domenica 1 ottobre 2017

Il fisco incassa ma non paga. Fatture saldate dopo 43 giorni

Inflessibili quando si tratta di riscuotere. Ma quando sono loro a dover sborsare, il momento non è mai quello giusto. Stando alle dichiarazioni di Matteo Renzi, che sulla questione aveva anche scommesso pubblicamente con Bruno Vespa, Il problema dei ritardi nei pagamenti della Pa è stato risolto da almeno un paio di anni. Spenti i riflettori e archiviato il dibattito, la stragrande maggioranza delle pubbliche amministrazione continua però a non rispettare i tempi. E tra i più lenti, guarda un po’, ci sono proprio gli enti con incarichi da esattori. Quelli pronti a caricarti di penali, interessi di mora e sanzioni se ti azzardi a sforare solo di qualche giorno la data prevista per il pagamento.

Nella lista dei cattivi balza agli occhi la vecchia Equitalia sps, dal primo luglio trasformata in Agenzia delle Entrate-Riscossione. Nel 2016, secondo un’indagine realizzata dalla Cgia sui dati del ministero dell’Economia, l’ente, allora come oggi guidato da Ernesto Maria Ruffini, ha pagato i propri fornitori con 13 giorni di ritardo medi ponderati rispetto a quanto previsto dalle disposizioni di legge, che impongono il saldo dopo 30 giorni dal ricevimento della fattura.

Stesso intervallo di tempo è risultato per l’Inail, anch’esso assai severo nel pretendere le quote contributive dalle aziende. Mentre la Sogei, società che gestisce l’anagrafe tributaria, è arrivata a 14 giorni. Ancora peggio ha fatto l’Inps che ha onorato i pagamenti con 29 giorni medi ponderati di ritardo.

Gli esempi virtuosi nelle amministrazioni centrali sono rari. Si salva il ministero dell’Ambiente, che in media ha anticipato il saldo della fattura di 7 giorni e i ministeri degli Esteri e dell’Economia, che hanno liquidato entrambi i fornitori 4 giorni prima rispetto ai termini di legge.


Ma agli Interni hanno saldato le fatture con addirittura 58 giorni medi ponderati di ritardo, il ministero della Giustizia lo ha fatto dopo 52, la Difesa dopo 46 e lo Sviluppo Economico dopo 38. Ma sul podio regnano incontrastate le Asl capitoline, che pure avrebbero 60 giorni di tempo per saldare. La RM E liquida con 270 giorni di ritardo, la RM A con 237.

Le Asl più virtuose, invece, si trovano in Lombardia: l’Agenzia di tutela della salute della Val Padana (ex Asl di Mantova e Cremona) e l’Ats della Montagna (Valtellina/Alto Lario e Val Camonica) anticipano i pagamenti di 44 giorni. Bene anche l’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, che paga con un anticipo di 43 giorni. Tra le amministrazioni provinciali e le Città metropolitane la maglia nera è della Provincia di Verbano Cusio Ossola: in questa realtà territoriale piemontese i pagamenti avvengono con 175 giorni medi ponderati di ritardo. Male anche Ascoli Piceno (111 giorni), Benevento (94) e La Spezia (69). La più veloce a saldare i debiti, invece, è la Provincia di Udine che anticipa la scadenza di 22 giorni. Bene anche a Pordenone (18 giorni), Sondrio (17) e Rovigo (16).


«L’avvio della procedura di infrazione della Ue nei confronti del nostro Paese risale al giugno del 2014», ha ricordato il segretario della Cgia, Renato Mason, «questo richiamo ufficiale ci è stato comminato perché la nostra Pubblica amministrazione ha violato le disposizioni della Direttiva europea sui ritardi di pagamento entrata in vigore nel 2013. Sebbene negli ultimi anni ci sia stato qualche miglioramento, nel 2017, secondo i dati di Intrum Justitia, la nostra Pa paga i propri fornitori dopo 95 giorni. In Europa solo la Grecia ha saldato le fatture dopo un numero di giorni superiore al nostro».
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