sabato 27 gennaio 2018

L'Inps regala case ai poveri con i soldi dei pensionati

Il centro vacanze a Lido Alberoni (Venezia), la colonia Italia a Riccione, la casa di soggiorno climatica a Giulianova (Teramo), il comprensorio di Via Carlo Spinola a Roma, l’ex Convitto Femminile di Spoleto, Villa Marina a Pesaro. Sono alcuni degli immobili che l’Inps intende destinare al progetto senior house, un vecchio pallino di Tito Boeri, ieri rilanciato in occasione della celebrazione dei 120 anni della previdenza sociale.

Sulla carta, il piano non fa una grinza. «È un nuovo modello residenziale», ha spiegato il presidente dell’Istituto, «che vuole rispondere ad esigenze di carattere sociale e demografico. Il progetto affianca alla disponibilità di alloggi una serie di servizi collettivi in grado di coniugare le esigenze di indipendenza con quelle di socialità ed assistenza. Allo stesso tempo le senior house, se accompagnate da adeguata infrastruttura sanitaria, possono rappresentare un polo di attrazione anche per l’utenza straniera presso la quale sono previsteazioni di promozione e pubblicizzazione».

CHI PAGA
L’idea, insomma, non è solo quella di creare strutture di accoglienza per i nostri anziani, per evitare che scappino all’estero, ma anche di attirare quelli che vivono in altri Paesi, principalmente nel Nord Europa. Un modo per invertire un trend che nel 2016 ha visto il conto delle prestazioni previdenziali pagate a italiani espatriate salire del 131% (grazie anche all’ampliamento della 14esima) a quota 35 milioni di euro. Il problema, come al solito, è capire chi paga. La fase sperimentale partirà su 22 immobili, con la collaborazione di Invimit, che è la società di gestione immobiliare del ministero dell’Economia. Gli stabili dovranno essere ristrutturati per poi essere assegnati con una formula immobiliare che prevede l’offerta della locazione dell’alloggio, di servizi integrativi collettivi e di servizi individuali a domanda.

IL DEFICIT SULLE CASE
Se l’Inps fosse un efficiente gestore di case non ci sarebbe troppo da preoccuparsi. Ma i numeri raccontano un’altra storia. Come ha rilevato la Corte dei Conti lo scorso anno, nel 2015 a fronte di un patrimonio immobiliare di ben 2,5 miliardi l’Inps è riuscito a generare una perdita di quasi 71 milioni di euro. Tecnicamente, gli asset hanno avuto un rendimento negativo del 2,81%. E questo malgrado i 5,3 milioni spesi per il personale che si occupa degli immobili. Secondo la relazione dei magistrati contabili gli immobili dell’Inps sarebbero circa 30mila. Il patrimonio immobiliare «di pregio» rappresenta soltanto l’8% del portafoglio, mentre il 26,7% sarebbe occupato abusivamente. Solo un immobile su cinque (21,7%) produce reddito. Numeri che l’Istituto di previdenza non si può davvero permettere, considerato che il bilancio del 2017 dovrebbe chiudere con un rosso di 6,27 miliardi e un patrimonio negativo per 8 miliardi. Èd è proprio per questo che la scorsa estate il piano varato da Boeri prevedeva la completa dismissione di tutti gli immobili, sia attraverso la cessione diretta con salvaguardia dei diritti dei conduttori, sia attraverso il conferimento di parte del patrimonio ad un fondo immobiliare.

Il rischio dell’operazione senior house, che tutto sembra tranne che un modo per mettere a reddito il patrimonio immobiliare, comporterà ulteriori oneri sul fronte non previdenziale. Quello che già appesantisce enormememente il bilancio, costringendo lo Stato a sborsare oltre 100 miliardi l’anno per far tornare i conti. I costi dell’assistenza, per ora finanziati dalla manovra, sono destinati ad aumentare ulteriormente con l’erogazione del Reddito di inclusione, i cui primi pagamenti partiranno oggi. I fondi per il contrasto alla povertà sono per il 2018 2,2 miliardi e dovrebbero sfiorare i 3 miliardi nel 2020.

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