sabato 30 gennaio 2016

Renzi non ha più armi per evitare la stangata

Gli esami si avvicinano e dall’Europa continuano ad arrivare solo schiaffi. Matteo Renzi avrebbe dovuto impiegare i mesi che separano la sospensione del giudizio sulla manovra, concessa da Bruxelles lo scorso novembre, dai primi verdetti ufficiali, che inizieranno a febbraio, per ammorbidire le spigolosità della Commissione sulle capriole contabili dell’Italia. Ma al posto di schiarite l’orizzonte continua a proporre solo temporali.

Arrivano i tagli del governo sulle prestazioni sociali

Il sostegno alla povertà finanziato dai poveri. È questa la geniale trovata contenuta nel disegno di legge delega recentemente approvato dal governo. Il piatto forte del provvedimento, che si propone di introdurre forme più efficaci di contrasto alla povertà, è la «razionalizzazione» delle prestazioni di natura assistenziale e previdenziale. Una parola che abbiamo ormai imparato a tradurre con tagli. Ed ecco, infatti, il piano: tutte le forme di aiuto attualmente previste, come gli assegni sociali o le pensioni di reversibilità, saranno sottoposte «alla prova dei mezzi», ovvero saranno legate al reddito o al patrimonio.

martedì 26 gennaio 2016

La Ue insiste: debito insostenibile

Altro che flessibilità permanente. Per rispettare gli impegni con la Ue l’Italia dovrà stringere di nuovo la cinghia. E gli sforzi, se tutto va bene, dovranno proseguire almeno fino al 2026. Il giudizio di Bruxelles sulla manovra arriverà solo in primavera. Ma le analisi contenute nel Rapporto sulla sostenibilità dei bilanci pubblici (Fiscal Sustainability Report) per il 2015, pubblicato ieri dalla Commissione europea non lasciano molti dubbi sul verdetto che si abbatterà sul nostro Paese.

Altro che tregua fiscale: quattro regioni aumentano l'aliquota Irpef

Le tasse non aumentano. Ma dall’anno prossimo. Per i contribuenti è in arrivo l’ennesima beffa. Come più volte annunciato e sbandierato da Matteo Renzi nella legge di stabilità è stata prevista una sorta di tregua fiscale, in base alle quale nessuna regione potrà incrementare l’addizionale Irpef. Quello che non è stato spiegato è che lo stop alle tasse partirà solo dal 2017 (quando si pagheranno i tributi relativi ai redditi del 2016), se prima non arriverà un’altra norma a cambiare le carte in tavola.

sabato 16 gennaio 2016

I risparmiatori beffati non vedranno un soldo fino a dopo le elezioni

I tempi non saranno lunghi. Ma sufficienti, comunque, ad evitare un potenziale cortocircuito con le amministrative. Nel definire le procedure per l’indennizzo dei risparmiatori rimasti impigliati nel decreto salva banche il governo ha sapientemente calibrato il timing dell’operazione. Dalla pubblicazione del decreto, secondo le bozze circolate nelle ultime ore, serviranno almeno 30 per la formazione dei collegi arbitrali. Per la presentazione delle domande, via posta certificata, c’è tempo fino a 4 mesi. Dopodiché il collegio avrà 90 giorni, prorogabili al massimo fino a 120 per pronunciare il lodo. Niente sovrapposizioni, dunque, né con la campagna elettorale né con il voto. In modo da lasciare i risparmiatori appesi alla possibilità di avere indietro dei soldi e alla speranza di non restare a bocca asciutta.

venerdì 15 gennaio 2016

Euroschiaffo a Renzi: ora basta aiutini

Solo una settimana fa Matteo Renzi si era beccato il sonoro ceffone di Jeroen Dijsselbloem. «La flessibilità è un margine, si può usare una volta sola. Non si può esagerare», aveva detto il presidente dell’Eurgruppo, irrigidendo un atteggiamento verso il premier che ad inizio settembre, prima che la legge di stabilità fosse nero su bianco, si poteva sintetizzare in un «sostegno alle ambiziose riforme del governo».

