martedì 31 ottobre 2017

Le Province non chiuderanno, anzi ci costeranno di più

Vivono e incassano pure. Dopo lo stupore provocato circa un anno fa per le elezioni dei rappresentanti locali, gli italiani dovranno fare nuovamente i conti con la riapparazione degli enti che si credevano scomparsi dal 2014. La legge di bilancio trasmessa ieri al Senato ha infatti previsto che alle province e alle città metropolitane delle regioni a statuto ordinario, per l’esercizio delle funzioni fondamentali, è attribuito un contributo complessivo di 352 milioni di euro per l’anno 2018, di cui 270 milioni di euro a favore delle province e 82 milioni di euro a favore delle città metropolitane. Non è tutto. Alle province vanno anche 110 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2019-2020 e di 180 milioni annui a decorrere dall’anno 2021.

Regalo da 60 miliardi all'Inps per tappare i buchi di boeri

Quest’anno, secondo le stime contenute nel bilancio preventivo per il 2017, il bilancio dell’Inps avrebbe dovuto chiudere l’esercizio con un patrimonio negativo per 7,9 miliardi. Chiuderà invece con un attivo di circa 51 miliardi. A fare la differenza non è stata una magia contabile dell’economista nonché presidente dell’Istituto, Tito Boeri, né una miracolosa sterzata sul recupero della montagna di crediti contributivi non riscossi. E neppure un repentino cambiamento nel rapporto tra prestazioni e versamenti delle varie gestioni previdenziali. In effetti, nulla è realmente cambiato, se non fosse per poche righe inserite provvidenzialmente nella manovra.

sabato 28 ottobre 2017

La Ue svela i trucchi di Padoan. Nei conti mancano 1,7 miliardi

Mentre i tecnici del ministero dell’Economia continuano a modificare il testo della manovra di bilancio, studiando il modo per aumentare la prescrizione delle cartelle fiscali o rendere più facile alle banche pignorare i conti correnti, a Bruxelles si sono accorti per l’ennesima volta che i nostri conti non tornano.

Ecco il buco tra azioni e bond azzerati, salvataggi e ricapitalizzazioni

Difficile dire cosa sarebbe accaduto al sistema bancario italiano con un altro governatore della Banca d’Italia. Certo è che le cose negli ultimi anni sono andate tutt’altro che bene. L’elenco delle perdite pubbliche e private accumulate con i principali dissesti creditizi è da pelle d’oca. Per il crac di Pop Etruria, CariChieti, BancaMarche e CariFerrara, partito con il commissariamento del febbraio 2015, gli azionisti hanno visto andare in fumo 1,8 miliardi, gli obbligazionisti 800 milioni.

giovedì 26 ottobre 2017

Favore della Consulta al governo. Scippati 30 miliardi ai pensionati

Circa 30 miliardi tolti ai pensionati senza che il «diritto» faccia una piega. Qualche giurista, all’epoca, aveva definito il cosiddetto bonus Poletti un atto di «pirateria legislativa», sostenendo con robuste argomentazioni che, per gli effetti retroattivi, la discrezionalità dell’intervento e, soprattutto, l’esiguità della somma restituita, il decreto era in palese contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale che lo aveva reso necessario.

Fisco esagerato: ci perseguita 10 anni

Il governo assicura che la manovra non porterà nuove tasse. Di sicuro, però, renderà più longeve quelle vecchie. Tra le pieghe della legge di bilancio, il cui testo definitivo non è ancora stato consegnato alle Camere, è infatti spuntata una disposizione che potrebbe incidere non poco sul sistema tributario italiano. Nel Titolo VII capo II del testo, quello dedicato alle «misure di smaltimento e deflazione del contenzioso tributario, nonché di accelerazione del recupero», si legge che le norme che regolano il recupero dei crediti fiscali «si interpretano nel senso che il diritto alla riscossione dei carichi affidati agli agenti della riscossione si prescrive con il decorso di dieci anni, quando riguardo ad essi è stata notificata e non opposta nei termini la cartella di pagamento».


giovedì 19 ottobre 2017

Il presidente del Real Madrid vuole comprare le autostrade spagnole

L’intenzione era nota, ma Florentino Perez ha voluto aspettare l’ultimo giorno utile per lanciare la sua offensiva contro il gruppo della famiglia Benetton. Il presidente del Real Madrid, che negli ultimi quattro anni ha piazzato sulla sua bacheca tre Coppe dei campioni e guida un colosso delle costruzioni primo al mondo per ricavi internazionali, è abituato a vincere. E la contro Opa lanciata ieri da Acs, attraverso la controllata tedesca Hochtief, potrebbe rappresentare qualcosa di più di un semplice contrattempo, come finora è stata considerata.

