mercoledì 23 dicembre 2015

La Germania vuole frenare la corsa dei Frecciarossa

Dopo i conti pubblici, le banche e le frontiere adesso Angela Merkel vuole controllare pure i nostri treni. Che i tedeschi non amassero la velocità lo si era capito dal 2012, quando il presidente delle Ferrovie, Rudiger Grube, annunciò che i nuovi Ice (l’equivalente dei Tgv francesi e degli Etr Frecciarossa) sarebbero andati non più a 300, ma a 250 chilometri orari. Motivo: meno costi di manutenzione dei treni e delle linee a fronte di una rete dove raramente la velocità massima può essere raggiunta. Da allora Berlino non ha perso occasione per tentare di imporre i suoi standard a tutti i Paesi Ue. La Francia ne ha già fatto le spese, «rallentando» i suoi Tgv (che detengono il primato mondiale di 574 km/h) a 320 chilometri orari, la stessa velocità a cui viaggiano alcuni Ice di quarta generazione. Ed ora potrebbe toccare all’Italia.

Crediti svalutati dell'80%. Bomba da 160 miliardi per le banche italiane

C’è grande fibrillazione in questi giorni a Via XX Settembre e a Via Nazionale, dove i tecnici dell’Economia e di Bankitalia stanno cercando di trovare la quadra sulla montagna di sofferenze bancarie, arrivata alla quota monstre di 200 miliardi, che non solo zavorra il credito a famiglie e imprese, ma rischia di riproporre presto il copione già visto con i quattro istituti commissariati.

lunedì 14 dicembre 2015

Bankitalia: "Basta vendere bond subordinati allo sportello"

Viaggia su un filo sottile l’autodifesa di Salvatore Rossi. Da una parte, intervenendo alla trasmissione «In 1/2h», il dg di Bankitalia ammette un pizzico di responsabilità sulla tutlea dei clienti («E’ una funzione che la legge ci assegna da un po’ di anni, l’abbiamo svolta inizialmente forse con timidezza») e applaude il richiamo alla solidità bancaria e all’urgenza della riforme delle Bcc fatto da Matteo Renzi alla Leopolda. Dall’altra ribadisce la correttezza del proprio operato, spiegando che «per Banca Etruria, così come per le altre, è stato impossibile trovare una soluzione di mercato» e ribadendo che Bankitalia, così come la Consob, «ha fatto tutte quello che poteva al meglio delle sue possibilità».

Sale il numero di chi ha perso tutto: in fumo 431 milioni per 12.500 clienti

Rompono finalmente il silenzio le quattro banche «salvate» dal governo a spese dei risparmiatori. Con un comunicato congiunto le Nuove Carife, Carichieti, Banca Marche e Banca Etruria hanno deciso di mettere un freno alla girandola di numeri che in questi giorni sono circolati sull’estensione del contagio. I clienti retail, si legge, «cioè i privati possessori di obbligazioni subordinate oggetto del decreto sono stimati essere circa 12.500 (lo 0,1% dei clienti complessivi) per un controvalore di circa 431 milioni di capitale». Cifre un po’ più alte di quelle finora note. Che rischiano di salire ancora. Il perimetro dell’indagine, infatti, non è chiaro. E non è escluso che alla fine spuntino fuori altri risparmiatori che abbiano ricevuto obbligazioni indirettamente attraverso pacchetti in mano ad investitori istituzionali.

domenica 13 dicembre 2015

Ecco cosa scrivere a Consob e Bankitalia per farsi rimborsare

Com'era prevedibile, per i risparmiatori traditi non si mette bene. Il Fondo di solidarietà incardinato ieri con l' emendamento alla legge di stabilità non spiega né a chi né quando né cosa esattamente verrà restituito.

Ecco le banche a rischio svalutazione

E se fosse solo l’inizio? Vigilanti che non vigilano, conflitti di competenze, responsabilità fantasma, eventi imprevedibili. Di fronte al patatrac delle quattro banche, che ha trasformato in carta straccia i risparmi di oltre 130mila clienti, ci hanno voluto far credere che si sia trattato di un fulmine a ciel sereno. Un cataclisma improvviso ed eccezionale, che si è abbattuto su quattro istituti sfortunati.

sabato 12 dicembre 2015

La verità sull'Etruria: "Ti do il mutuo se compri le azioni"

Niente azioni. Niente mutuo. Qualcuno ha provato a spiegarci, nelle ultime settimane, che il salvataggio dei quattro istituti commissariati non ha toccato i poveri e ignari correntisti, ma solo chi aveva volontariamente investito in quelle banche, conoscendo rischi e pericoli.
Una tesi buona, forse, per le conferenze stampa governative, ma poco adatta a descrivere la realtà dei rapporti tra banche e clienti. Il quadro che emerge dai casi concreti è ben differente e, per molti aspetti, inquietante. Nelle ultime settimane abbiamo sentito molti risparmiatori rimasti con le tasche vuote dopo il blitz del governo sostenere che la strada dell' investimento era spesso obbligata, perché le banche vincolavano la concessione di prestiti e mutui alla sottoscrizione di azioni o prodotti finanziari dello stesso istituto.

