mercoledì 12 giugno 2019

[/FIRMA-SOLA][TESTO-PRIMA]Certo, l’Europa ci ha inguaiato con la moneta unica, consente da anni alla Germania di fare affari d’oro a nostre spese, non fa una piega di fronte alle marachelle contabili della Francia, ci chiede soldi e ci restituisce insulti, continua a pensare che l’unico modo di far quadrare i bilanci pubblici sia quello di spennare i contribuenti.
Ma quando dice che i nostri conti fanno schifo, bisogna ammettere che è difficile darle torto. Non si tratta di essere sovranisti o europeisti. Né di essere a favore o contro l’attuale governo. (...)<QL>
<CL8><BB><HS-9><CP9><CF2243><PS@0,-1><RBFILOFIRMA,0,1,0,0,0,0><CONERO>segue dalla prima<QL>
[FIRMA-SEGUE]SANDRO IACOMETTI<QL>
[TESTO](...) Con l’attuale debito di 2.359 miliardi di euro Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno a che fare ben poco. Intendiamoci, neanche loro si sono dati troppo da fare per diminuirlo, ma il buco di bilancio nasce negli anni 80 e tutti i governi da allora ad oggi, nessuno escluso, hanno contribuito ad allargarlo, fregandosene delle conseguenze.
La verità è che all’Italia e agli italiani, tutto sommato, va bene così. Il debito pubblico sale, ma in tasca ci sono sempre più soldi. Tra il 2016 e il 2017, secondo i recentissimi dati di Bankitalia ed Istat, la ricchezza italiana è cresciuta di 98 miliardi (+1%) a quota 9.743 miliardi. Si tratta di una cifra che vale 8 volte il reddito disponibile e che, divisa per il numero di abitanti, si posiziona un gradino sopra a quella detenuta dalle famiglie tedesche.
Se il vostro vicino di casa fosse disoccupato e avesse una Ferrari nel garage sareste disposti a prestargli dei soldi per saldare i suoi debiti? E’ questo il sentimento con cui non solo l’emissario del governo di Berlino, ma anche tutti quelli degli altri 27 Paesi che fanno parte, insieme a noi, dell’Unione europea, martedì scorso hanno firmato il documento in cui si invita Bruxelles a farci rigare dritto.
In Olanda, secondo uno studio pubblicato qualche settimane fa dal gruppo dei Verdi europeo e condotto dalla ong americana Rand, la corruzione vale lo 0,76% del Pil. In Danimarca e Finlandia rispettivamente il 2 e il 2,5%. Come possono questi Paesi essere solidali con il nostro, dove i furbetti bruciano ogni anno 236,8 miliardi di ricchezza, circa il 13% del Pil?
[TIT-ALT-TXT]i tempi della giustizia
[/TIT-ALT-TXT]La Ue, con i suoi cavillli e la sua ottusità, non solo non ci ha aiutato, ma ha probabilmente peggiorato le cose. Il debito non si può abbattere solo a colpi di tasse, ma favorendo la crescita e lo sviluppo, alimentando gli investimenti, allentando un po’ le regole, sia quelle sui rigidi vincoli di bilancio sia quelle relative a procedure ed adempimenti, come sta cercando di fare adesso il governo gialloverde sugli appalti.
Ma i tempi della nostra giustizia non dipendono dall’Europa. Eppure, uno studio di Bruxelles ha calcolato che in Italia ci vogliono in media 1.300 giorni, circa 4 anni, per arrivare al terzo grado in un giudizio civile. In Spagna, dove non sono campioni di efficienza, ci vuole la metà del tempo, in Germania solo 200 giorni, un sesto. Non è solo una questione di civiltà, di serietà, ma di soldi persi. Non riuscire a concludere i processi significa rendere impossibile riscuotere i crediti, far scappare gli investitori italiani e tenere alla larga quelli stranieri.
[TIT-ALT-TXT]sprechi ed evasione
[/TIT-ALT-TXT]L’Italia è il Paese in cui 6,48 miliardi di euro vengono spesi per sovra utilizzo di prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate, altri 2,16 per acquisti a costi eccessivi, altri 3,24 per sotto utilizzo di prestazioni efficaci e appropriate, 2,59 per inadeguato coordinamento dell’assistenza e 4,75 miliardi per frodi e abusi. In tutto, secondo la Fondazione Gimbe, si tratta di 21,5 miliardi buttati al vento sui 113 totali spesi per il servizio sanitario nazionale.
Briciole rispetto ai 108 miliardi che, spiega il Tesoro, ogni anno per colpa dell’evasione non entrano nelle casse del fisco, di cui 97,8 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,1 di mancate entrate contributive, o ai 210 miliardi di economia sommersa e attività illecite calcolati dall’Istat. Riusciamo a sprecare quattrini persino quando si tratta di fare del bene, di aiutare chi è in difficoltà, se è vero che, come rivelato qualche tempo fa dalla Gdf, 6 Isee su 10 per accedere ai benefici e alle agevolazioni concessi dall’Inps sono truccati.
Si può difendere l’alto debito quanto si vuole, si può sostenere che il Giappone campa benissimo con un rosso stratosferico, che gli altri Paesi Ue sono liberi di fare investimenti in deficit e che il nodo centrale è la crescita. Tesi che hanno più di un fondamento. Ma il voto europeo contro l’Italia è anche un voto contro i nostri vizi e le nostre criticità strutturali. Problemi che non solo hanno gonfiato il nostro rosso, ma hanno anche impedito la crescita. Tagliare la spesa, diminuire gli sprechi e combattere la corruzione con la semplificazione burocratica non significa obbedire alla Ue, ma mettere benzina nel motore.

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