Il governo ha un'idea: tassare i risparmi

Altro che niente tasse. Alla fine, malgrado le rassicurazioni del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e del premier Paolo Gentiloni, i balzelli sono spuntati, eccome. A partire da quello più odioso, che andrà a colpire di nuovo il risparmio, già bersagliato negli ultimi anni da inasprimenti fiscali di ogni tipo. La novità uscita dalla bozza della legge di bilancio circolata nelle ultime ore è che l’imposta di bollo del 2 per mille, già applicata sulle somme lasciate dagli italiani nei conti deposito e sui prodotti di investimento, colpirà anche le polizze vita tradizionali, l’unica forma di risparmio restata finora parzialmente esente dalle mire dell’erario.

mercoledì 18 ottobre 2017

Allarme: di questo passo ci riposeremo dopo i 70 anni

Il balzo dei requisiti per ottenere la pensione di vecchiaia dai 66 anni e sette mesi ai 67 che scatterà dal primo gennaio del 2019 in assenza di interventi governativi non è che l’inizio. Ad oggi, ha spiegato qualche mese fa il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, in base agli «scenari demografici» a disposizione «è possibile delineare la futura traiettoria dei requisiti di accesso al pensionamento». Il primo passo è quello di cui si parla in questi giorni: dai «66 anni e 7 mesi, in vigore per tutte le categorie di lavoratori dal 2018, si passerebbe a 67 anni a partire dal 2019». Dal 2021, però, l’età per la vecchiaia salirebbe a 67 anni e 3 mesi mentre, «per i successivi aggiornamenti, a partire da quello nel 2023, si prevede un incremento di due mesi ogni volta. Con la conseguenza che l’età pensionabile salirebbe a 68 anni e 1 mese dal 2031, a 68 anni e 11 mesi dal 2041 e a 69 anni e 9 mesi dal 2051». Comunque, ricorda Alleva, «per quanto attiene l’adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento» negli anni precedenti due aggiornamenti sono stati già forniti. I prossimo aggiornamento, ha tenuto precisare, «entrerà in vigore dal primo gennaio 2019 e sarà costruito sul triennio 2013-2016».

Pensioni, Padoan ci vuole morti presto

Gli italiani sono troppo longevi. È questo, al di là delle questioni tecniche sugli anticipi, gli adeguamenti, i cumuli e le soglie, il vero problema del sistema pensionistico italiano. A dirlo fuori dai denti, mentre candidamente annunciava che il taglio dell’Irpef lo farà forse il prossimo governo, è stato ieri Pier Carlo Padoan, replicando alle critiche piovute sulla manovrina. Il ministro dell’Economia ha provato a confondere un po’ le acque, inserendo nella legge di bilancio alcune norme per agevolare l’anticipo delle donne (Ape rosa) e estendere il beneficio anche ai lavoratori saltuari che abbiano cumulato almeno 18 mesi di contratti di lavoro negli ultimi tre anni.


martedì 17 ottobre 2017

Diamo un miliardo ad Alitalia. Ma è araba

Su Alitalia da parte del governo «sarebbe largamente apprezzato il silenzio». Parola di Giulio Tremonti, che il prestito ponte di 300 milioni lo autorizzò nel 2008, quando il vettore era ancora compagnia di bandiera. E venne giù il mondo: accuse di statalismo, di distorsione della concorrenza, di sperpero dei soldi pubblici. Ora che i milioni prestati ad Alitalia sono diventati 900, nessuno fiata. Come è possibile? «Cresce», la prende larga l’ex ministro dell’Economia, «la mia assoluta ammirazione per l’attività “coesa” e “coerente” della “squadra” di governo, “squadra” che ama definirsi come tale, come ha fatto recentemente il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, poiché condividono tra loro, i ministri, tanto i meriti (vantati) quanto i demeriti (denegati). In effetti il tasso di solidarietà intergovernativo è molto alto: condividono anche la malagestio che hanno fatto sulle banche».

Il Pd dà il bonus agli statali coi soldi delle regioni

Una manovra «snella», con risorse «limitate ma ben utilizzate». Questa la sintesi del premier Paolo Gentiloni e del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sulla legge di bilancio varata ieri dal Consiglio dei ministri. In realtà, i numeri disegnano una realtà diversa. La manovra vale complessivamente 20,4 miliardi, di cui 9,5 miliardi di coperture e 10,9 di flessibilità sul deficit. Di questi 20,4 oltre 15 servono a sterilizzare le clausole di salvaguardia sull’Iva varate dai precedenti governi, che hanno tranquillamente nascosto la polvere sotto il tappeto scaricando sul futuro i costi delle manovre degli anni scorsi.