Bankitalia costa tanto ma controlla poco

La Ue dice che i prodotti delle quattro banche liquidate finiti in mano ai risparmiatori erano «inadatti». Bankitalia risponde, per bocca del dg Salvatore Rossi, spiegando che il governatore Ignazio Visco, «in tempi non sospetti aveva chiesto di vietare la vendita di obbligazioni subordinate agli sportelli». Mentre il governatore Ignazio Visco, durante una lectio magistralis a Trieste, spiega che la vicenda è stata gestita «con un impegno massimo, facendo il meglio ed essendo sicuri di aver fatto il meglio».

venerdì 11 dicembre 2015

Banche, Ue in campo solo per salvare gli altri

I conti, quando si tratta di banche, quasi mai tornano. Ma le cifre che circolano sui salvataggi di Stato consentiti dalla Ue da quando è scoppiata la crisi sono tutte stratosferiche. Roba da far sembrare bruscolini i 2-3 miliardi necessari per risanare le 4 banche italiane fallite su cui Bruxelles (che ora smentisce) ha puntato i piedi, ma anche i 4 miliardi di Tremonti/Monti bond comprati dal Tesoro per salvare Mps, unico caso di sostegno pubblico che può essere finora attribuito all'Italia.

giovedì 10 dicembre 2015

La Fiom ha paura del Papa: sciopero revocato

Dopo mesi di proteste, scioperi bianchi, boicottaggi, incidenti e continui disservizi, solo un «miracolo» avrebbe potuto evitare intoppi nei trasporti della Capitale durante il Giubileo. A rompere la tregua sindacale prevista per l’evento, prospettando uno scenario devastante di metro in tilt e città paralizzata, è stata, manco a dirlo, la Fiom Cgil, che solo qualche giorno prima dell’apertura della Porta Santa ha pensato bene di proclamare uno sciopero non di qualche ora, ma di un’intera settimana: dal 9 al 16 dicembre. Una decisione volta chiaramente a gettare scompiglio nel momento più delicato per la Capitale, considerato che la vertenza va avanti da circa un anno, e rientrata solo in serata dopo le minacce del prefetto Franco Gabrielli di precettare tutti.


Scaricabarile di Bankitalia, Ue e governo

Dopo centinaia di migliaia di risparmiatori lasciati con le tasche vuote la saga del decreto salva banche si arricchisce anche di un clamoroso scontro frontale tra la Banca d’Italia e la Commissione europea. Dopo l’ondata di polemiche suscitate dal provvedimento adottato per salvare Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti, Via Nazionale è intervenuta ieri, davanti alla commissione Finanze della Camera, per spiegare che il progetto di far scendere in campo il Fondo Interbancario di Tutela dei depositi, che avrebbe evitato il massacro di molti risparmiatori, fu stoppato dalla Commissione Ue contro il suo volere.

mercoledì 9 dicembre 2015

L'ok al piano sicurezza contro Padoan e Ue

Matteo Renzi continua a confondere le acque tirando fuori sfottò calcistici e battute da bar, ma l’impressione è che i rapporti con il ministro dell’Economia non siano più così buoni. Prima il blitz alle Ferrovie, con il protagonismo di Graziano Delrio e la bocciatura di fatto dell’asse tra Pier Carlo Padoan e l’ex ad Michele Elia sulla privatizzazione del gruppo, poi il siparietto sul pil, con il premier bacchettato in diretta via sms per le dichiarazioni non in linea con le previsioni del Def. Ora è il turno delle risorse per la sicurezza, che Renzi vuole ricavare da un aumento del deficit deciso a tavolino, senza passare per Bruxelles.

Il greggio va verso i 30 dollari, ma l'Eni si accaparra l'Iran

A fine giornata il petrolio è riuscito ad alzare un po’ la testa. Il Wti è risalito a quota 38 dollari il barile, dopo aver toccato i 36 dollari nel corso della seduta. Mentre il Brent, che per la prima volta dal febbraio del 2009 era sceso sotto i 40 dollari, ha chiuso la seduta ritornando di poco sopra quella soglia.

venerdì 4 dicembre 2015

Colpo di coda Fornero: pensioni giù, costi su

Prosegue, senza sosta, il calvario dei pensionati italiani. Da una parte c’è l’Istat, che certifica i primi frutti deformi della riforma Fornero: pensioni più basse e spesa previdenziale più alta. Dall’altra c’è il combinato disposto della bassa inflazione e della mancetta di Renzi, che nel 2016 befferà le fasce  più povere con tagli identici a quelli dei pensionati d’oro.

Neanche il blitz renziano sui vertici sblocca la privatizzazione di Ferrovie

«Non c’è fretta». È questo, in estrema sintesi, il messaggio arrivato ieri dal neo ad delle Ferrovie, Renato Mazzoncini. Dopo il Dpcm sulla privatizzazione varato in tutta fretta dal governo e la quasi contestuale defenestrazione degli ex vertici, Michele Elia e Marcello Messori, accusati proprio di aver ritardato il processo di quotazione, ci si aspettava che il nuovo management procedesse come un Frecciarossa verso l’ingresso del capitale privato nel gruppo. E invece, si è scoperto che anche la scadenza del 2016, fino ad ora considerata vitale per gli obblighi europei del governo sull’abbattimento del debito, è una data come un’altra. «Non vogliamo darci scadenze», ha detto Mazzoncini in un completo informale senza cravatta durante una conferenza stampa nella sede delle Fs, «il termine del 2016 non è perentorio, perché l’azionista vuole un’operazione di successo e ci chiede di andare in Borsa quando saremo pronti».