giovedì 26 ottobre 2017

Fisco esagerato: ci perseguita 10 anni

Il governo assicura che la manovra non porterà nuove tasse. Di sicuro, però, renderà più longeve quelle vecchie. Tra le pieghe della legge di bilancio, il cui testo definitivo non è ancora stato consegnato alle Camere, è infatti spuntata una disposizione che potrebbe incidere non poco sul sistema tributario italiano. Nel Titolo VII capo II del testo, quello dedicato alle «misure di smaltimento e deflazione del contenzioso tributario, nonché di accelerazione del recupero», si legge che le norme che regolano il recupero dei crediti fiscali «si interpretano nel senso che il diritto alla riscossione dei carichi affidati agli agenti della riscossione si prescrive con il decorso di dieci anni, quando riguardo ad essi è stata notificata e non opposta nei termini la cartella di pagamento».


Le poche righe scritte dal governo si infilano in una diatriba giurisprudenziale su cui i tribunali italiani ancora duellano a colpi di sentenze. Secondo molte commissioni tributarie tutti i crediti erariali, sulla base del codice civile, sono soggetti ad una prescrizione di cinque anni. Molti tribunali, però, e la stessa Cassazione, ritengono che la questione non sia così pacifica. La prescrizione decennale, così come spiegato dalla suprema Corte nel novembre del 2016, sarebbe ammissibile «nel caso di sentenza passata in giudicato o di decreto ingiuntivo che abbia acquisito efficacia di giudicato formale e sostanziale». In altre parole, quando il titolo sulla base del quale «viene intrapresa la riscossione non è più l’atto amministrativo, ma un provvedimento giurisdizionale divenuto definitivo». Al di là dei cavilli e delle sfumature giuridiche, che hanno alimentato migliaia di contenziosi, la possibilità per il fisco di inseguire i contribuenti per dieci anni sembra non riguardare le semplici cartelle esattoriali.

Cinque anni sono troppo pochi per la nuova Agenzia delle entrate-Riscossione? Forse si, considerato che sul groppone della vecchia Equitalia dal 2000 ad oggi pesano circa mille miliardi di arretrati, di cui solo 51, a causa principalmente del tempo trascorso, realmente esigibili. Ed ecco la soluzione trovata dal governo al posto di un efficientamento delle pratiche di riscossione. Basta dubbi e incertezze. Da ora in poi tutte i carichi pendenti con il fisco avranno dieci anni di tempo prima di scomparire nell’oblio degli archivi. La norma non è dettata solo dall’evidente tentativo di consentire agli agenti del fisco di incassare di più, ma è strettamente legata all’idea del governo, che negli ultimi giorni è entrata e uscita dal testo della manovra, di cartolarizzare tutti i carichi affidati ad Equitalia dal 2000 al 2010. Operazione che, con una prescrizione «breve» a cinque anni, avrebbe grosse difficoltà ad andare in porto, essendo la maggior parte dei crediti scaduti.
Quello che per il ministero dell’Economia è solo un altro modo per fare cassa, per i cittadini, soprattutto quelli che le tasse le pagano e vogliono evitare di pagarle due volte, sarà una catastrofe.  Da ora in poi, se la norma sarà confermata nella versione definitiva della legge di bilancio,  saremo tutti costretti a raddoppiare i tempi di conservazione dei documenti necessari a fronteggiare eventuali pretese illegittime del fisco, si tratti di multe, contributi, bolli auto, pagamenti dell’Iva o versamenti dell’Irpef. «Questo», ha denunciato Daniele Capezzone, deputato di Direzione Italia, «significa consegnare perennemente il contribuente nelle mani dell’infernale macchina fiscale».

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