sabato 14 ottobre 2017

Forestali e Alitalia. Altri soldi ai fannulloni

Altri soldi e altro tempo per il salvataggio di Alitalia, centinaia di milioni per le Pmi del Mezzogiorno, ulteriori stanziamenti per la riqualificazione infinita di Bagnoli e fondi strutturali per la stabilizzazione dei forestali. Accanto alla rottamazione bis per le cartelle esattoriali, al rifinanziamento delle missioni militari e all’anticipo di 1 miliardo per la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’Iva (gli altri soldi arriveranno dalla flessibilità Ue sul deficit), il governo ha infilato nel decreto fiscale varato ieri una buona dose di misure dal sapore vagamente pre elettorale. Il testo, come è ormai prassi, è stato approvato «salvo intese», il che significa che modifiche e limature sono ancora possibili. E Palazzo Chigi si è ben guardato nel comunicato ufficiale dal dettagliare tutti gli stanziamenti.

venerdì 13 ottobre 2017

L'inchiesta sulle banche rotte non toccherà Etruria e Mps

Alla fine si è deciso per la strategia del gambero. Dopo aver sterilizzato in anticipo qualsiasi tipo di sorpresa sgradita, attraverso la segretazione degli atti e la censura preventiva delle domande scomode, il Pd ha anche disinnescato definitivamente la mina Etruria (proprio in questi giorni sotto i riflettori per l’avvio del processo per bancarotta e le cause contro gli ex vertici, tra cui il papà del sottosegretario Maria Elena Boschi), imponendo alla Commissione di inchiesta sulle banche di camminare all’indietro.

Salta la garanzia sul conto corrente: i nostri depositi non sono più al sicuro

A Bruxelles parlano di pragmatismo, di uno stratagemma per uscire dallo stallo. Ma quella arrivata ieri dalla Commissione europea ha tutte le caratteristiche di una vera e propria resa ai diktat di Berlino, che da anni blocca l’ultimo tassello, il cosiddetto terzo pilastro, che ancora manca per chiudere la riforma dell’Unione bancaria. L’oggetto del contendere riguarda l’anello più debole di tutto il sistema creditizio, ovvero i risparmiatori che tengono i soldi nei conti correnti. Dopo aver varato la vigilanza unica, con norme severe per gli istituti, e imposto agli stati nazionali regole altrettanto rigide sui crac bancari, con il meccanismo unico di risoluzione e il famoso bail-in, la Ue avrebbe dovuto creare una rete di protezione comune per i depositi al di sotto dei 100mila euro. Le somme, in caso di fallimenti creditizi, sono già garantite a livello nazionale dai vari fondi alimentati dalle banche. Ma quando tali fondi dovessero trovarsi di fronte a crisi di grandi dimensioni o, esattamente come sta accadendo in Italia, fossero prosciugati da operazioni di salvataggio, sarebbe la Ue a tutelare i correntisti.

giovedì 5 ottobre 2017

Gli ecologisti ci costano un miliardo in più sulla bolletta

Bisognerebbe coniugare «la promozione della sostenibilità ambientale con la promozione della sostenibilità economica». È con questa frase che Guido Bortoni sintetizza la follia del sistema italiano, dove la produzione di energia pulita cala, ma gli incentivi (a spese dei contribuenti) aumentano. I numeri snocciolati ieri dal presidente dell’authority nella sua ultima relazione annuale (il mandato scade a febbraio) parlano chiaro: in Italia le fonti rinnovabili hanno assicurato nel 2016 il 37% della produzione totale con poco meno di 108 TWh, nel 2015 era il 39%, nel 2014 il 43%. Si tratta di percentuali pagate a caro prezzo ogni mese dagli italiani insieme alla bolletta elettrica.

mercoledì 4 ottobre 2017

Da Gentiloni e Padoan 81 miliardi di tasse

La tensione politica sul Documento di economia e finanza, a poche ore dal voto delle Camere, è alle stelle. Ma il polverone alzato dalle schermaglie tra i Dem e i fuoriusciti dal Pd non sembra, per ora, in grado di mettere a rischio il cammino della manovra di bilancio, che da qui al 2020 regalerà ai contribuenti italiani una stangata da 80 miliardi di tasse. Ad incendiare le polemiche ci ha pensato, in serata, il viceministro dell’Interno di Mdp, Filippo Bubbico, che ha deciso di dimettersi in coerenza con le valutazioni critiche («una relazione insufficiente») fatte dal suo partito sulle comunicazioni del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

domenica 1 ottobre 2017

Il fisco incassa ma non paga. Fatture saldate dopo 43 giorni

Inflessibili quando si tratta di riscuotere. Ma quando sono loro a dover sborsare, il momento non è mai quello giusto. Stando alle dichiarazioni di Matteo Renzi, che sulla questione aveva anche scommesso pubblicamente con Bruno Vespa, Il problema dei ritardi nei pagamenti della Pa è stato risolto da almeno un paio di anni. Spenti i riflettori e archiviato il dibattito, la stragrande maggioranza delle pubbliche amministrazione continua però a non rispettare i tempi. E tra i più lenti, guarda un po’, ci sono proprio gli enti con incarichi da esattori. Quelli pronti a caricarti di penali, interessi di mora e sanzioni se ti azzardi a sforare solo di qualche giorno la data prevista per il pagamento.