sabato 30 gennaio 2016

Arrivano i tagli del governo sulle prestazioni sociali

Il sostegno alla povertà finanziato dai poveri. È questa la geniale trovata contenuta nel disegno di legge delega recentemente approvato dal governo. Il piatto forte del provvedimento, che si propone di introdurre forme più efficaci di contrasto alla povertà, è la «razionalizzazione» delle prestazioni di natura assistenziale e previdenziale. Una parola che abbiamo ormai imparato a tradurre con tagli. Ed ecco, infatti, il piano: tutte le forme di aiuto attualmente previste, come gli assegni sociali o le pensioni di reversibilità, saranno sottoposte «alla prova dei mezzi», ovvero saranno legate al reddito o al patrimonio.

La scusa del governo è che le attuali prestazioni sono già vincolati a determinati requisiti. Le pensioni di reversibilità al momento sono erogate sulla base del numero dei superstiti (ad esempio 60% dell’assegno se c’è solo il coniuge e 100% se resta il coniuge con due o più figli) e vengono ridotte se il titolare ha altri redditi (almeno superiori a tre volte il trattamento minimo). Anche l’assegno sociale (l’ex pensione sociale) è erogato sulla base del reddito a chi ha 65 anni e tre mesi ed è in uno stato di bisogno.

Ma se i correttivi ci sono già, che bisogno c’era di razionalizzare? L’idea dell’esecutivo è quella di superare le «differenze categoriali» introducendo «principi di universalismo selettivo nell’accesso, secondo criteri unificati di valutazione della condizione economica». Lo strumento utilizzato sarà il solito Isee, l’Indicatore della situazione economica equivalente che malgrado il recente restyling continua a fare acqua da tutte le parti. Ancora non è chiaro se l’Isee sarà utilizzato nelle forma ordinaria o in base a criteri «eventualmente adeguati alla natura di talune prestazioni». Si potrebbe ad esempio usare la componente reddituale, ma non quella patrimoniale, che penalizzerebbe in un colpo solo tutti i proprietari di prima casa.

Una cosa, però, è certa. Le prestazioni si ridurranno. Nel testo si legge infatti che «i risparmi per la finanza pubblica saranno destinati al finanziamento del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale». L’unica buona notizia, per ora, è che la sforbiciata riguarderà solo il futuro. Le prestazioni attuali, dicono, non saranno toccate.

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