sabato 16 settembre 2017

Bancomat, il governo taglia le commissioni già diminuite

A due anni di distanza dalla direttiva europea (2015/2366), il Consiglio dei ministri ha dato il primo via libera allo schema di decreto legislativo che recepisce la normativa comunitaria sulle commissioni interbancarie per le operazioni di pagamento basate su carta. Si tratta, in estrema sintesi, dei costi che le banche si pagano fra loro per effettuare le transazioni elettroniche di denaro. Oneri che vengono scaricati in prima istanza sugli esercizi commerciali, ma anche sugli utenti finali, sia incorporandole nel prezzo di vendita dei prodotti o dei servizi sia spalmandole sul canone della carta di credito.

Il provvedimento prevede che, per i pagamenti tramite carta di debito (bancomat) e prepagata, la commissione interbancaria per ogni operazione non possa essere superiore allo 0,2% del valore della transazione. Mentre per le operazioni tramite carta di credito il tetto viene fissato allo 0,3%. Tali soglie valgono in tutto il Vecchio Continente per transazioni effettuate sul territorio europeo con carte emesse da istituti europei. Per le sole transazioni nazionali, invece, i prestatori di servizi di pagamento saranno tenuti ad applicare, per tutti i tipi di carte, commissioni di importo ridotto per i pagamenti fino a 5 euro rispetto a quelle applicate alle operazioni di importo pari o superiore. Inoltre, sempre limitatamente alle operazioni italiane, e solo per le carte di debito, i prestatori di servizio potranno in via transitoria (fino a dicembre 2020) applicare una commissione non superiore allo 0,2% calcolato sul valore medio annuo di tutte le operazioni nazionali tramite carta di debito all’interno di ciascuno schema di carte di pagamento. Per la tutela degli utenti viene, infine, ridotto il regime di responsabilità in caso di pagamenti non autorizzati, con l’abbassamento della franchigia massima a carico dei consumatori da 150 a 50 euro e viene generalizzato il divieto di applicare un sovrapprezzo per l’utilizzo di un determinato strumento di pagamento (il surcharge).

Al di là dei tecnicismi e dei dettagli, tutti da definire, l’intenzione del governo è quella di tagliare i costi per favorire la diffusione dei pagamenti elettronici, in Italia ancora molto al di sotto della media Ue, malgrado la consistente crescita degli ultimi anni.
Che le misure portino benefici a esercenti e consumatori, però, è tutto da vedere. Intanto, con l’entrata in vigore nel 2015 della direttiva europea i principali circuiti (Visa, Mastercard e Pagobancomat) si erano già sostanzialmente adeguati alle soglie fissate ieri. Mentre American Express e Diners, che usano uno schema di pagamento diverso, non rientrano nella regolamentazione. Quanto ai commercianti, sulla carta il taglio dei costi dovrebbe portare un beneficio complessivo di circa 6 miliardi di euro. Questo nell’ipotesi che il minore costo delle commissioni si traduca in uno sconto sugli oneri di gestione del Pos per gli esercenti. «Il provvedimento va nella giusta direzione», scrivono da Confcommercio, «ma il decreto affronta solo l’argomento delle commissioni interbancarie, prevedendone, peraltro, una generica riduzione senza indicarne l’entità». Speriamo, prosegue la nota, «che in fase di attuazione delle disposizioni Banca d’Italia riesca a trasferire alle imprese una reale riduzione dei costi».

Ragionamento simile quello di Confesercenti, secondo cui «il taglio non riguarda direttamente gli utenti finali, e si rivelerà un fatto positivo solo se il beneficio si trasmetterà alle imprese e ai consumatori, permettendo una riduzione reale dei costi delle transazioni elettroniche, ancora troppo alti».
Se poi si aggiunge, come aveva ventilato tempo fa l’Abi, che i massimali imposti dalla Ue potrebbero portare ad un aumento del costo delle carte per i possessori, appare chiaro che festeggiare oggi rischia di essere prematuro.

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