sabato 30 settembre 2017

"Imprenditori trattati da delinquenti"

«Imprenditori come delinquenti». A due giorni dall’approvazione, il Codice antimafia approvato in via definitiva dalla Camera non smette di suscitare polemiche. A scagliarsi con violenza contro la nuova normativa ieri è stato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia che, intervenendo alla convention Euromed del Gruppo Grimaldi in  Sardegna, ha detto senza mezzi termini che l’estensione del sequestro preventivo dai reati di mafia a quelli legati alla corruzione «stravolge i principi costituzionali e, per l’alta discrezionalità che concede, mina il bene assoluto della certezza del diritto». Di fatto, ha tuonato Boccia, «con il nuovo codice antimafia si equipara l’attività degli imprenditori a quella dei delinquenti».

L’impostazione del nuovo codice, ha proseguito il numero uno di Viale dell’Astronomia, «è un errore madornale e in questo Paese ogni mattina si deve combattere con una cultura antindustriale e iperideologica che, pensando di far bene, fa in realtà molto male al Paese intero».
Il punto di rottura, secondo Boccia, «si genera tra la realtà dei fatti e una visione della società anomala, in cui non si capisce cos’è un’impresa. Un imprenditore vive di reputazione, se lo rovini con la cultura del sospetto e della prevenzione non è che poi, quando lo riammetti al consesso sociale senza macchia, lo riabiliti in pieno, ormai lo hai comunque distrutto».
Il presidente degli industriali ha poi puntato il dito contro il paradosso italiano: «Siamo il secondo Paese industriale d’Europa, eppure respiriamo una delle più forti culture anti industriali del mondo, e solo 30% degli italiani sa che siamo secondo paese industriale d’Europa. Gli imprenditori li fai scappare se li fai sentire disprezzati».

Tra i critici della norma c’era anche Raffaele Cantone, convinto che non avesse  «molto senso applicare le norme del condice antimafia alla corruzione.   Ieri, però, di fronte alle polemiche, il presidente dell’Anac ha deciso di ingranare la retromarcia. Nella legge approvata dalla Camera, ha spiegato, «ci sono criticità e più rischi che vantaggi ma, adesso, va applicata». Per nulla convinto della tesi è il governatore della Campania, il Pd Vincenzo De Luca, secondo il quale la nuova legge  «è propaganda politica, sostanzialmente una truffa ai danni dei cittadini italiani, una violazione dei principi elementari di civiltà politica. Se equipari la mafia e la camorra allo stalker fai una cosa demenziale».
A difendere il provvedimento c’è, invece, il relatore  alla Camera, Davide Mattiello, anche lui del Pd, che ha definito addirittura «dal sapore eversivo certi attacchi al nuovo Codice».

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