domenica 25 settembre 2011

Stangatina sull'eolico. La Robin Tax per i petrolieri la pagheranno le famiglie

Siamo alle solite. Nata per colpire i petrolieri, alla fine, la Robin Hood Tax la pagheranno le famiglie. Può sembrare uno scherzo, ma è esattamente quello che accadrà tra qualche settimana, quando il governo emanerà i decreti attuativi per ridisegnare il sistema degli incentivi all’eolico.

I provvedimenti, su cui sta lavorando il sottosegretario allo Sviluppo, Stefano Saglia, dovrebbero stabilire i nuovi criteri per gli aiuti all’energia prodotta dal vento a partire dal 2013. La cornice è quella definita a primavera con il decreto incentivi, che, va detto, non è stato molto generoso con l’eolico. In vista della progressiva chiusura del meccanismo basato sui certificati verdi, le imprese del vento sono state le uniche, tra le rinnovabili, a vedersi tagliati retroattivamente gli incentivi. Alla faccia dei diritti acquisiti e degli impegni presi con le banche dalle aziende, il governo ha sforbiciato del 22% gli aiuti anche per le pale già funzionanti.
L’intervento del governo, ha spiegato a Libero il presidente dell’Anev (Associazione nazionale energia del vento), Simone Togni, «ha mandato tecnicamente in default tutti gli impianti esistenti, mettendo a rischio una filiera che occupa 29mila persone». Alla mazzata di marzo si è aggiunta quella di agosto con la manovra bis: l’aumento (del 4%) e l’estensione della Robin Tax a tutte le imprese dell’energia. Per l’eolico, considerando la vecchia tassa del 6,5%, si è tradotto in un balzello secco del 10,5%. Il che significa, ha proseguito Togni, «far quasi sparire i margini delle nostre imprese, già ora assottigliati al 12-13%». Il risultato, secondo il presidente dell’Anev, sarà quello di «congelare i 10 miliardi di investimenti previsti nei prossimi cinque anni».

Per evitare di mandare a gambe all’aria un settore che già copre il 2,5% della domanda di elettricità italiana, con meno incentivi e meno potenza installata del fotovoltaico (che copre solo lo 0,9%), Saglia si prepara a rimodulare il pacchetto di incentivi. Sul tavolo c’è la possibilità di allungare da 15 a 20 anni (come già accade per il solare) il periodo di aiuti e di passare (per gli impianti che non accederanno al meccanismo delle aste) ad un ritorno (tra incentivi e mercato)di 160 euro amwh rispetto agli attuali 150. In pratica si tratterebbe di ridurre il taglio dal 22 al 15%. Il problema è che i costi andranno per lo più a pesare sulla bolletta degli italiani, che nel 2010 hanno già sborsato per gli incentivi 4,6 miliardi e che, in base ad un sondaggio diffuso ieri proprio da Anev, per il 78% vorrebbero che quella cifra restasse uguale o diminuisse. Del bottino complessivo, all’eolico sono andati solo 304 milioni. La rimodulazione sarà dunque ben poca cosa rispetto ai 3 miliardi che nel 2011 si beccherà il fotovoltaico. Ma il giochino del governo lascia più di una perplessità: si riprenderà dalle famiglie quello che ha tolto alle imprese. Messa così, era meglio la patrimoniale.


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