lunedì 20 giugno 2011

Anche la Merkel è stufa delle bufale dei signori del rating

Alla fine anche Angela Merkel è arrivata a capire che il tiro al bersaglio delle agenzie di rating contro l’Europa, pur non toccando mai direttamente la Germania, non conviene a nessuno. Anche perché le bordate dei “giudici” statunitensi arrivano sempre nei momenti meno opportuni, che non sempre, si vedano gli sfondoni del passato, coincidono con quelli più tempestivi per avvertire il mercato.

All’indomani dell’affondo di Moody’s sull’Italia, invece di fare spallucce, questa volta la cancelliera ha invocato un’alternativa europea alle agenzie americane. Intervenendo ad un incontro della Cdu a Berlino, il premier tedesco ha spiegato che l’Europa deve essere consapevole dello strapotere delle agenzie e agire di conseguenza. Il compito, ovviamemente, spetta al settore finanziario e non alle autorità pubbliche.
Non ci ha pensato due volte, invece, prima di gettare benzina sul fuoco il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Un altro macigno in vista delle aste dei titoli di Stato che il Tesoro dovrà affrontare sia domani che martedì.

Alla vigilia dell’attesissima riunione a Lussemburgo dei ministri delle Finanze dell’Eurozona sul futuro della Grecia e dell’euro, dalle colonne di alcuni quotidiani europei Juncker se n’è uscito dicendo che «il fallimento di Atene potrebbe contagiare Portogallo e Irlanda», ma anche «il Belgio e l’Italia, prima della Spagna».
Le preoccupaziondi di Kuncker, condivise da molti a Bruxelles, sono in realtà rivolte al possibile coinvolgimento dei privati nel piano salva Grecia. Un coinvolgimento che se dovesse avvenire in maniera sbagliata sulla «forma» e sulle «dimensioni» potrebbe innescare una vera e propria «catastrofe». Un punto di vista che, al di là delle intese formali sul carattere soft e volontario della partecipazione dei privati, in Germania non sembra avere grande considerazione. Il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, è tornato ieri a insistere sul carattere «sostanziale, quantificabile e sicuro» che dovrà avere il ruolo che saranno chiamati a svolgere banche, fondi d’investimento e assicurazioni. Una posizione sostenuta con determinazione anche dal governo olandese di centro-destra.

Se si vuole evitare di incendiare l'eurozona, ha ammonito Juncker, bisognerà agire con «prudenza e precauzione». Soprattutto non prendendo decisioni che siano in contrasto con la Bce e che vengano recepite dalle agenzie di rating e dai mercati come una sorta di default. Tra oggi e lunedì dall'Ecofin dovrebbe comunque arrivare il via libera alla quinta tranche, da 12 miliardi di euro, del prestito Ue-Fmi da 110 miliardi concesso ad Atene un anno fa. Questo consentirà alla Grecia di avere ossigeno fino a settembre e all’Ue di avere più tempo per trovare la quadra sul ruolo dei privati nel nuovo piano d’aiuti. Nella speranza di arrivare a una decisione nell’incontro fissato per l’11 luglio prossimo a Bruxelles.

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