martedì 17 ottobre 2017

Diamo un miliardo ad Alitalia. Ma è araba

Su Alitalia da parte del governo «sarebbe largamente apprezzato il silenzio». Parola di Giulio Tremonti, che il prestito ponte di 300 milioni lo autorizzò nel 2008, quando il vettore era ancora compagnia di bandiera. E venne giù il mondo: accuse di statalismo, di distorsione della concorrenza, di sperpero dei soldi pubblici. Ora che i milioni prestati ad Alitalia sono diventati 900, nessuno fiata. Come è possibile? «Cresce», la prende larga l’ex ministro dell’Economia, «la mia assoluta ammirazione per l’attività “coesa” e “coerente” della “squadra” di governo, “squadra” che ama definirsi come tale, come ha fatto recentemente il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, poiché condividono tra loro, i ministri, tanto i meriti (vantati) quanto i demeriti (denegati). In effetti il tasso di solidarietà intergovernativo è molto alto: condividono anche la malagestio che hanno fatto sulle banche».

Coesi e coerenti anche su Alitalia?
«Coesi fra di loro forse, ma certo non coerenti. Ed è in realtà sulla corenza che nella complessità del tempo presente si misura il valore delle classi dirigenti: coerenza nel corso del tempo sarebbe necessari, ma quantomeno coerenza nel contemporaneo. Negli stessi giorni, la «squadra» non può dire e fare una cosa e poi l’opposto. E poi ti stupisci se i popoli disprezzano le cosiddette élites.

Ne è sicuro?
«Google non perdona, è facile vedere cosa dicevano tutti 20 anni fa o solo un anno fa. Google permette, ad esempio, di risalire alle posizioni di assoluto rigore e corenza mercatisti di Italia Futura, alle posizione di assoluto rigore e coerenza mercatisti della Scelta Civica di Monti. In realtà, quello che vediamo nell’uomo fattosi squadra o nella squadra fattasi uomo è l’assoluta e spregiudicata alternanza tra opposti».

Faccia un esempio?
La “squadretta” di governo è stata, ad esempio, mercatista fanatica sull'Ilva, che è il prossimo disastro annunciato per l’industria italiana. Lì si è scelto il mercato, possibilmente indiano. Sull’Alitalia è l’opposto».

Loro, però, dicono che è una operazione di mercato...
«Dopo che per anni hanno pontificato, teorizzato, demonizzato, condannato i precedenti governi, adesso, con una compagnia totalmente privata, come è Alitalia, concedono un aiuto».

Il prestitoe è a titolo oneroso, come vuole la norma Ue...
Il prestito ponte è sicuramente un aiuto. Che sia europeo o no è comunque un aiuto. Un volo diretto dalle tasse dei cittadini italiani alle casse dei soci arabi.

E qual è la conseguenza?
Le domande che uno si fa sono: che senso ha usare i soldi dei contribuenti per finanziare gli arabi? Che senso ha astutamente scadenzare l’operazione a valle delle prossime elezioni politiche. Tra l’altro è un’astuzia maldestra, perché è probabile che Alitalia non sia venduta prima di marzo, mentre è sicuro che a marzo, e ancora per molto, resterà in carica la squadra».

Lei preferirebbe far fallire la compagnia?
«Io posso condividere qualsiasi ipotesi, ma mi permetto di dire che con l’ipocrisia non si fa mai molta strada».

© Libero