mercoledì 3 gennaio 2018

Il Sud si pappa i sussidi di povertà. Richieste triple rispetto al Nord

È bastato poco più di un mese per avere un’idea abbastanza precisa delle strade che prenderanno gli 1,8 miliardi stanziati dal governo per il reddito di inclusione. Dei circa 1,8 milioni di persone che, secondo le stime del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, potranno accedere al nuovo sussidio di povertà, oltre 75mila hanno già fatto pervenire all’Inps, che eroga materialmente gli assegni, i moduli di richiesta. La mappa delle domande, com’era prevedibile, è disomogenea. Del resto, le statistiche sul rischio di povertà o di esclusione sociale periodicamente elaborate dall’Istat disegnano un Paese profondamente spaccato, con forbici percentuali che si differenziano di diversi punti tra le regioni più ricche del Nord e quelle meno abbienti del Sud.

Lo scarto emerso dalle prime rivelazioni dell’Inps, però, va ben al di là delle distanze certificate dall’Istat. Le domande di reddito di inclusione arrivate all’Istituto guidato da Tito Boeri tra il primo dicembre 2017 e ieri sono state complessivamente 75.885. Di queste, ben 43.658 (il 57,6%) sono partite da sole tre regioni del Mezzogiorno, che hanno letteralmente preso d’assalto il nuovo strumento varato dal governo. In testa alla classifica svetta la Campania, che ha inviato all’Inps 16.686 domande (il 22%). A seguire, praticamente allineata, la Sicilia, con 16.366 domande (il 21,6%). Al terzo posto, con 10.606 domande (il 14%), si è invece piazzata la Calabria. Se dovessimo considerare tutto il blocco delle regioni meridionali e delle isole, aggiungendo il Molise, la Basilicata e la Sardegna (la Puglia curiosamente non ha fatto pervenire alcuna richiesta), la percentuale complessiva di domande provenienti dal Sud salirebbe addirittura al 64,7%. Una percentuale ben diversa da quel 46,9% che, secondo l’Istat, individua la quota di rischio di povertà e di esclusione sociale da attribuire a questa parte di Italia.

In linea di massima le domande trasmesse dalle regioni più popolose del Mezzogiorno hanno praticamente triplicato quelle del Nord, dove svetta la Lombardia, con 5.338 richieste (7%). Seguono il Piemonte (3.138, 4,1%) e il Veneto (2.715, 3,6%).
Identico rapporto di uno a tre anche con il Lazio, che pure ha presentato 5.237 domande (il 6,9%). Nel Centro Italia molte richieste di sussidio sono arrivate pure dalla Toscana (4.130, 5,4%) e dall’Abruzzo (2.636, 3,5%). Mentre dalle altre regioni sono partite solo poche centinaia di domande.
Il flusso andrà comunque verificato nei prossimi mesi. Quando la suddivisione geografica potrebbe mutare e l’effettivo accoglimento delle domande potrebbe ridisegnare la mappa su base regionale dei beneficiari. Il Rei può essere richiesto da cittadini italiani, comunitari o extracomunitari con permesso di lungo soggiorno residenti in Italia da almeno due anni al momento di presentazione della domanda. E viene riconosciuto ai nuclei familiari con Isee complessivamente non superiore a 6mila euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20mila euro. Il patrimonio familiare sotto forma di depositi e conti correnti non deve poi superare i 10mila euro.
L’assegno  va da un massimo mensile di 187,5 euro per una persona sola fino a 485 euro per un nucleo di cinque o più persone. In ogni caso, l'importo complessivo annuo non può superare quello dell'assegno sociale.

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