C’è grande fibrillazione in questi giorni a Via XX Settembre e a Via Nazionale, dove i tecnici dell’Economia e di Bankitalia stanno cercando di trovare la quadra sulla montagna di sofferenze bancarie, arrivata alla quota monstre di 200 miliardi, che non solo zavorra il credito a famiglie e imprese, ma rischia di riproporre presto il copione già visto con i quattro istituti commissariati.
A complicare un quadro già parecchio ingarbugliato, sia per le naturali implicazioni tecniche sia per la granitica opposizione di Bruxelles a qualsiasi ipotesi di bad bank di sistema che veda il coinvolgimento anche indiretto di denaro pubblico, ci ha pensato proprio il salva banche messo in campo dall’esecutivo con lo zampino di Palazzo Koch. Qualcuno all’inizio aveva pensato che l’idea di infilare tutti i crediti deteriorati delle quattro banche fallite in un’unico veicolo potesse costituire una sorta di prova generale di un’operazione più ampia per ripulire i bilanci degli istituti. In realtà, la trovata di Matteo Renzi potrebbe aver scavato la fossa alla bad bank all’italiana.
Stando alle ultime indiscrezioni il governo avrebbe ormai accantonato l’ipotesi di un veicolo unico, garantito parzialmente dallo Stato, in cui scaricare gli incagli delle banche, a favore di una soluzione più digeribile dalla Commissione europea. L’idea sarebbe quella di ritagliare per la Cdp, o per la sua controllata Sace, un ruolo maggiormente defilato, attraverso la prestazione di garanzie a titolo oneroso su parte delle obbligazioni emesse dalle società appositamente costituite per cedere le sofferenze sul mercato.
Il nodo principale resta però quello della svalutazione dei crediti. E qui il salvataggio delle quattro banche ha creato un pericoloso precedente. I prestiti in sofferenza rimasti nella bad bank si sono infatti ridotti da un valore di 8,5 miliardi a 1,5 miliardi. Si tratta di una decurtazione di circa l’80%, decisa frettolosamente per allettare eventuali compratori, in luogo del 50-60% su cui stavano ragionando le banche italiane negli scorsi mesi per liberarsi dai crediti inesigibili senza provocare contraccolpi sul patrimonio di vigilanza (per le sei big l’asticella dovrebbe addirittura fermarsi al 47%). Se l’orientamento del mercato resterà bloccato su questi valori significa che dei 200 miliardi di sofferenze circa 160 dovranno essere trasformati in perdite. L’effetto, inutile dirlo, sarebbe quello di una bomba al plutonio per l’intero sistema bancario.
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