Non sarà un missile (e del resto non lo era neanche prima della crisi), ma l’Italia, alla faccia dei catastrofisti, ha ripreso a camminare con un po’ di energia. La produzione industriale ad aprile, secondo quanto riferisce l’Istat, ha messo a segno un balzo dell’1% (dato destagionalizzato) rispetto a marzo e una crescita del 3,7% (dato corretto per gli effetti di calendario) su base annua. Si tratta, soprattutto rispetto a marzo, di un aumento ben superiore alle previsioni. La media delle stime dava il dato mensile appena positivo, tra lo 0,1 e lo 0,2%.
Ad accrescere l’ottimismo c’è anche il dato sull’export, che conferma i segnali già arrivati nei mesi scorsi. Rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno, nel primo trimestre 2011 l’Istat ha rilevato una crescita congiunturale delle esportazioni per tutte le ripartizioni territoriali. L’aumento è stato più forte per le regioni nord-occidentali (+5,1% per un valore di 37,1 miliardi), seguite da quelle del Mezzogiorno (+3,6% e 10,6 miliardi), da quelle nord-orientali (+3,4% e 28,3 miliardi di valore) e del centro (+2,9% e 14,4 miliardi). Su base annua, invece, la crescita nel primo trimestre 2011 risulta sostenuta e più elevata per le regioni dell’Italia insulare (+27,4%), mentre l’aumento per il Nord-est (+15,8%) è inferiore alla media nazionale. Incrementi altalenanti che risultano per questo ancora più importanti, poiché dimostrano che anche nelle aree storicamente meno attrezzate le imprese si stanno rimboccando le maniche per agganciare la ripresa aggredendo i mercati esteri.
Certo, gli altri corrono di più, il pil arranca, le riforme non si vedono. L’elenco delle doglianze è lungo. Persino Emma Marcegaglia, però, che solo qualche giorno fa ha tracciato un quadro cupo annunciando che il nostro Paese, relativamente alla sola produzione manifatturiera, è sceso in classifica sotto l’India (che ha “rallentato” ad aprile al 6,3% contro il 13,1% dello stesso periodo nello scorso anno)e la Corea del Sud (che viaggia su crescite del 20% annuo) ed è tallonato dal Brasile, ha dovuto ammettere ieri che i dati sulla produzione sono buoni. Subito dopo, però, la presidente di Confindustria ci ha ricordato che la strada da fare «è ancora lunga» mentre c’è chi, come la Germania «è già ai livelli precrisi». In realtà, aprile non è stato un buon mese per l’Europa. La locomotiva tedesca è cresciuta del 9,6% sul 2010, ma calata dello 0,6 rispetto marzo, mentre la Francia è scesa dello 0,3% e il Regno Unito dell’1,7%.
A smorzare qualsiasi briciolo residuo di entusiasmo è poi arrivato il rapporto del Centro studi di Confindustria, che senza pensarci due volte ha annunciato che dopo aprile si riparte da zero, anzi da 0,1%. È questo l’incremento della produzione stimato a maggio dagli esperti di Viale dell’Astronomia, che corregge il dato fornito la scorsa settimana sulla distanza che ci separa dai livelli precrisi, era -17% ora è -16,2%.
Si rafforza, in ogni caso, «il recupero dell’attività dai minimi della recessione», a quota +13,4% a maggio dal marzo 2009. Pur nella sua estrema cautela, Confindustria riconosce che «il buon dato di aprile e la sostanziale tenuta di maggio delineano per il secondo trimestre 2011 una crescita del 2,0%». Un miglioramento che verrebbe dopo la stagnazione del primo trimestre 2011 e la contrazione di fine 2010. Possiamo tirare un sospiro? No, perché gli indicatori qualitativi su ordini e attese di produzione anticipano «una dinamica debole dell’attività nei prossimi mesi».
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