mercoledì 13 settembre 2017

Cala la disoccupazione, tutto merito delle donne

Il premier Paolo Gentiloni scrive giustamente su Twitter che la «tendenza è molto incoraggiante», ma che c’è «ancora molto lavoro da fare». In effetti, anche la notizia in apparenza più positiva, ovvero il tasso di occupazione delle donne salito al 49,1% (+0,6% in un anno), mai così alto dall’inizio delle serie storiche nel 1977, è accompagnata dall’amara considerazione dell’Istat secondo cui «la situazione occupazionale femminile nel nostro Paese è tra le peggiori della Ue». Nella media 2016 l’Italia è, infatti, «penultima», con un divario di 13,2 punti. Peggio di noi solo la Grecia. Anche la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, intervenuta alla presentazione del manifesto Valore D per la valorizzazione del talento femminile, firmato da oltre 100 aziende, ha ammesso che la strada per un tasso di occupazione «rosa» al 75% come obiettivo per il 2020 è ancora lunga.

Anche gli altri dati snocciolati ieri dall’Istat si presentano in chiaroscuro. L’occupazione al netto degli effetti stagionali è cresciuta nel secondo trimestre di 78mila unità (+0,3%) arrivando a quota 22 milioni e 985mila. Con un boom dei dipendenti (+149mila). Ma in oltre otto casi su dieci (+123mila) i contratti firmati sono a termine. Stesso discorso per il confronto anno su anno, dove si stima una crescita di 153mila occupati (+0,7%), dovuto sempre ai dipendenti (+356mila). Ma anche qui oltre tre quarti (+278mila) sono a termine. E nel complesso  continuano a diminuire le transizioni da dipendente a termine a dipendente a tempo indeterminato (dal 24,3% al 16,5%).
Più netto il dato sulla disoccupazione, che dopo tre trimestri di crescita è scesa al 10,9% (2 milioni e 839mila senza lavoro), in calo dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2016 e dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Anche l’indice  destagionalizzato è sceso all’11,2%. In entrambi i casi, dice l’Istat, si tratta dei valori più bassi dal 2012.

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