mercoledì 7 settembre 2011

Per non tagliare gli sprechi alzano l’Iva


Fiducia e tasse. Alla fine, sempre lì si torna. Dopo settimane di tira e molla, il governo piazza la pedina alla casella di partenza. Nel maximendamento alla manovra, su cui il Consiglio dei ministri straordinario di ieri sera ha già posto la fiducia, ricompare la supertassa europea, seppure ridimensionata, e arriva pure l’aumento dell’Iva. Forse non è ancora la puntata conclusiva, certo è che la telenovela è ricca di colpi di scena. Prima è stato il momento del “non metteremo le mani nelle tasche degli italiani”, poi è arrivato quello del contributo di solidarietà perché aumentare le imposte indirette deprimerebbe i consumi, ancora dopo è spuntato il «contributo dall’evasione», che nelle parole di Giulio Tremonti avrebbe tranquillamente sostituito, nei saldi finali, quello di solidarietà. Adesso, per assicurare il lieto fine, ci ritroviamo con più Iva, più Irpef e un fisco con gli artigli sempre più affilati.

Saldi senza sorprese
Di sicuro, rispetto ai proventi ipotetici della lotta all’evasione fiscale su cui si era ragionato nei giorni scorsi, l’aumento delle imposte indirette garantisce un gettito aggiuntivo senza possibilità di sorprese. Le entrate previste con l’aumento di un punto di Iva (dal 20 al 21%) solo per l’aliquota ordinaria si aggirano sui 4-5 miliardi. Risorse certe, che dovrebbe quindi essere in grado di rassicurare i mercati internazionali e tranquillizzare anche le autorità europee, che fino a ieri pomeriggio ancora chiedevano all’Italia interventi più coraggiosi.
La decisione è arrivata nel corso di poche ore. Un vertice di maggioranza e, a seguire, un Consiglio dei ministri straordinario che, tra le altre cose, «per conseguire una celere conversione del decreto-legge, come impone la gravità del contesto internazionale di crisi finanziaria», ha blindato il provvedimento con il voto di fiducia, malgrado il pressing del presidente del Senato, Renato Schifani, che avrebbe preferito l’iter ordinario. Il governo ha anche annunciato che domani saranno varati i disegni di legge per l’inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio di bilancio e per l’abolizione delle Province. Quest’ultimo dovrebbe contenere anche il dimezzamento dei parlamentari.
Per quanto riguarda le misure della manovra, le principali novità riguardano Iva, Irpef e pensioni.  Sull’imposta diretta, il governo ha deciso di aumentare dal 20 al 21% l’aliquota ordinaria. Le stime del maggiore gettito vanno dai 4 ai 5 miliardi l’anno. Un incasso molto più elevato di tutte le misure proposte finora.

L’iva di Tremonti
L’incremento dell’Iva è sempre rimasto sul tavolo delle trattative. Lo stesso premier Silvio Berlusconi aveva detto che avrebbe preferito aumentare l’imposta piuttosto che introdurre il contributo di solidarietà, ma che il rischio di un impatto sui prezzi aveva imposto la seconda strada. Preoccupazioni avanzate soprattutto da Giulio Tremonti, secondo cui l’intervento sull’Iva sarebbe dovuto rientrare in un passaggio successivo attraverso la delega fiscale. Le pressioni dei mercati e dell’Europa, oltre a quelle di una parte della stessa maggioranza e del Capo dello Stato, hanno però fatto cadere anche le ultime resistenza del ministro dell’Economia.

Torna la supertassa
A grande richiesta è invece tornato il contributo di solidarietà in versione ridotta. Si tratterà di un prelievo aggiuntivo del 3% sui redditi oltre i 300mila euro. Il governo aveva inizialmente concordato di imporre la nuova tassa sui super-ricchi oltre i 500mila euro, ma ha poi ridotto la soglia di reddito. La platea, inizialmente di 11mila contribuenti, è così aumentata a 34mila. Dallo 0,02% allo 0,075% rispetto ai 41,5 milioni del totale dei contribuenti. Secondo quanto si apprende, il contributo interesserà tutti, ivi compresi i lavoratori pubblici già colpiti, dalla norma dello scorso anno, dal prelievo del 5 per cento sulla parte di stipendio eccedente i 90mila euro e del 10 per cento oltre i 150mila euro. Ma si calcola che solo una piccola quota (attorno al 5-10%) è rappresentata dai travet. Nel loro caso interesserà la parte eccedente del reddito che risulta dopo l’applicazione del taglio già previsto. La base imponibile si calcolerà sul reddito complessivo: fondiario (esclusi i redditi da prima casa), da lavoro dipendente, di impresa, autonomo, da capitale. Il contributo, sempre secondo quanto risulta finora, sarà deducibile. I tecnici sono al lavoro per i calcoli del gettito della nuova imposta.

Pochi spiccioli
Ma di sicuro l’ordine dei valori si esprimerà in milioni e risulterà, rispetto al risanamento dei conti pubblici, poco più che simbolico. L’incasso dai super ricchi, con oltre 500mila euro di reddito annuo, infatti valeva 35 milioni di euro nel 2012 e 87,7 milioni di euro dal 2013, a regime. Sempre in materia fiscale, sarebbe allo studio un ritocco per la norma sulle manette agli evasori. Resterebbe la soglia dei 3 milioni di euro evasi, al di sopra della quale non si potrà avere sospensione condizionale della pena, ma la cifra dovrebbe anche corrispondere ad almeno il 30% del fatturato. Tra le modifiche introdotte ieri, anche l’anticipo dell’allineamento dell’età pensionabile delle donne a quella degli uomini. Il graduale innalzamento per arrivare a 65 anni inizierà nel 2014 e non più nel 2016.
Il primo effetto della nuova manovra è arrivato subito, con il ricompattamento dei sindacati contro il governo. Per la Cgil «le decisioni prese sono il risultato di un governo in evidente stato confusionale» e «le novità confermano, anzi rafforzano, l’iniquità di una manovra sbagliata». Il numero uno della Cisl Raffaele Bonanni, dal canto suo fa sapere di essere contrario «sia all’aumento dell’età pensionabile per le donne, sia all’aumento dell’Iva». Sulla stessa linea il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. Plausi arrivano invece da Confindustria che valuta «positivamente la decisione del governo di introdurre alcune misure che vanno nella direzione di rafforzare l’efficacia della manovra».


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