sabato 9 gennaio 2016

Il fisco incassa di più, Padoan fa festa

Per Pier Carlo Padoan non ci sono dubbi: «Aumentano i redditi, scende la disoccupazione. Le riforme strutturali funzionano e l’Italia usa bene la flessibilità». A scatenare tanto  ottimismo nel  solitamente prudente ministro dell’Economia (che preferisce lasciare i festeggiamenti al premier Matteo Renzi) sono i dati snocciolati ieri dall’Istat, che ha utilizzato solo tinte rosa per dipingere il quadro macroeconomico e l’andamento dei consumi.

Sui conti pubblici i numeri dell’Istituto sembrano a prova di «gufi». Il deficit nel terzo trimestre si è attestato al 2,4%, sotto dello 0,5% sul 2014, il saldo primario è risultato all’1,5% rispetto all’1,4 e le uscite sono scese al 47,4% del pil a fronte del 48% dello scorso anno. Ma a ben guardare l’indebitamento nei nove mesi è al 2,9% ben lontanto da quel 2,6 stimato nel Def dal governo per l’intero 2015. Quanto al saldo primario, solo due giorni fa gli economisti della Commissione Ue hanno spiegato che dovrebbe essere almeno al 4% per permettere all’Italia di rispettare la regola del debito. Sulla spesa pubblica, infine, il giochino sta tutto nella crescita del pil, salito nel terzo trimestre dello 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2014.  In valori assoluti, infatti, le uscite nel terzo trimestre sono aumentate in termini tendenziali dello 0,5%. E a crescere (dell’1,5%)  sono state anche le entrate, con un dato su tutti che balza agli occhi. La pressione fiscale è infatti rimasta stabile al 41,2% nei primi nove mesi con un aumento dello 0,1% nel terzo trimestre. Di fatto, considerato l’incremento del pil, significa che le tasse sono aumentate ancora, e non di poco, anche nel 2015, alla faccia dei tagli sbandierati dal premier.

Pure sul fronte dei consumi l’analisi è in chiaroscuro. Il dato inequivocabile è che il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici, che tiene conto anche dell’andamento dei prezzi, nel terzo trimestre è aumentato dell’1,4% rispetto al periodo precedente e dell’1,3% rispetto allo stesso trimestre del 2014. Quest’ultimo incremento, in particolare, è il livello massimo registrato dall’Istat dal secondo trimestre 2007.
Il modo in cui i soldi sono stati utilizzati, però, non permette grandi festeggiamenti. Almeno non ancora. La spesa per i consumi finali, in valori correnti, è salita dello 0,4% rispetto al secondo trimestre e dell’1,2% sul 2014. Ma allo stesso tempo è salita anche la propensione al risparmio. Secondo l’Istat l’incremento è stato dello 0,9% sul secondo trimestre e dello 0,3% rispetto al 2014.  Una dinamica che, secondo l’Ufficio economico di Confesercenti, dimostra come per molte famiglie pesino ancora le incertezze sul futuro. La maggiore disponibilità (dovuta anche ad una bassissima inflazione) è infatti indirizzata «soprattutto a ricostituire il risparmio» e per i prossimi pesi gli aumenti di redito «non andranno ad accrescere i consumi, se non in misura parziale».

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