giovedì 30 giugno 2011

La beffa. Arriva il superbollo. Stangati gli autonomi. Spunta un balzello sulle operazioni di Borsa

Le tasse, per ora, non calano. In compenso costerà più caro circolare sulle auto di grossa cilindrata e investire in Borsa. Sono queste le ultime novità trapelate dagli uffici dei tecnici del Tesoro che ieri hanno continuato a lavorare al testo della manovra che oggi approderà al Consiglio dei ministri. Dopo le polemiche delle ultime settimane e il pressing su Giulio Tremonti tutti si aspettavano una finanziaria light condita anche con una riforma del fisco che avrebbe dovuto alleggerire il peso delle imposte. E invece, puntuale come un orologio svizzero, è arrivata l’ennesima stretta alla cinghia. L’entità della stangata è tutta da definire. Le associazioni dei consumatori si sono presi la briga di fare qualche calcolo approssimativo sulla base dei provvedimenti che sembrano ormai definitivi e parlano già di un impatto sulle famiglie di 500-600 euro nell’ipotesi più ottimista e di  900 euro in quella peggiore.

In realtà, molte cifre sono ancora da stabilire. Come quella che riguarda il bollo auto. Nell’ultima versione della bozza viene, infatti, introdotta un’addizionale annua erariale della tassa automobilistica per i veicoli superiori a 125 kilowatt. Se non si paga, arriverà una multa del 30% del dovuto. È l’immancabile tassa sul Suv, che però colpirà moltissimi veicoli di fascia medio-alta. Potrebbero finire nel mirino oltre 2.300 modelli, da auto più accessibili come Golf o Giulietta, fino alle extralusso della Mercedes e della Lamborghini.
Come paventato da Borsa Italiana, che ieri metteva in guardia il governo da mosse incaute che potrebbero far scappare gli investitori all’estero, è arrivato pure un primo colpo sulle attività finanziarie. Per l’aumento delle imposte sulle rendite bisognerà aspettare la legge delega sul fisco (in cui si parla di un’equiparazione verso l’alto, tranne i Bot, della tassazione). Da subito, però, potrebbe partire una tassa dello 0,15% su tutte le transazioni, esclusi i titoli di Stato.

In pratica, oltre a pagare al fisco una percentuale di quanto guadagnato con la compravendita di titoli azionari o prodotti finanziari, bisognerà anche versare allo Stato un’imposta di bollo calcolata sull’1,5 per mille del controvalore, a prescindere dall’esito dell’investimento, che potrebbe anche essere negativo.
Conoscendo i suoi polli, ancor prima che fosse messa nero su bianco, i vertici di Piazza Affari avevano espresso «profonda preoccupazione» sull’ipotesi, definendola «estremamente dannosa per la liquidità, la trasparenza e lo sviluppo dei mercati, soprattutto in assenza di analoghe e concordate misure prese a livello europeo». Stessa logica è quella che va a colpire le banche. Nella bozza si prevede una tassazione separata del 35% sul trading, che si applicherà al risultato netto della negoziazione di prodotti finanziari, facendo salvi i titoli di Stato (altrimenti Tremonti avrebbe qualche problemino a rifinanziare l’elevata quota di debito pubblico in mano alle banche).

Restando sul fronte fiscale, aumenteranno del 50% le sanzioni per «omessa o infedele» indicazione dei dati necessari all’applicazione degli studi di settore per i lavoratori autonomi. Mentre saranno previsti sconti per chi decide di chiudere le liti pendenti al di sotto dei 20mila euro con l’Agenzia delle Entrate. L’accertamento esecutivo, che doveva partire a luglio, slitterà invece ad ottobre. Ma raddoppiano i tempi del pignoramento, che perderà efficacia quando non sarà effettuato il primo incanto dopo 240 giorni (oggi sono 120). Stretta anche per le imprese, che ai fini fiscali potranno riportare nell’esercizio successivo solo l’80 e non il 100% delle perdite. Dal sapore molto leghista è, infine, la norma che impedisce la riscossione coattiva, mediante ruolo delle multe per le quote latte.
Un po’ di ossigeno arriva sul versante previdenziale. L’innalzamento dell’età pensionabile per le donne non partirebbe più dal 2012, ma dal 2020, con uno scatto di un mese l’anno e un’accelerazione a partire dal quinto anno. Per enti locali e Regioni il calcolo dei tagli 2013-2014 sarà di 9 miliardi: 3,5 nel 2013 e 5,5 l’anno successivo.


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