Come in occasione di ogni terremoto che ha colpito l’Italia negli ultimi anni il governo ha provveduto a sospendere le tasse per i territori coinvolti. Finché dura la moratoria i contribuenti possono stare tranquilli. Dopo, però, sono dolori. I soldi all’erario, infatti, vanno restituiti. Anche se non tutti. Nei casi del terremoto del 1990 in Sicilia e delle inondazioni del 1994 del Nord Italia lo Stato aveva ridotto del 90% il debito contributivo e fiscale.
Al principio fu creato l'universo. Questo fatto ha sconcertato non poche persone ed è stato considerato dai più come una cattiva mossa. (Douglas Adams)
domenica 28 agosto 2016
Non si può licenziare chi scrive "a morte i capi"
Il fatto è accertato. In una toilette dello stabilimento Sata di Melfi (del gruppo Fca) un giorno è spuntata una scritta dal contenuto inequivocabile: «A morte i capi». Dettaglio non irrilevante, il messaggio era vergato non con un normale pennarello, ma con delle feci fresche e maleodoranti.
La notizia è che si può fare. È tutto lecito. Se siete lavoratori dipendenti e domani vi viene voglia di scrivere sui muri del bagno dell’ufficio una minaccia o un insulto rivolto ai superiori con i vostri escrementi o, se gradite, con quelli di qualcun altro, siete liberi di farlo. Senza Conseguenze. L’autore della singolare missiva, dopo un lungo iter giudiziario, è stato infatti reintegrato al suo posto di lavoro. E l’azienda dovrà anche restituire tutti gli stipendi non versati. Oltre ad eventuali richieste di risarcimento.
La notizia è che si può fare. È tutto lecito. Se siete lavoratori dipendenti e domani vi viene voglia di scrivere sui muri del bagno dell’ufficio una minaccia o un insulto rivolto ai superiori con i vostri escrementi o, se gradite, con quelli di qualcun altro, siete liberi di farlo. Senza Conseguenze. L’autore della singolare missiva, dopo un lungo iter giudiziario, è stato infatti reintegrato al suo posto di lavoro. E l’azienda dovrà anche restituire tutti gli stipendi non versati. Oltre ad eventuali richieste di risarcimento.
sabato 27 agosto 2016
Maddalena: "L'euro è soltanto un ricatto. Via subito o ci compreranno"
Uscire subito dalla morsa che ha stritolato la nostra economia e i nostri diritti. Ma senza abbandonare l’Europa, che deve però essere ripensata su un piano di parità e di eguaglianza tra gli Stati. È questa la tesi di Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, che da tempo sostiene la necessità di chiudere il conto con la moneta unica e tornare ad essere liberi.
Meglio prevenire che ricostruire. Lo Stato ha buttato 28 miliardi
Anche tralasciando il drammatico tributo in vite umane, il conto secco della strategia antisismica italiana è impressionante. Ricostruire invece di prevenire è già costato ai contribuenti 28 miliardi di euro. E il conto si appresta a salire con gli interventi per il terremoto che ha colpito in questi giorni il centro Italia. Facendo un’analogia con i costi della ricostruzione per l’Abruzzo e l’Emilia la cifra non dovrebbe essere inferiore ai 10 miliardi.
venerdì 26 agosto 2016
Lo Stato fa le norme antisismiche e poi non le rispetta
La politica italiana si è accorta realmente del terremoto il 31 ottobre del 2002, quando una scuola elementare di San Giuliano di Puglia crollò sulla testa dei bambini, lasciandone 26 (più la povera maestra) sotto le macerie. La tragedia fece venire il sospetto a qualcuno che forse le regole della prevenzione sismica, che salvano vite e fanno risparmiare soldi, doveva essere lo Stato il primo a rispettarle. Da allora si è fatto un gran parlare di misure anti-terremoto, di piani nazionali, di mappature del rischio. E dell’inadeguatezza delle vecchie leggi emanate tra il 1974 e i primi anni 80.
sabato 20 agosto 2016
Mediaset vuole 50 milioni al mese da Bollorè
Sale di intensità il duello tra Mediaset e Vivendi per Premium. Il gruppo del Biscione ha depositato in Tribunale l’atto di citazione per il mancato rispetto del contratto, chiedendo 50 milioni di euro per ogni mese di ritardo nell’adempimento. E Fininvest, secondo fonrti vicine alla holding dei Berlusconi, farà lo stesso la prossima settimana.