Vicino il sì ad una bad bank leggera, ma così il credito resta incagliato

Doveva essere una fuoriserie. Somiglia sempre più ad un triciclo. Il braccio di ferro con la Commissione Ue sulla bad bank non si mette bene. Dopo mesi di guerriglia sottotraccia, combattuta più che altro nei tavoli tecnici tra esperti del Mef, di Bankitalia e di Bruxelles, per tentare di far digerire agli euroburocrati la creazione di un mega sorbatoio parapubblico in cui far confluire tutta la spazzatura in pancia alle banche, la posizione dell’Europa non è cambiata di una virgola. Il giochino è sempre lo stesso. Formalmente ogni Paese membro è libero di scegliere la strada che preferisce.  Come ha spiegato mercoledì scorso al Sole24Ore la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager «è l’Italia che deve decidere ciò che vuole.

mercoledì 13 gennaio 2016

I giochi di Tronca per dare soldi ai suoi dipendenti

«Basta regalie, intervento rigorista, equità, modernità, merito». Se il nuovo corso del comune di Roma si misurasse con lo Zingarelli la Capitale sarebbe già al passo con le grandi metropoli europee. Ma la realtà e che per disinnescare un clamoroso sciopero generale in pieno Giubileo (con annessa minaccia di class action) proclamato dai sindacati dei 24mila dipendenti del Campidoglio per il 27 gennaio, il commissario Francesco Paolo Tronca e i suoi sostenitori del Pd si preparano ad utilizzare  un escamotage per garantire ai lavoratori gli stessi stipendi che aveva promesso Ignazio Marino. E dietro l’obiettivo dichiarato  di rivoluzionare e superare il vecchio e inefficace modello contrattuale proposto dall’ex sindaco si intravede solo la necessità di bypassare lo stop della Ragioneria dello Stato al fondo per il salario accessorio.

Il 730 di Renzi non legge le spese sanitarie

Se nel 2015 è andata male, quest’anno andrà peggio. La corsa contro il tempo per il secondo round del 730 precompilato si avvia ad entrare nella fase rovente e i segnali che arrivano non preannunciano nulla di buono.


martedì 12 gennaio 2016

La bomba Ilva scoppia a Genova. E travolge il Pd.

Insulti e sputi contro il Pd. Prima o poi, di fronte all’impantanamento del governo che ancora non riesce ad offrire un concreta via d’uscita, la bomba Ilva doveva esplodere. A farne le spese è stato Allessandro Terrile, il responsabile ligure del partito di Matteo Renzi, preso d’assalto ieri dai lavoratori delle acciaierie di Cornigliano. In realtà i dipendenti liguri dell’Ilva se la passano un tantino meglio di quelli pugliesi.

Con i ticket aziendali per l'asilo al via nuovi contratti territoriali

Mentre i sindacati si stanno lambiccando per tentare di evitare l’intervento a gamba tesa del governo sui nuovi contratti, attraverso timide aperture sul decentramento della contrattazione e sui premi di produttività, il mercato sta già correndo come un treno sul welfare aziendale che la legge di stabilità ha dotato di motori molto più potenti rispetto al passato. Dal 2016 le risorse destinate ai dipendenti sotto forma di pacchetti di servizi sono totalmente detassate sino a 2mila euro per lavoratore. E il bonus fiscale sale fino 2.500 euro per le aziende che coinvolgono il personale nell’organizzazione produttiva attraverso commissioni paritetiche previste nella contrattazione integrativa di secondo livello. L’asticella è stata abbassata un po’ rispetto al 2014 (3mila euro), ma lo sgravio si può applicare a tutti i lavoratori che guadagnano un salario lordo fino a 50mila euro (rispetto ai precedenti 40mila), con un allargamento della platea dei beneficiari che può ora arrivare fino al livello dei quadri.

sabato 9 gennaio 2016

Il fisco incassa di più, Padoan fa festa

Per Pier Carlo Padoan non ci sono dubbi: «Aumentano i redditi, scende la disoccupazione. Le riforme strutturali funzionano e l’Italia usa bene la flessibilità». A scatenare tanto  ottimismo nel  solitamente prudente ministro dell’Economia (che preferisce lasciare i festeggiamenti al premier Matteo Renzi) sono i dati snocciolati ieri dall’Istat, che ha utilizzato solo tinte rosa per dipingere il quadro macroeconomico e l’andamento dei consumi.

giovedì 7 gennaio 2016

Renzi ha finito i soldi, solo 3,5 euro agli statali

Sarà una trattativa difficile quella che il governo si appresta ad aprire con i sindacati per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Lo spettro della mancetta, paventato dalle sigle già dallo scorso ottobre, si è ormai concretizzato con la conferma nella legge di stabilità approvata a fine dicembre di uno stanziamento complessivo di 300 milioni di euro per il triennio 2016-2018.
La cifra messa sul piatto dal governo in seguito alla bocciatura da parte della Consulta del blocco dei contratti e degli stipendi della Pa non consente grandi spazi di mamovra. Anzi, non ne concede affatto. Facendo bene i conti, infatti, si è scoperto che persino i 5-6 euro al mese di cui si era parlato in autunno sono destinati a ridursi ulteriormente.