giovedì 29 marzo 2012

Alitalia ci costa 300 milioni in più

In apparenza, c'è una doccia gelata per Ryanair e una boccata d'ossigeno per la Cai. In realtà, quella arrivata ieri da Lussemburgo è una bella grana anche per il governo Monti. A fare le spese del verdetto della Corte di Giustizia europea, che ha bocciato il ricorso della compagnia irlandese, infatti, saranno non solo i creditori della vecchia Alitalia, ma anche tutti i contribuenti.

Nella sostanza, la decisione europea non fa che confermare quanto già stabilito nel 2008 da Bruxelles. In particolare, i giudici di Lussemburgo hanno ribadito l'illegalità del prestito ponte da 300 milioni erogato dallo Stato all'Alitalia, ma soprattutto la mancanza di continuità economica tra la vecchia e la nuova società, ovvero la Compagnia aerea italiana (Cai) di Roberto Colaninno e soci. Un particolare rilevante, questo, poiché, come si è affrettata a sottolineare ieri l'attuale Alitalia, l'aiuto non deve essere restituito da Cai, bensì dalla vecchia compagnia.

Ed ecco il punto: chi paga? La questione è tutt'altro che pacifica. In teoria il debito dovrebbe essere caricato sul già enorme passivo della società in amministrazione straordinaria. I tre nuovi commissari nominati dal governo dopo le dimissioni polemiche dell'ex commissario unico Augusto Fantozzi (a cui Tremonti la scorsa estate aveva affiancato per legge due “controllori”) hanno chiuso i calcoli dello stato passivo poche settimane fa, alla fine di febbraio. Con risultati non troppo tranquillizzanti. I crediti ammessi sono stati 2,4 miliardi, contro un attivo di circa 1,2 miliardi provenienti dalla cessione degli asset a Cai. Così, i creditori incasserebbero circa il 50% delle somme. Il problema è che ci sono altri 2,4 miliardi di crediti non ammessi su cui si è aperto un contenzioso che potrebbe assottigliare ulteriormente la torta da dividere. Come se non bastasse, ora arrivano altri 300 milioni di debito. A Monti farebbero comodo, viste le vacche magre, ma ai creditori che si troveranno con un pugno di mosche e ai contribuenti che a suo tempo hanno finanziato a suon di tasse il prestito ponte chi lo racconterà? Senza contare che tra i creditori già ci sono l'erario e gli istituti previdenziali.

Una bella patata bollente per i tre commissari a capo della procedura di amministrazione straordinaria. Contattato al telefono il professore di Economia Aziendale della Luiss, Giovanni Fiori, che affianca i colleghi Stefano Ambrosini e Gianluca Brancadoro, mette le mani avanti: «Dobbiamo ancora valutare la questione con attenzione». Alla semplice domanda se tecnicamente spetta alla vecchia Alitalia pagare, la risposta è altrettanto semplice: «Non posso dirle niente». Il che lascia pensare o che i prof tifassero per il ricorso di Ryanair o che esistano ancora margini legali di manovra per sottrarsi al macigno Ue. E questo significa che per la Cai potrebbe essere prematuro festeggiare. La speranza, visto che sono anche soldi nostri, è che qualcuno, quanto prima, informi anche i contribuenti.

Tornando alla sentenza, Ryanair è stata sconfitta anche su un altro fronte, poiché il Tribunale ha anche autorizzato la vendita dei beni di Alitalia, operazione che secondo la compagnia aerea irlandese rappresentava di per sè un aiuto essendo stata implicitamente subordinata alla condizione della nazionalità (italiana) dell'acquirente. Tesi non confermata dai giudici.

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