martedì 21 giugno 2011

Il (giusto) ricatto di Bruxelles ad Atene

Alla fine ha vinto la linea della fermezza. Quella già adottata dall’Fmi e caldeggiata dai falchi di Bruxelles. Senza garanzie, niente aiuti. È questa la sostanza del messaggio arrivato durante la notte di domenica dall’Eurogruppo, che ha deciso di congelare il via libera alla quinta tranche da 12 miliardi di euro del prestito di emergenza alla Grecia. Atene dovrà dunque aspettare fino a metà luglio e varare le misure di austerità per ricevere i soldi.

È un compromesso, quello raggiunto a Lussemburgo, tra chi teme che la Grecia si trasformi in un enorme buco nero mangia soldi e chi, invece, ritiene più pericoloso far camminare il Paese sul filo di un default che sarebbe devastante per tutta l’Europa. Il comunicato finale scaturito da un negoziato durato oltre sette ore insiste sulla necessità di aspettare una decisione formale del Parlamento greco di fiducia al nuovo esecutivo del premier George Papandreu e di approvazione al piano di risanamento, ma impegna anche i ministri europei a mettere a punto un secondo progetto di salvataggio (con il coinvolgimento anche dei privati) che si andrà ad aggiungere ai 110 miliardi già previsti. Si parla in questo caso di somme tra i 90 e i 120 miliardi. Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, si è detto «convinto» che la Grecia farà «tutto quel che deve fare». Il verdetto potrebbe arrivare già il 3 luglio, giorno in cui è convocata un’altra riunione straordinaria dell’Eurogruppo. Questo significa che il governo di Atene deve premere sull’acceleratore. Per tenere sotto pressione l’esecutivo greco questa settimana sarà avviata una nuova missione in terra ellenica della troika Ue-Fmi-Bce.

Di sicuro, per ora, c’è che senza quei soldi Atene non potrà rimborsare i bond in scadenza tra luglio e agosto. La partita è quindi molto delicata. Nell’arco di un paio di settimane il governo di Papandreu deve far digerire alle opposizioni e al Paese un piano di risanamento e di privatizzazioni lacrime e sangue. Già stasera si vedrà se l’esecutivo riuscirà ad incassare il voto di fiducia. Poi, il 28, sarà la volta del piano di austerity che sarà messo al vaglio del Parlamento. Papandreu sembra fiducioso sul sostegno interno. Mentre nutre qualche preoccupazione in più, a questo punto, su quello europeo. «Spera», ha detto, che la Ue voglia avere la stessa volontà e unità di propositi».
Molto più scettici restano gli scommettitori. I bookmaker, secondo quanto riferisce l’agenzia Agipronews, fanno previsioni sempre più fosche. La possibilità che il Paese ellenico dichiari fallimento fallimento è quotata alla pari dai principali operatori del Vecchio continente. In altre parole, puntando 10 euro se ne possono vincere solo 10. Si tratta di una quota che raramente viene assegnata agli eventi improbabili.

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