Sconto sull’Ape social per le donne e rivalutazione piena delle pensioni dal 2019. Sono questi i due «doni» messi sul tavolo da Giuliano Poletti nell’incontro di ieri coi sindacati. La proposta del ministro del Lavoro sull’anticipo pensionistico è di ridurre i requisiti contributivi di sei mesi per figlio, con un tetto massimo di due anni. La modifica sarebbe giustificata dall’attuale disparità di domande presentate dalle donne, sensibilmente inferiore a quelle degli uomini proprio a causa di un minore bagaglio contributivo. Attraverso lo sconto, il governo conta di portare le richieste dall’attuale 29% al 40%. Il che significa, ha spiegato la leader della Cgil, Susanna Camusso, che l’allargamento della platea dovrebbe portare in dote circa 4mila domande in più rispetto alle 11mila presentate finora.
Accanto alla riduzione dei requisiti contributivi per l’uscita in anticipo delle donne appartenenti alle categorie che possono avere accesso all’Ape, Poletti ha assicurato che sulle rivalutazioni degli assegni, azzerati da Mario Monti e tagliati da Enrico Letta, si ripartirà da zero, ovvero dalla legge 388 del 2000, varata dal governo Prodi. «E’ sostanzialmente confermato l’impegno del governo» a tornare al meccanismo precedente al blocco dell’indiciazione introdotto dal Salva Italia nel 2012 ha spiegato Poletti.
Ma la normalizzazione del meccanismo, ha aggiunto il ministro, partirà solo dal 2019. «È meglio compiere prima un'analisi», ha detto, in modo da capire l’effetto della modifica del paniere sulla rivalutazione». Che la misura vada realmente in porto, insomma, è tutto da vedere. Così come resta da verificare l’effettiva disponibilità delle risorse per ammorbidire i vincoli dell’Ape sociale. «C’è ancora da capire», ha spiegato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, «quali sono le disponibilità economiche sui singoli capitoli di cui abbiamo discusso». «Siamo ancora in un quadro di incertezza», ha ribadito la Camusso, «abbiamo chiesto di esplicitare le risorse ma non ci sono state risposte e non siamo quindi in grado di valutare la dimensioni degli interventi». Per tentare di presentarsi con qualche numero in mano il governo ha dato appuntamento ai sindacati per il 13 settembre. E un ulteriore incontro ci sarà anche a ridosso della stesura della legge di bilancio.
Per ora, comunque, tra le sigle regna lo scetticismo. «Il confronto procede con grande fatica, siamo ancora in un clima di incertezza», ha detto la Camusso, molto scontenta anche del fatto che il governo non abbia voluto discutere dell’aumento automatico dei requisiti in base all’aspettativa di vita. La questione è «un punto dirimento», ha spiegato la leader della Cgil, ma «Poletti non ha dato risposte».
Delusione anche per lo sconto sull’Ape. «È una risposta dignitosa ma parziale ai bisogni delle donne», ha detto la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, «noi abbiamo bisogno di due tipi di intervento: da una parte riconoscere a livello universale il valore sociale ed economico della maternità, dall’altro prevedere una contribuzione figurativa anche per chi uomo o donna si dedica al lavoro di cura e di assistenza di un familiare».
© Libero