venerdì 17 giugno 2011

Calabrò invoca l’intervento della Cdp per sbloccare la fibra ottica. I privati si ribellano, ma non investono

Il dato che forse nessuno pubblicherà oggi tra i moltissimi snocciolati ieri dal presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, è che gli abbonamenti alla fibra ottica sono attualmente solo 400mila a fronte, però, di 2,3 milioni di case raggiunte dai cavi. Sarà forse per questo che nessuno vuole investire nella rete di nuova generazione. Come abbiamo riferito sabato scorso, in base ai dati del ministero dello Sviluppo, le risorse complessivamente stanziate da tutti gli operatori da qui al 2014 permetterebbero di collegare solo il 4% della popolazione.

Il che significa che se sulla banda larga, come ha denunciato Calabrò nella relazione annuale, «l’Italia rischia la serie B» (con solo il 50% delle famiglie collegate rispetto ad una media Ue del 61%), su quella ultralarga neanche partecipiamo al torneo. La strada, secondo il presidente dell’authority, è quella di accelerare sul tavolo Romani, dove gli operatori «dovrebbero assumere precisi impegni contrattuali» e smetterla di fare «i ciclisti in surplace». Telecom, però, dopo un’adesione iniziale ora non ne vuole più sapere. Anche ieri Franco Bernabé ha ribadito la sua contrarietà ad un progetto dove, a suo dire, sarebbero state cambiate in corsa le condizioni. In particolare, ha detto, «quelle circa la condivisione delle infrastrutture passive in modo neutrale rispetto all’architettura di rete e rispetto al principio di sussidiarietà». Siamo come «ciclisti trattenuti per la sella», ha ribattuto il presidente del gruppo, denunciando «la volontà di iper regolamentazione del settore che impedisce gli investimenti». Un chiaro riferimento alle nuove regole varate dall’Agcom, che costringerebbero Telecom ha spendere un po’ di soldi in più nelle centrali per consentire anche agli operatori alternativi di essere della partita.

Ma chi segue da vicino il dossier sostiene che uno dei nodi su cui si è incagliata la trattativa sia proprio quello indicato ieri da Bernabé e cioè la sussidiarietà. Come ha detto ieri Calabrò la newco partecipata dalla Cdp dovrebbe realizzare la rete in fibra non solo nelle aree “povere”. Ed è questa anche la direzione in cui si sta muovendo il tavolo Romani, lasciando però a Telecom la possibilità progressivamente di acquisire il controllo totale della nuova società. L’ex monopolista, però, preferirebbe partire nelle zone più redditizie da solo, senza vincoli di sorta e lasciare alla società mista solo le aree senza business, cosa che crerebbe qualche problema alla Cdp, che non investe a fondo perduto, e anche al ministero dello Sviluppo, vista la scarsa propensione dei privati a mettere i soldi sul piatto. L’appuntamento resta fissato per il 21, quando si terrà la prossima riunione del tavolo.

Nel frattempo, ieri pomeriggio il governo ha sbloccato l’asta per le frequenze televisive e della Difesa che serviranno ad evitare il collasso delle rete mobile di telefonia, come più volte ribadito da Calabrò. Il bando sarà in Gazzetta entro il 25 giugno e il termine del 30 settembre per la conclusione delle procedure, ha assicurato Romani, sarà rispettato. Dalla vendita il governo ricaverà dai 2,4 ai 3,1 miliardi. 

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