venerdì 19 agosto 2016
Il patto di Renzi con la Merkel per avere il sì al taglio delle tasse
Altro che pugni sul tavolo. Matteo Renzi si prepara a scondinzolare davanti ad Angela Merkel per ottenere gli spazi di flessibilità necessari a far quadrare i conti pubblici. Questo, almeno, è quello che pensano al Times, che ieri ha dedicato un ampio articolo al premier dal titolo inequivocabile: «Renzi si salva la pelle con un accordo sulla Brexit». In realtà, più che di un accordo si tratterebbe di un tentativo, quello di addolcire la cancelliera, offrendo sostegno alla linea soft nei confronti dell’uscita britannica dalla Ue. «Accettando di appoggiare la leader tedesca», si legge sul quotidiano inglese, «Renzi spera che lei possa aiutarlo a sbloccare i fondi che possono salvare la sua carriera politica».
giovedì 18 agosto 2016
De Nicola: "Per evitare la maxi manovra no bonus e anticipo pensioni"
Altro che Keynes. «Senza investimenti privati non si va da nessuna parte. E in Europa chi ha tagliato le tasse e ridotto la spesa se l’è cavata meglio degli altri». Non ha dubbi Alessandro De Nicola, presidente della Adam Smith Society e senior partner di Orrick Italia. Da sempre su posizioni ultraliberiste, la storia delle politiche in deficit per rilanciare la crescita gli fa venire l’orticaria. Così come le iniziative sul tavolo della legge di stabilità, che rischiano di sperperare risorse preziose per neutralizzare la stangata da 15 miliardi prevista dalle clausole di salvaguardia. «Se verrano evitate spese inutili, come quelle per l’Ape o rinnovi contrattuali per la PA troppo generosi, si rinuncerà a elargizioni estemporanee come l’inutile bonus ai diciottenni», spiega l’economista, «si dovrebbe riuscire ad approvare una finanziaria decente senza attivare la clausola sull’Iva».
domenica 14 agosto 2016
Sapelli: "Non facciamo l'errore del Giappone"
«Taglio robusto delle tasse e un grande piano per gli investimenti». Solo così, secondo l’economista Giulio Sapelli, si può combattere la «sindrome giapponese» verso cui il Paese sembra incamminarsi in assenza di una accelerazione significativa del governo sulle politiche per lo sviluppo. Il pil che non riparte, come certificato venerdì dall’Istat, non è stato una sorpresa per il professore di Storia economia all’Università di Milano. «L’ascensore sembra che abbia smesso di scendere», spiega Sapelli, «ma questo non significa che la ripresa sia dietro l’angolo. Come ci ha insegnato l’esperienza giapponese la fine della recessione non si accompagna automaticamente alla crescita».
Mutui fermi e interessi doppi. Così le banche vessano i poveracci
Non ci sono solo i finanziamenti «baciati» (prestiti vincolati all’acquisto di azioni), l’azzeramento improvviso dei titoli o le nuove regole del bail in a mettere a rischio i soldi dei risparmiatori. Anche senza trovarsi coinvolti in una vera e propria truffa o in un’inaspettata bancarotta i clienti degli istituti di credito continuano a doversi districare in un labirinto di trappole contrattuali e a dover fronteggiare una serie di costi fissi che erodono il capitale e assottigliano i potenziali guadagni.
mercoledì 10 agosto 2016
Capitale in rovina, ma rischia di ospitare i giochi
Secondo il Wall Street Journal Roma sarebbe in testa nella corsa alle Olimpiadi del 2024. Una forta spinta alla candidatura, ha spiegato il quotidiano finanziario statunitense, sarebbe arrivata dal lavoro fatto da Matteo Renzi nei giorni scorsi a Rio de Janeiro. La realtà è che i competitor si stanno pian piano sfilando. All’inizio, come spesso accade, la lista dei pretendenti era fitta. C’erano Amburgo, Dubai, San Diego-Tijuana, Madrid e Boston. Attualmente, oltre alla Capitale, sono rimaste in lizza solo Budapest, Parigi e Los Angeles.
Olimpiadi a Roma: un salasso da 11,5 miliardi
Solo il debito di Ama, Atac e Roma Metropolitane ammonta a 2,8 miliardi di euro. Quello pregresso del Comune, che i romani pagano con l’addizionale Irpef e tutti i contribuenti con l’esborso annuo del Tesoro di 300 milioni, è alla quota monstre di 12 miliardi di euro. In tutto fanno circa 15 miliardi che pesano sulla collettività. Poi ci sono le buche, i disservizi, il traffico, il guano sul lungotevere, i bus rotti, la metro che non parte. È in queste condizioni che Roma corre per ottenere la candidatura alle Olimpiadi del 2024. Se ci fosse da guadagnare qualcosa, si potrebbe anche capire che ci sia ancora qualcuno disposto a fare il tifo per ospitare l’evento.
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