mercoledì 4 ottobre 2017

Da Gentiloni e Padoan 81 miliardi di tasse

La tensione politica sul Documento di economia e finanza, a poche ore dal voto delle Camere, è alle stelle. Ma il polverone alzato dalle schermaglie tra i Dem e i fuoriusciti dal Pd non sembra, per ora, in grado di mettere a rischio il cammino della manovra di bilancio, che da qui al 2020 regalerà ai contribuenti italiani una stangata da 80 miliardi di tasse. Ad incendiare le polemiche ci ha pensato, in serata, il viceministro dell’Interno di Mdp, Filippo Bubbico, che ha deciso di dimettersi in coerenza con le valutazioni critiche («una relazione insufficiente») fatte dal suo partito sulle comunicazioni del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

Una bomba, in apparenza, che non avrà, però, ripercussioni immediate sull’iter della legge di stabilità. Pur volendo mostrare i muscoli, infatti, i ribelli di Mdp hanno annunciato che usciranno dall’aula del Senato quando si voterà la relazione sulla Nota di aggiornamento al Def, che richiede la maggioranza semplice, e voteranno la relazione sullo scostamento di bilancio, che richiede, invece, la maggioranza assoluta di 161 voti. A depotenziare il tutto, in realtà, ci avevano già pensato gli uomini di Ala, anticipando il sostegno al governo in sostituzione di Mdp, e alcuni senatori vicini a Giuliano Pisapia, pronti a votare sì alla Nota di aggiornamento. Ma a fugare definitivamente i dubbi ci ha pensato in serata Pierluigi Bersani: «Noi ci sentiamo vincolati alla responsabilità verso l’Italia e quindi al fatto di evitare l’arrivo della troika».
Se il voto non riserverà grandi sorprese, alcune spiacevoli novità arrivano, invece, dai numeri snocciolati da Padoan durante l’audizione in commissione Bilancio. Nei prossimi quattro anni, ha calcolato l’Ufficio studi di Unimpresa, le tasse saliranno di 80,9 miliardi: dai 786 del 2016, quest’anno si arriverà a 803 miliardi per poi salire progressivamente fino agli 867 miliardi del 2020, con una impennata complessiva del 10,29%. Mentre sul fronte dei tagli, le uscite del bilancio pubblico cresceranno sistematicamente: dagli 830 miliardi dello scorso anno si arriverà agli 860 miliardi del 2020 per un aumento complessivo di oltre 30 miliardi pari a una crescita del 3,66%.
Padoan sta ancora lavorando per trovare la quadra. Le risorse da destinare agli interventi per la crescita, al netto di quelle necessarie per bloccare gli aumenti dell’Iva (operazione che vale 15,7 miliardi nel 2018 e 11,4 miliardi nel 2019) sono limitatissime. La manovra sarà di circa venti miliardi. Una decina arriveranno dall’aumento del deficit e saranno utilizzati prevalentemente per disinnescare le clausole di salvaguardia. Per il resto ci sono 8,6 miliardi di coperture e 3,8 miliardi di impieghi.

Sotto la voce coperture, il Mef calcola 3,5 miliardi provenienti dai tagli alla spesa delle amministrazioni centrali. Altri 5,1 miliardi  dovrebbero arrivare, si legge nel documento depositato da Padoan, da «misure che mirano a ridurre l’evasione di alcune imposte, in particolare le indirette». Sulla crescita ci saranno «misure selettive», che avranno un impatto pari allo 0,3%. Il capitolo più atteso è quello dell’occupazione giovanile. Per il 2018 ci saranno 338 milioni a favore di misure per la competitività e innovazione, che includono appunto gli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani. Fondi che nel 2019 salgono - in teoria, visto che siamo a fine legislatura - a 2,16 miliardi, per il 2020 a 3,99 miliardi. Per il titolare di via XX Settembre «persiste la fase di significativo miglioramento del mercato del lavoro». Ma «non c’è spazio per i compiacimenti» perché «un milione di occupati in più rispetto al dato peggiore registrato nel 2013 è un risultato incoraggiante che non ci soddisfa», dal momento che la disoccupazione «resta su livelli elevati» e quella giovanile «sta diminuendo ma è ancora alta». E dunque il governo si impegnerà «a fare di più». Seicento milioni per il 2018, 900 nel 2019 e 1,2 miliardi nel 2020 è lo stanziamento per le politiche di coesione sociale, come il reddito di inclusione. Per le politiche sullo sviluppo, in cui rientrano gli investimenti pubblici, ci sono 300 milioni per il 2018, 1,3 miliardi per il 2019 e 1,9 miliardi per il 2020. Altri 2,6 miliardi nel 2018 sono ipotizzati per le politiche invariate, che comprendono il rinnovo dei contratti della Pa.

© Libero