italia-Francia-Grecia. Berlino perde la testa
La sortita anti-austerity dei Paesi del Sud ha fatto infuriare Bruxelles, segnando una spaccatura profonda tra i sostenitori teutonici del rigore e i fan della flessibilità. Lo scopo, probabilmente, era quello di fare squadra per tentare di ammorbidire i diktat della Commissione. Ma la partecipazione del premier italiano Matteo Renzi e di quello francese Francois Holland al vertice organizzato ad Atene da Alexis Tsipras in coincidenza con l’Eurogruppo, ha per ora ottenuto solo insulti e avvertimenti.
Non si riesce più a mollare il lavoro
Giù i posti fissi e stop ai pensionamenti. L’unico dato che cresce con forza nel mondo del lavoro italiano è quello dei licenziamenti. Iniziano a diventare ben visibili gli effetti perversi del combinato disposto jobs act più legge Fornero. Sul fronte dei posti a tempo determinato il fenomeno era già in atto da diversi mesi. Cessata la decontribuzione piena (da gennaio è al 40%) per i nuovi assunti, le aziende hanno richiuso le porte. Secondo i dati forniti ieri dal ministero del Lavoro sulla base del sistema delle comunicazioni obbligatorie, nel secondo trimestre del 2016 le assunzioni stabili sono state 392.043, appena il 16% del totale delle attivazioni complessive e in calo del 29,4% rispetto al secondo trimestre 2015.
giovedì 8 settembre 2016
Sei miliardi per i più poveri. Il conto lo saldano i lavoratori
Scivolo per i pensionati e allargamento della quattordicesima, sconto contributivo per le partite Iva dell’Inps e bonus insegnanti, sostegno alle aree depresse e fondo povertà, fino al contratto degli statali. Con l’approssimarsi della legge di bilancio, che dovrà arrivare in Parlamento entro il 20 ottobre, il promessificio di Matteo Renzi ha iniziato a lavorare a getto continuo. Impegni, interventi, sgravi, agevolazioni. La lista degli annunci a sostegno delle categorie più deboli, che si aggiungeranno alle misure già previste dal Def di aprile, è corposa. E, malgrado i pessimi risultati dell’economia italiana certificati nei giorni scorsi dall’Istat, con una crescita nulla e previsioni per il pil del 2016 molto al di sotto delle previsioni (0,7-0,8% rispetto all’1,2 stimato dal governo), c’è da scommettere che l’elenco della spesa lieviterà ancora. Resta da capire, come sempre, dove il premier troverà i soldi per mantenere tutti gli impegni.
martedì 6 settembre 2016
Italia in panne, Inghilterra in paradiso
La Gran Bretagna decolla. L’Europa (con l’Italia in prima fila) affonda. Che le profezie e gli anatemi lanciati nei mesi scorsi (persino dall’Fmi) sull’effetto Brexit fossero azzardati lo si era intuito subito. Il sospetto, con il passare dei giorni, si è trasformato in certezza: le previsioni non solo erano traballanti e premature, ma totalmente sballate. Ieri, a fronte di una complessiva frenata del Vecchio Continente sull’indice Pmi, il Regno Unito ha inanellato l’ennesimo risultato positivo nell’arco di una settimana, con un balzo record dei servizi.
sabato 3 settembre 2016
Altro che gufi: l'Italia è tornata a crescita zero
Il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ce l’hanno messa tutta ieri a Cernobbio per spiegare che «la lunga marcia» dell’economia proseguirà con un «2016 che chiuderà meglio del 2015» e che la «ripresa è debole, ma c’è». Ma la realtà è che il Pil nel secondo trimestre è rimasto perfettamente immobile, con una crescita pari allo zero per cento rispetto ai primi tre mesi dell’anno (quando era a +0,3%). E che dietro la cifra snocciolata dall’Istat, che ha confermato la stima preliminare dello scorso 12 agosto, ci sono indicatori pessimi per l’economia.
venerdì 2 settembre 2016
La Svizzera: "Un vaffa all'Europa e siamo decollati"
Per chiarire definitivamente la propria posizione, prima dell’estate, a stretto giro con Brexit, la Svizzera ha chiesto a Bruxelles di stracciare la richiesta di adesione all’Unione europea che giaceva ammuffita in qualche cassetto della Commissione dal lontano 1992. Non che ce ne fosse bisogno. Al referendum indetto quell’anno per aderire allo spazio economico europeo votarono no il 50,3%. Poi, nel 1997, il 74,1% si dichiarò contrario all’iniziativa «Negoziati d’adesione alla CE: decida il popolo» e nel 2001 la percentuale di dissenso all’iniziativa «Sì all’Europa» salì al 76,8%.
La fusione Wind-H3G porta in dote 7 miliardi
Un colosso delle tlc con oltre 31 milioni di clienti nel mobile e 2,8 milioni nel fisso. Sono queste le dimensioni del nuovo operatore nato dalla fusione tra Wind e H3G che ieri ha ricevuto l’atteso via libera dalla Ue. L’ok alla fusione, arrivato dopo la bocciatura a maggio tra o2 e 3G in Gran Bretagna, è stata accolta con grande soddisfazione da i russi di Wimpelcom (Wind) e i cinesi di Hutchinson (H3G), che sono pronti ad investire 7 miliardi di euro in infrastrutture digitali in Italia. Risorse che metteranno il turbo all’agenda digitale varata dal governo italiano e al progetto Enel Open Fiber.
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